Gasol, Conley e Randolph (Foto: NBA.com)

Gasol, Conley e Randolph (Foto: NBA.com)

UPS&DOWNS – C’era bisogno del ritorno di Zach Randolph per far riconquistare agli ambiziosi Grizzlies (39-14, secondi a Ovest) quella continuità e quella fiducia che a fine dicembre stavano iniziando a mancare. ‘Zibo’ e il fidato Marc Gasol, ormai un All-Star a tutti gli effetti, continuano ad essere la coppia di lunghi più efficace dell’intera Lega e la striscia di otto successi consecutivi a cavallo tra la fine di gennaio e l’inizio di febbraio ha definitivamente rilanciato la truppa di coach Joerger. Equilibrio, gioia di giocare assieme e un sistema difensivo al dir poco eccellente sono gli ingredienti principali della solidità di questa Memphis, sicuramente la franchigia della Southwest che, in questo momento, è maggiormente pronta per arrivare in fondo.

L’infortunio di Dwight Howard ha penalizzato non di poco i Rockets (36-17), che da un punto di vista difensivo stanno avendo un calo preoccupante rispetto allo scorso mese. Il processo di inserimento dei nuovi arrivi è ancora in corso ma nel frattempo Houston sta facendo fatica contro alcune delle rivali della Western Conference (sconfitte contro Warriors, Trail Blazers e Clippers), mostrando talvolta un gioco ancora acerbo al di là di un James Harden offensivamente inarrestabile. La squadra, comunque, ha enorme potenziale e ha ancora tempo per migliorare in vista playoffs, lasciandosi alle spalle la discontinuità di questo periodo e sperando in un pieno recupero di ‘D12’ per la fine della stagione regolare.

Non riescono a trovare continuità neanche i talentuosi Mavericks (36-19), che stanno mostrando la solita pallacanestro di altissimo livello in attacco ma allo stesso tempo continuano ad avere delle gravi lacune difensive che una squadra da titolo (questo è l’obiettivo della franchigia) non può permettersi. Come per quanto riguarda i Rockets, Dallas sta sfigurando contro le altre ‘Big’ della conference occidentale, con le sconfitte arrivate contro Houston, Memphis, Golden State e Clippers che rappresentano dei campanelli d’allarme in vista playoffs. L’arrivo di Amar’e Stoudemire (12.0 punti e 6.9 rimbalzi) potrebbe risolvere buona parte dei problemi della consistenza sotto le plance della panchina dei Mavs; ‘Stat’ è un giocatore in netta parabola discendente, ma può essere ancora determinante se a posto dal punto di vista fisico e stimolato da un ambiente vincente.

E’ rientrato Kawhi Leonard (con lui i nero-argento sono a 10-3), che ha dato una marcia in più agli Spurs (34-19) sotto ogni aspetto. San Antonio sta ricominciando a giocare con fluidità e fiducia, ma resta comunque ancora un grande punto interrogativo. A volte sembra che gli Spurs stiano risparmiando energie per i playoffs, altre che non abbiano il fuoco dentro dello scorso anno. Una cosa è certa, nel giro di un mese avremo indicazioni più determinanti e senza dubbio la truppa di coach Popovich, che il 9 febbraio contro Indiana ha raggiunto la sua vittoria numero 1000 in carriera grazie al tiro della vittoria di Belinelli, ha come obiettivo alzare la propria asticella dopo la lunga pausa dell’All-Star Weekend.

Il calo dei Suns ha ufficialmente aperto la corsa all’ottavo posto anche ai Pelicans (27-26) del sempre più sorprendente Anthony Davis (la sua tripla della vittoria contro i rivali di OKC resterà impressa come uno dei momenti più esaltanti della stagione). New Orleans, grazie ad un discreto mese di gennaio, ha attualmente un record superiore al 50% e solo due sconfitte in meno rispetto a Phoenix. Il problema per loro è che alla nona piazza dell’Ovest ci sono gli agguerriti Thunder, apparentemente più continui e preparati della truppa di coach Williams.

James Harden esulta dopo il canestro della vittoria contro Phoenix (Foto: nyloncalculus.com)

James Harden esulta dopo il canestro della vittoria contro Phoenix (Foto: nyloncalculus.com)

HOT – Come per lo scorso mese, la mano più calda della Southwest Division (e della Lega di Adam Silver) è quella di James Harden dei Rockets. L’esterno ha segnato almeno 30 punti per sette volte a gennaio, nella prima parte di febbraio ha toccato in due occasioni quota 40 e ormai per lui prestazioni offensive mostruose da 27 o più punti stanno diventando una semplice giornata in ufficio. Sembrava difficile migliorare le statistiche di 4-5 settimane fa, ma la barba più famosa d’America è riuscita a portare la sua media punti a 27.4, la più alta in carriera per il primo posto nell’attuale classifica dei realizzatori. L’ex Arizona State, però, non è solo cifre da urlo: la sua mentalità è sempre più da leader, sta facendo vedere qualche miglioramento in difesa e grazie a lui l’assenza di Dwight Howard in termini realizzativi si sta rivelando meno pesante del previsto; sono da sottolineare anche i 6.8 assist ad allacciata di scarpe dell’ex Thunder, che sta anche facendo un salto in avanti per quanto riguarda il gioco di squadra in modo tale da mettere sempre più a loro agio i compagni. L’unico suo ostacolo, per ora, verso l’MVP è la spumeggiante annata di Stephen Curry.

NOT – A parte qualche lampo, in questa stagione non abbiamo mai visto il vecchio Eric Gordon, tormentato da guai fisici e incapace di tornare costantemente ai livelli che erano di sua abitudine (22.3 punti a uscita nel 2010-11, 20.6 nel 2011-2012, 17.0 nel 2012-2013). L’infortunio alla spalla che gli ha fatto saltare più di venti gare consecutive ha peggiorato ulteriormente l’altalenante avvio di annata della guardia dei Pelicans, che sta faticando molto con le percentuali dal campo anche a causa di una selezione spesso sbagliata dei tiri. Gordon non è più riuscito a trovare continuità di rendimento, alternando prestazioni incoraggianti a serate disastrose. Il suo inizio di febbraio pare un incubo, con due doppie cifre in sei partite e un preoccupante 25/67 al tiro nonostante un buon minutaggio (quasi 30’ di media).

Donatas Motiejunas (Foto: fansided.com)

Donatas Motiejunas (Foto: fansided.com)

UNEXPECTED – Se Houston, per ora, non sta sprofondando a causa dell’assenza di Howard, lo deve anche a Donatas Motiejunas. Dopo un titubante inizio di stagione, l’ala grande lituana ha fatto un notevole salto di qualità a partire dall’inizio di gennaio, andando sempre ben oltre la doppia cifra di punti escluse due rare occasioni. Una mano morbidissima per la sua stazza (31% da tre punti, spesso pericoloso dall’arco), movimenti in post di scuola europea e un ottimo senso della posizione stanno facendo emergere Motiejunas come principale punto di riferimento dei Rockets sotto canestro nel periodo d’assenza di ‘D12’. Il momento di grazia del lungo 24enne sta proseguendo anche nelle prime gare di febbraio e le sue statistiche recitano 11.6 punti (51% dal campo) e 6 rimbalzi di media in 28.0 minuti contro i 5.5 + 3.6 in 15.4 minuti dello scorso anno. Ora McHale ha fiducia in lui e tra i candidati per il premio di giocatore più migliorato del 2014-2015 c’è anche il nativo di Kaunas.

STATSMEMPHIS DI NUOVO REGINA DELLA DIFESA: i Grizzlies, nella Southwest, si sono riconquistati un soddisfacente divario specialmente grazie a quella difesa che stava iniziando ad avere un leggero calo ad inizio gennaio. Circa cinque settimane fa Memphis concedeva 97.3 punti a gara (sesto record, comunque una buona statistica), ma oggi Tony Allen, vero cuore difensivo del team, e compagni sono di nuovo primi in NBA con 95.7. “L’attacco vende i biglietti e la difesa vince le partite”, la squadra di coach Joerger sembra averlo capito bene.

INJURIES – Con gli imminenti rientri di Anthony Davis (spalla) e Rajon Rondo (frattura del naso e della orbita), l’unico infortunio attualmente grave e determinante sul rendimento di un organico è quello di Dwight Howard. Il centro di Houston, una decina di giorni fa, si è sottoposto alla risonanza del suo malandato ginocchio destro, che non ha evidenziato fortunatamente danni strutturali ma ha allungato la prognosi iniziale che era di circa un mese di stop. Howard (16.3 punti, 11.0 rimbalzi, 1.3 stoppate, ha saltato le ultime nove partite) sarà costretto a rimanere lontano dai parquet dalle sei alle otto settimane e farà, dunque, in tempo a tornare per la fine della Regular Season o l’inizio dei playoffs dei suoi ambiziosi Rockets, che per puntare in alto hanno troppo bisogno di lui.


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