Kristaps Porzingis e Carmelo Anthony, presente e futuro dei New York Knicks NBA

Kristaps Porzingis e Carmelo Anthony, presente e futuro dei New York Knicks (getty images)

Terzo appuntamento stagionale con il nostro consueto report sull’Atlantic division che vede sempre Toronto davanti a tutti. Boston e New York inseguono con Brooklyn quarta e molto distante. Disperatamente ultima Philadelphia, anche in caccia della prima vittoria stagionale.

Toronto Raptors: Grazie a 4 vittorie nelle ultime 5 partite, i “Raps” sono riusciti a risistemare una classifica non proprio scintillante e adesso guidano la Division con 11 vittorie e 7 sconfitte. Non il massimo, ma Toronto ha già giocato 12 volte in trasferta (nessuno è stato così tanto lontano da casa). La notizia più brutta arriva dall’infermeria: Jonas Valanciunas ha saltato le ultime quattro partite per una frattura alla mano e con ogni probabilità resterà ai box almeno fino a Natale. Il lituano viaggiava a 12.7 punti e 9.3 rimbalzi di media ed era un punto di riferimento importante nell’attacco dei canadesi. Coach Casey per sostituirlo ha deciso di affidarsi a Bismack Biyombo, che se a rimbalzo e in difesa è un fattore importante, in attacco è praticamente nullo con i suoi 3 tiri presi a partita di media. Fortunatamente per Toronto però Luis Scola sembra essere tornato il giocatore ammirato qualche stagione orsono e a 35 anni suonati sembra in grado di fare ancora la differenza, su entrambi i lati del campo.

Boston Celtics: Tornati ad avere un record sopra il 50% (10-8) i Boston Celtics al momento sarebbero dentro i Playoffs per il rotto della cuffia. “Colpa” del livellamento, verso l’alto, dei valori nella Eastern Conference, finalmente in ripresa dopo troppi anni bui. La squadra di coach Stevens vince parecchio e in qualche occasione convince, ma non riesce a trovare quella continuità che sarebbe decisiva per fare il salto di qualità che i tifosi biancoverdi sognano. I Celtics non sono ancora riusciti a vincere 3 partite di seguito e sembrano pagare lo scotto di essere una squadra così giovane e priva di esperienza i molti ruoli chiave. Uno dei problemi più gravi è l’abuso del tiro da 3 punti, che per Boston, al momento, è un’arma tutt’altro che efficace. Terzi per numero di triple prese, con 28.5 tentativi a partita, i biancoverdi sono 26esimi per % realizzativa con un misero 31.4%. La mancanza di lunghi dominanti  e di guardie di alto spessore non può che accentuare questa tendenza, ma nell’attacco di Boston serve maggiore equilibrio. Chissà che a portarlo non possa essere il ritorno, tra un paio di settimane, di Marcus Smart, fuori ormai da tempo per un infortunio al ginocchio.

New York Knicks: Iniziata la stagione alla grande, i Knicks hanno stupito la intera NBA e sembravano lanciati verso un’improbabile qualificazione ai Playoff. Negli ultimi giorni però le cose sembrano essere cambiate e se i Playoff restano ancora alla portata, le sensazioni positive di inizio stagione iniziano ad essere un ricordo un pelo sbiadito. La colpa è tutta in una striscia, aperta, di 4 “L” consecutive (due contro Miami, una contro Oklahoma e l’ultima contro Houston). A stupire, in negativo, è il rendimento interno della squadra di Derek Fisher che al Garden ha vinto 3 partite perdendone 6. Solo Nuggets, Lakers e Sixers hanno fatto peggio in questo senso. Passando ai singoli, il ritorno in campo di Arron Afflalo ha portato maggiore pericolosità da 3 punti (l’ex Orlando tira con il 38.9%) e più solidità in difesa, aspetti del gioco in cui i Knicks erano molto carenti. Domenica sera, contro Houston, il buon Arron ha sopperito all’assenza di Carmelo Anthony con una prova maiuscola da 31 punti 7 rimbalzi e 4 assist con 13/19 dal campo, dimostrando di poter essere un fattore anche quando si tratta di mettere punti sul tabellone.

Brooklyn Nets: Nel precedente appuntamento vi abbiamo raccontato come i Nets, oltre ai gravi problemi nel loro gioco, abbiano dovuto fare i conti con un calendario tutt’altro che semplice in questo avvio di stagione. Oggi, a due settimane di distanza, possiamo dirvi come le cose, anche grazie ad un calendario finalmente più morbido, siano leggermente migliorate per i ragazzi Hollins che hanno chiuso questo periodo con un 3-4 decisamente più dignitoso dell’ 1-9 con cui hanno aperto la stagione. Il rendimento in trasferta resta disastroso (1-10), ma vincere a casa dei Nets non è così facile (3-3) e visto che 8 delle prossime 10 si giocheranno proprio al Barclays center si può ipotizzare un’ulteriore miglioramento del record per i bianconeri. Servirà però una netta crescita nelle percentuali del tiro da 3 punti (i Nets sono l’unica squadra NBA a realizzare meno del 30% dei tentativi da dietro l’arco) anche perchè Brooklyn è penultima per punti segnati su 100 possessi. Infine due parole su Rondae Hollis-Jefferson, ala al primo anno nella Lega che si è guadagnata una maglia in quintetto e che dopo essere partito con 4 partite da 0 punti nelle prime 8 sta trovando una certa continuità. Nelle ultime 5 il ragazzo ha giocato più di 28 minuti di media, tempo utile per raccogliere 8.2 punti e 8.6 rimbalzi: un aiuto prezioso.

Philadelphia 76ers: Quella di domenica notte, contro Memphis, è stata la sconfitta consecutiva numero 18 per i Sixers che proveranno, questa notte in casa contro i Lakers, a vincere la prima partita della loro stagione. Certo le assenze sicure Wroten, Marshall, Holmes, Landry ed Embid, oltre a quella probabile di Noel renderanno il compito ancora più complesso, ma la speranza è l’ultima a morire, anche alla luce della caratura, relativa, dell’avversario. Dopo i Lakers sarà il turno dei Knicks, poi arriva Denver in casa, insomma il calendario propone tre squadre di livello non proprio altissimo: batterne almeno uno è quasi un obbligo per Okafor e compagni che possono contare anche sul ritorno del solido Robert Covington Jr, ma soprattutto dell’esplosione in fase realizzativa di Isaiah Caanan che nelle ultime 5 viaggia a 17.4 di media con il 39.6% dal campo. Il problema è che nello stesso periodo il playmaker ha distribuito 2.8 assist di media, perdendo ben 3.4 palloni a partita, non il massimo se pensiamo che il gioco dei Sixers, in teoria, nasce dalle sue mani.


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