nba coffee break & more old  style

Passano gli anni ed è incredibile quanto un Kevin Garnett in visibile declino non perda il suo fascino da All Star tra i fan della lega. Il lungo dei Celtics ha battuto la concorrenza di Chandler e Bosh e si è aggiudicato la quindicesima apparizione in carriera aprendo scenari interessanti, visto che come compagno di reparto troverà quel Carmelo Anthony con cui ha appena avuto un recente scontro. “Houston abbiamo un problema” (oppure una storia da raccontare). Per celebrare KG abbiamo deciso di postarvi una foto un po’ datata.

Kevin Garnett e Stephon Marbury compagni ai Timberwolves (1996)

Lasciamo lo show business dell’All Star Game per tornare al basket competitivo dedicandoci a alcuni players sottovalutati ma che si stanno esprimendo a un notevole livello. Per presentarveli abbiamo scelto il nostro quintetto di underrated: allo spot di point guard mettiamo Shaun Livingston, uno che studiava per comandare la lega prima del terribile infortunio nella stagione 06/07, oggi ha valigia sempre pronta e statistiche insignificanti ma, anche se non si ferma mai più di una stagione nella stessa squadra e generalmente subentra in corso d’opera, in un modo o nell’altro entra nelle rotazioni sfruttando la difesa, il cervello sopraffino e i notevoli intangibles.

Come shooting guard prendiamo Bradley Beal, classe ’93 dei Wizards che ha iniziato con le marce basse nei primi due mesi di stagione ma che da Gennaio sta viaggiando a 18.8 a sera con il 61% nelle triples e più di un tiro decisivo. Offuscato da Anthony Davis e Damian Lillard, relegato in una franchigia di terza classe NBA, il ragazzo sta cercando di apprendere l’arte con l’esperienza. Se il matrimonio con John Wall dovesse funzionare, tra qualche stagione potremmo riscrivere anche il ranking dello scorso Draft. Tra l’altro è un rimbalzista sopra la media per essere un metro e novanta.

La nostra scelta come small forward rappresenta anche l’ipotetico go-to-guy della squadra e risponde al nome di Paul George. Il ragazzo da Fresno State è il motivo principale che potrebbe convincere i Pacers a trasferire Danny Granger e il suo contrattone verso altri lidi. Con l’infortunio del terminale offensivo della scorsa stagione, George ha preso maggiori responsabilità aumentando il numero dei possessi (+5.3 di media), la media punti (da 12.1 a 16.9) e crescendo nei rimbalzi (da 5.6 a 7.8), in meno di sette minuti in più sul rettangolo di gioco. Considerata l’età, le qualità di tiratore (già ampiamente esibite ai tempi del College) e i margini di miglioramento, Paul George sta convincendo sempre di più la società a sceglierlo come giocatore franchigia. Allo stato attuale il ragazzo è uno dei candidati a “most improved player of the year“.

La front line è composta dal Montenegrino (nato in Svizzera) dei Magic Nikola Vucevic e da Kostas Koufus dei Nuggets.

Se Vucevic si aspettava spazio e possessi dopo la trade che lo ha portato a Orlando nell’affare Howard,  non sappiamo quanto avrebbe creduto in una doppia doppia di media da 11.6 punti e 11.2 rimbalzi con la ciliegina di aver riscritto il  nuovo record di franchigia con 29 “rodmans” contro Miami. Per Koufos il discorso si è fatto interessante dopo aver superato definitivamente la concorrenza del russo Mozgov e aver guadagnato un minutaggio stabile ogni sera. Da quel giorno la crescita nel rendimento è stata costante e l’integrazione con i compagni e il sistema dei Nuggets non sembra fermarsi, tanto da far registrare un Dicembre da 9.3 punti e 7.1 rebs con quasi due stoppate, sfiorando il 63% al tiro e un Gennaio da 10+6.7 rebs con il 61,8 dal campo. Già ai tempi di Ohio State il centro greco-americano aveva fatto intravedere di essere un lungo di qualità e versatilità con intensità su due lati del campo e un tocco magico al tiro, ma dopo le esperienze di Utah e Minnesota non si credeva in un suo impiego stabile tra i pro.

Per onore di cronaca abbiamo deciso di menzionare il sesto uomo come premio alla carriera di Reggie Evans; veterano con 12 stagioni nella lega, sta riparando alle mancanze di Kris Humphries a Brooklyn con il lavoro sporco dei lunghi di una volta e l’attitudine a rimbalzo in attacco (2.8 a sera), tipico di quei giocatori che poco vedi ma che tanto servono per raggiungere i risultati.

Prima di salutare l’NBA e dedicarci ai talenti dei prossimi anni non possiamo non postarvi questa chicca di alta moda che James Harden ha voluto regalarci a un party al Wistons Supperclub di Dallas. Non aggiungiamo altro!

James Harden @Wistons

 

Facciamo un doppio salto e ci spostiamo alla classe di reclutamento 2013 per visionare il prossimo playmaker di Oklahoma State, il prodotto locale Stevie Clark.  Piccolo, veloce, realizzatore e con un jump shoot da leccarsi i baffi ne ha messi 40 nella nella finale dello scorso campionato statale e ha deciso di rimanere a casa sua anche per il College, rifiutando le offerte di borse di studio di Baylor e Missouri. 180 centimetri scarsi per 72 chilogrammi, sessantaduesimo ranking dei liceali 2013 è una scommessa dalla facile vittoria. Il ragazzo al livello attuale ne ha messi 52 in un secondo tempo furioso contro Airline High e si è ripetuto solo tre giorni dopo con 51+15 assistenze e 8 recuperi, guardando dal pino per tutto l’ultimo quarto.

httpv://www.youtube.com/watch?v=hJAcemT5tsQ

Dopo aver parlato di Clark abbiamo deciso di salutarci con due storie molto particolari: il più basso dei top100 Aquille Carr (5’7”), un autentico trotterellino sul campo da basket in grado di fare qualsiasi cosa con la boccia, nominato da ESPN High School Player of the Year nel 2011, è famoso per aver ottenuto dalla Virtus Roma la più alta offerta di un club Europeo (si vocifera 750 mila dollari) per un high schooler prima del diploma, dopo averlo visto dominare al torneo internazionale “Città di Lissone”. Il ragazzo, che ha scelto Seton Hall University, è diventato talmente famoso che la sua scuola ha spostato alcune partite alla più grande arena di Morgan State University e si è guadagnato il nicknamen di “Crimestopper” dopo che il suo coach ha affermato che durante le partite di Carr il tasso di criminalità di Baltimora probabilmente scendeva. Per screditarsi meglio, Aquille si è fatto arrestare questa estate per violenza domestica nei confronti della storica fidanzata ventiseienne con cui ha una figlia.

httpv://www.youtube.com/watch?v=zpZRRaAbdzo

Dopo il più basso, è il momento della torre senegalese Mamadou Ndiaye: 226 centimetri che lo hanno fatto giocare ad un’altezza impensabile per i coetanei, ma che al tempo stesso gli ha procurato un grosso problema come un tumore all’ipofisi. Dopo aver superato la paura per la malattia e il problemino dei soldi necessari per l’operazione grazie a una raccolta fondi e una generosa famiglia adottiva, il ragazzo è guarito è tornato in campo e ha scelto UC-Irvin per il prossimo anno, la stessa Università per cui lavorava l’assistant coach che lo aveva portato via da Dakar con “il sogno americano”.

 

Stay tuned

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