A circa venti giorni dal termine di una regular season più agguerrita che mai, la Central è in assoluto la Division più incerta per quanto riguarda i verdetti finali, dal momento che, ad oggi, quattro squadre su cinque rischiano di chiudere la stagione in una posizione diversa da quella attualmente occupata.

CLEVELAND CAVALIERS (50-20). LeBron James ha fatto partire un messaggio molto eloquente, non solo dichiarando di aver attivato il cosiddetto “Play Off mode”, ma anche facendo parlare il campo. La tripla doppia da 33 punti, 11 rimbalzi e 11 assist nella sfida contro i Nuggets è stata un chiaro biglietto da visita per chi se lo troverà da avversario durante la post-season. Della serie: ora si inizia a fare sul serio. Resta tuttavia da capire se i Cavs riusciranno a conservare la prima piazza dopo aver lasciato per strada qualche partita di troppo in concomitanza con la scalata al vertice dei sorprendenti Raptors. Uno scalpo che, per quanto forse irrilevante in termini di accoppiamenti, avrebbe senza dubbio del clamoroso. Il vero problema da risolvere sarà invece di carattere difensivo, visto che, dalla nomina di Lue a Head Coach, Cleveland è passata dall’essere la quinta miglior difesa della Lega a diventare la quattordicesima in questa classifica. Un calo davvero difficile da spiegare, soprattutto considerando che, nell’era Blatt, Lue rivestiva proprio la carica di “assistente coordinatore della difesa”. Segnale evidente di come il vero nodo cruciale in casa Cavs sia l’aspetto gestionale, unito all’ormai cronica mancanza di continuità (la sconfitta con Miami, 122 punti subiti, ne è un altro lampante esempio). Tutte tematiche che, al momento del dunque, presenteranno il loro conto da pagare, con la speranza che l’enorme potenziale a disposizione possa invece portare Cleveland laddove può e deve arrivare: a giocarsi il titolo.

INDIANA PACERS (37-33). Evidentemente il destino in quel di Indiana, almeno in questa stagione, è quello di vivere in bilico. Il record ad oggi è infatti tutt’altro che tranquillizzante, in una lotta per i Play Off sempre più sul filo del rasoio con Pistons e Bulls, rispettivamente ottavi e noni, ma a una distanza del tutto irrisoria. A discolpa dei Pacers il calendario particolarmente difficile delle ultime settimane, che li ha visti incontrare, tra gli altri, Spurs, Thunder, Celtics, Raptors e Hawks. Di contro, le dodici restanti partite si presentano più abbordabili, fatta esclusione per lo scontro diretto, fondamentale, contro Chicago, e i due incontri contro le regine della Eastern Conference, Cleveland e Toronto. Ad oggi, pertanto, nonostante Charlotte abbia ormai praticamente e sorprendentemente blindato il sesto posto ad Est, ci sentiamo di dire che Indiana ha concrete probabilità di portare positivamente a termine questa inattesa volata creatasi nella Central Division. Sia per il debito maturato con la sfortuna, in particolare negli ultimi due mesi (troppi finali di partita gettati alle ortiche), sia per lo straordinario stato di forma in cui versa Paul George, i cui 45 punti realizzati contro Oklahoma sono un autentico capolavoro.

DETROIT PISTONS (38-34). È proprio vero. I Pistons non hanno alcuna voglia di mollare e sono più determinati che mai a raggiungere l’obiettivo Play Off, traguardo che, ad inizio stagione, pareva assolutamente inimmaginabile.

Marcus Morris: la vera rivelazione dei Detroit Pistons (Fonte: www.freep.com)

Marcus Morris: la vera rivelazione dei Detroit Pistons (Fonte: www.freep.com)

Invece, grazie all’eccellente lavoro svolto da Van Gundy nel creare un’amalgama molto equilibrata non solo nello starting five, ora solidissimo dopo il prezioso innesto di Tobias Harris, ma anche nella panchina dei vari Tolliver, Baynes, Hilliard e Johnson, rookie cresciuto notevolmente nella seconda parte di stagione, per Detroit ormai provarci non è più un sogno, bensì una “solida realtà”, volendo usare una famosa citazione. La striscia aperta di quattro vittorie in fila parla chiaro e il fatto di disputare sei degli ultimi dieci match tra le mura amiche di Auburn Hills costituisce un reale vantaggio competitivo in primis verso i Bulls, ai quali i Pistons si troveranno di fronte il 2 aprile, in una gara probabilmente da “dentro o fuori”. Da notare come, Drummond e Jackson a parte, a confermarsi sugli ottimi livelli mostrati fin qui sia anche Marcus Morris, pedina irrinunciabile per i suoi e alla sua miglior stagione in carriera (13,9 punti a sera con 4,9 rimbalzi).

CHICAGO BULLS (36-34). Abbiamo già sottolineato quanto incredibile sia trovare i Bulls, abituati a veleggiare nelle zone alte della classifica nella Eastern, al contrario invischiati in un terribile rush finale che li vede adesso addirittura sfavoriti. Soprattutto dopo che anche quello che è stato il principale baluardo di una squadra martoriata dagli infortuni, Pau Gasol, è passato dall’infermeria saltando quattro partite. In questo momento Chicago, infatti, è poco più di un’accozzaglia di grandi talenti che provano a venir fuori da un inferno che mai avrebbero pensato di dover affrontare, con Butler lontano parente di quello pre-infortunio (11 e 7 punti a referto nelle ultime due uscite) e Rose ancora incapace di trovare la giusta continuità. Aggrapparsi all’orgoglio di un commovente Gibson o alle fiammate di un redivivo Mirotic (35 contro i Knicks, career high) potrebbe essere davvero troppo poco per salvare una stagione esageratamente condizionata dalla sfortuna, oltre che da un approccio alla gara spesso molle ed evanescente, in controtendenza rispetto ai Bulls guerrieri di Thibodeau (vedasi l’orribile sconfitta di New York di ieri sera). Decisivi saranno ovviamente i match contro Pistons e Pacers, un’ultima desolata spiaggia per una franchigia partita con ambizioni ben diverse.

MILWAUKEE BUCKS (30-42). Quanto manca alla fine? Sarà più o meno questo il pensiero ricorrente tra tutti gli addetti ai lavori in quel del Wisconsin, ormai più ansiosi di capire quale sarà il roster del prossimo anno piuttosto che di assistere alle ultime gare di una stagione deludente con poco o nulla da dire. L’idea di Kidd, del tutto condivisibile, è quella di utilizzare questo periodo interlocutorio per fare una valutazione in ottica futura di chi potrà far parte dei Bucks, di quali potranno essere le armi tattiche e le alternative a disposizione, partendo dal presupposto che da quelle parti è nata una vera stella: Giannis Antetokounmpo.