Houston per risalire si affida alla produzione offensiva di James Harden

Houston per risalire si affida alla produzione offensiva di James Harden

Pochi cambiamenti in classifica nelle ultime due settimane di stagione regolare. Se San Antonio si conferma al vertice della Division, posizione che gli vale il seeding n° 2 nella Western Conference, Memphis e Dallas proseguono il loro viaggio a braccetto alle spalle dei neroargento ma distanziati di ben 5 sconfitte. Risale leggermente la china Houston che, pur sotto il 50% di vittorie (47,8%), al momento sarebbe qualificata ai playoff con l’ottavo posto in griglia. Questa situazione è abbastanza sintomatica dell’andamento, rispetto alle ultime annate, della Western Conference che ha visto un abbassamento del livello medio di forza delle sue squadre. Languono invece in fondo alla classifica, come da inizio stagione, i Pelicans.

SAN ANTONIO SPURS (18W-5L) 6 vinte e 2 perse il ruolino di marcia degli Spurs nelle ultime 2 settimane, che si allarga ad un 8-2 se consideriamo le ultime 10 gare, con un immacolato 11-0 nelle gare casalinghe da inizio stagione. La marcia ai vertici dei neroargento prosegue spedita, come dimostra ad esempio l’impietoso 119-68 rifilato in trasferta a Philadelphia (sì, non ho sbagliato a scrivere, si tratta di +51, peggior scarto nella storia dei 76ers) e che ha consentito a coach Popovich di effettuare un po’ di turnover tra le sue stelle (contro Phila erano fuori Leonard, Duncan e Ginobili, con questi due che già avevano saltato la gara casalinga – vinta – contro Denver). Le uniche due sconfitte sono arrivate a Chicago (92-89) e Toronto (97-94), entrambe con soli 3 punti di margine ed entrambe in serate dove gli Spurs hanno tirato sotto il 45%. Per contro sono arrivate prestazioni convincenti contro le già citate Denver e Philadelphia oltre che Atlanta (108-88), Milwaukee (95-70), Memphis (103-83 in trasferta) mentre la vittoria casalinga contro Boston è stata più sofferta del previsto, per la capacità di Boston di rientrare nel finale prima di cedere 108-105.

Momento di ribalta per Wesley Matthews (fonte: Jerome Miron-USA TODAY Sports)

Momento di ribalta per Wesley Matthews
(fonte: Jerome Miron-USA TODAY Sports)

DALLAS MAVERICKS (13W-10L) Diventa ormai riduttivo definire come sorpresa questi Mavs. Il pieno recupero di Wesley Matthews sta portando diversi benefici alla franchigia texana che è abile a sfruttare le abilità balistiche dell’ex Portland (18 punti nel suo vittorioso ritorno in Oregon), che in trasferta a Washington ha infilato il suo career-high di punti con 36 frutto di un ottimo 10/17 dall’arco). Ma la guardia-ala è anche uno dei perni difensivi di una più che discreta difesa come dimostra  ad esempio la gara dei record contro Denver, tenuta a soli 5 punti nel terzo periodo. Tuttavia un paio di sconfitte casalinghe (96-100 contro Houston e 95-98 contro Atlanta) hanno impedito a Dallas di migliorare ulteriormente una già ridente classifica.

MEMPHIS GRIZZLIES (13W-10L) Dopo il pessimo avvio e la parziale risalita, la stagione dei Grizzlies sta ora vivendo un periodo di continui alti e bassi, alternando vittorie e sconfitte in modo quasi scientifico. La tana di Memphis non è più così inespugnabile come nelle ultime annate tanto che negli ultimi 14 giorni Atlanta (116-101) e soprattutto San Antonio (103-83) e Oklahoma City (125-88) hanno inflitto dure sconfitte agli uomini di coach Joerger. Per questo le “scontate” vittorie contro Philadelphia (92-84 nella gara del rientro di Zach Randolph), New Orleans (113-104 in trasferta con il career-high di un Marc Gasol da 38 punti e 13 rimbalzi) e Phoenix (95-93) sono sembrate più che altro un “brodino” per conservare la posizione playoff in attesa di un miglioramento della qualità del gioco. Che neanche a Detroit s’è visto, anche se Gasol e soci sono riusciti a respingere le ripetute spallate che i Pistons hanno dato al match. Ma è solo grazie ad un tiro da metà campo ad 1” dalla fine di Matt Barnes che i Grizzlies sono riusciti a portare a casa la vittoria.

HOUSTON ROCKETS (11W-12L) E’ una stagione indecifrabile quella dei Rockets, partita con i migliori auspici e presto naufragata tanto da vedere l’allontanamento di coach McHale. Al suo posto Bickerstaff sta ancora cercando un quintetto affidabile e dopo aver “testato” Marcus Thornton in ala piccola, è tornato sui suoi passi, “epurato” Ty Lawson in favore di Patrick Beverley ed ultimamente lanciato prima Clint Capela e poi anche Corey Brewer nello starting five. I risultati sono tutto sommato positivi, anche se non hanno fatto “decollare” la stagione dei texani che rimangono ancora troppo incostanti, incapaci di affrontare e “azzannare” le partite come il talento del roster farebbe presumere. Ecco quindi le vittorie sofferte contro Philadelphia (116-114 in casa) e Washington (109-103 in trasferta) giunte solo grazie al debordante talento di James Harden, autore rispettivamente di 50 e 42 punti, quelle importanti contro rivali divisionali come New Orleans (108-10) e Dallas (100-96 fuori casa) e quella un po’ più agevole contro Sacramento (120-113). A stoppare una più prepotente risalita ai vertici della Western Conference sono invece giunte le sconfitte a Detroit e Brooklyn, con i Nets che possono vantare ben 2 vittorie contro i Rockets tra le 7 attualmente conquistate. Oltre agli esperimenti con i vari quintetti base, in casa Houston tiene botta anche l’argomento-mercato, con un vivo interesse per Markieff Morris, ala di Phoenix e fratello del Marcus già transitato per il Toyota Center. Per arrivare a lui i texani sarebbero pronti a mettere sul piatto Terrence Jones o Donatas Motiejunas, appena rientrato dal lungo infortunio che lo aveva bloccato la scorsa stagione.

Ryan Anderson sul piede di partenza? (fonte: AP Photo/Todd Kirkland)

Ryan Anderson sul piede di partenza? (fonte: AP Photo/Todd Kirkland)

NEW ORLEANS PELICANS (5W-16L) Rimangono ancorati sul fondo della classifica i Pelicans (ad Ovest fanno peggio solo i Lakers, con un record di 3-19) che nelle ultime 2 settimane hanno portato a casa solo 1 W, peraltro prestigiosa contro Cleveland in casa (114-108). Per il resto solo sconfitte (contro Clippers, Utah, Memphis, Houston e Boston) ed un brivido, legato ad uno scontro tra Anthony Davis e Chris Paul che ha visto la stella di New Orleans uscire dolorante. Per Davis fortunatamente niente di serio e contro i Jazz era già in campo. A ben poco sono serviti i rientri di Tyreke Evans e Norris Cole, che hanno spinto coach Gentry a fare qualche esperimento, con Evans e Alonzo Gee in quintetto come point guard e ala piccola rispettivamente e la retrocessione in panchina di Jrue Holiday. A farne le spese è stato principalmente Ish Smith, che ha visto ridursi drasticamente il suo minutaggio e di conseguenza le sue cifre. New Orleans rimane la peggior squadra difensiva della Lega, visti i 109,1 punti concessi a partita. E’ questo uno dei motivi per cui anche in Luisiana si son fatti avanti per Markieff Morris di Phoenix, nella speranza di migliorare la chimica di squadra e provare a risalire. I Pelicans sarebbero disposti a mettere sul piatto nientemeno che Ryan Anderson, secondo miglior marcatore a 18 punti di media ma difensore rivedibile che a fine stagione sarà free agent e pare poco propenso a rinnovare con New Orleans.


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