Tanto della finale all'est dipenderà dall'andamento del duello tra James e George (foto: bleacherreport).

Tanto della finale all’est dipenderà dall’andamento del duello tra James e George

Nella finale della Eastern Conference va in scena una sfida tra due stili cestistici: big contro small, slow contro fast, ganci e blocchi pin-down contro schiacciate ad alta quota e triple dagli angoli. O se volete Vogel contro James nell’anteprima a mezzo stampa ricca di scintille in cui l’MVP 2013 rispondeva piccato al coach avversario che aveva snobbato l’impegno definendo i campioni in carica “solo un’altra squadra”. Insomma Indiana contro Miami. Ancora. Eh, sì, perché proprio nell’edizione della sfida in semifinale di Conference dello scorso anno, Miami scoprì accidentalmente, forse, la propria identità small-ball, quando Bosh si infortunò in gara 1, Wade rientrò in efficienza in gara 4 e James selezionò con diligenza i propri tentativi dal post. Gli Heat ribaltarono il 2-1 nella serie e da lì poi giunsero all’anello. Due squadre che si conoscono molto bene, ma che da allora sono cambiate: a Indiana manca senz’altro moltissimo Granger, ma ha assistito all’esplosione di George; Hibbert è finalmente in salute e lo sta dimostrando fregiandosi della considerazione della lega come uno dei migliori difensore interni; West persevera a farsi largo a spallate nelle aree avversarie. Miami, dal canto suo, ha trovato in Battier, più di quanto entrambi si aspettassero inizialmente, un difensore di razza anche in power forward e certamente nel reparto lunghi l’aggiunta di Andersen può bilanciare il tonnellaggio sotto canestro, tanto quanto l’arrivo di Allen non fa che consolidare se possibile la potenza di fuoco degli Heat dal perimetro. Miami-Indiana è anche, infatti, la sfida tra il miglior attacco in punti per 100 possessi (110,3/100), e la miglior difesa per punti concessi per 100 possessi (96,6/100).

LeBron James (foto: all-around.net).

LeBron James

Perché Miami – Indiana ha mostrato grossa vulnerabilità nel tenere sotto controllo le palle perse, soffrendo anche contro New York in assenza di Hill in gara 5 (16 di media a gara contro i Knicks). La difesa di Miami è tremendamente rapida e con una straordinaria propensione per deviare e intercettare i passaggi chiudendo gli angoli di passaggio ad un backcourt, come quello di Indiana, che non svetta per centimetri. Oltre a West, Indiana non ha altri lunghi che sappiano passare bene: Hibbert lo sa fare dal post, ma smazzare in movimento non sembra essere il suo sport. Nemmeno da menzionare Hansbrough e Mahinmi che hanno combinato per 68 assist in due in una stagione: Indiana non potrà stolidamente riproporre il pick&roll centrale con West e in quelle situazioni gli avvoltoi della Florida avranno fame. Che non passi sotto silenzio il fatto che Miami, con Bosh, aggiunge un AllStar al roster rispetto alla serie dello scorso anno: l’ex-Raptors cercherà di risucchiare Hibbert sul perimetro sottraendo a Indiana il baluardo fondamentale in vernice. Chalmers, Allen e Battier e non solo Wade dovranno, però, settare al rialzo le loro percentuali.

Roy Hibbert (foto: all-around.net).

Roy Hibbert

Perché Indiana –I Pacers potrebbero rivoltare contro Miami l’arma del blitz sistematico sul portatore se West saprà trovare il timing giusto per servire in movimento i tiratori sul perimetro. Indiana non è solo la prima squadra per rimbalzi nella lega (contro Miami che chiude la classifica), ma riconquista a rimbalzo il 52,9% dei propri tiri sbagliati (prima nella lega) e costringerà così Haslem a confermare le sue doti di miglior rimbalzista della storia della franchigia e Bosh non potrà permettersi passaggi a vuoto: questa situazione attirerà gli esterni di Miami verso l’area per contrastare Hibbert e West, rallentandone al contempo l’accensione del contropiede.

Dwyane Wade (foto: all-around.net).

Dwyane Wade

La chiave – Tra le molteplici di questa sfida e al netto della multiforme supremazia sul gioco di James: a) Come riuscirà Battier a tenere West in post? Questa situazione attirerà aiuti che Miami non vuole concedere, o costringera Miami a cambiare faccia e ad andare big, magari con Andersen e Bosh insieme? 2) Miami saprà mettere a punto la difesa sul perimetro, a tratti lasca in stagione, che potrebbe produrre cambi difensivi male assortiti? 3) George ha mostrato di saper contenere Josh Smith e Melo: quanto saprà ostacolare King James nel dispiegamento del suo toolkit in attacco? 4) Chi si occuperà di George, che offensivamente sovrasta tutti gli esterni di Miami, LeBron escluso? 5) Come influirà sulla serie il ginocchio di Wade (nei playoffs solo 13 punti, 4.8 rimbalzi e 5.4 assist con il 45% al tiro), che oltre a George potrebbe trovare sulle sue piste anche Stephenson? 6) Cosa produrrà la panchina di Indiana, che aveva vanificato il plus/minus di +60 tra i quintetti nella semifinale dello scorso anno, e che porta ora l’onta di un plus/minus di -49 (in 340 minuti)in postseason, rispetto al +80 (in 236 minuti) del partenti?

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Lance Stephenson

Precedenti in stagione – Indiana può vantare 2 vittorie su 3 (entrambe in casa, l’ultima il 1° febbraio inaugurò la serie di 27 vittorie consecutive) nella mini serie della regular season nella quale ha tirato in controtendenza rispetto al proprio scialbo rendimento da 3 il 39,4, che le è valso un 105,3 punti di efficienza offensiva, ovvero pienamente nei primi 10 della lega in questa graduatoria, una tendenza confermata nelle ultime 35 gare della stagione. I Pacers inoltre nei tre scontri hanno totalizzato 36 rimbalzi offensivi, di cui 22 in una sola gara. Miami ha tentato contro indiana solo 15,7 tiri da 3 punti (6,5 in meno della media degli Heat in stagione). In stagione George ha tenuto James sotto le sue medie: 21 punti, 7.3 rimbalzi e 4.7 assist con 51.7% al tiro. Dall’altra parte West ha dominato il confronto tra i frontcourt mettendo 22.7 punti con il 66% e  7.7 rimbalzi.

Pronostico – Per intestarsi l’upset della stagione, se ce n’è uno, i Pacers dovrebbero sconfiggere 4 volte gli Heat, che però hanno perso, appunto, 4 partite nelle ultime 48 partite, ed in una di quelle sconfitte mancava comunque LeBron James. E se The Chosen One portò in finale i Cavs, cosa volete che succeda se gli altri due più forti giocatori della serie hanno la sua stessa casacca? Per Indiana sarebbe già un grande risultato uscire dalla finale di conference conservando immacolato il proprio record casalingo nei playoffs, allungando, così, la serie fino a gara 6.