MIAMI HEAT

Dwyane Wade pensa già a gara-4

Dwyane Wade pensa già a gara-4

Dwayne Wade: Assente o quasi nella partita di domenica notte, non dà segnali di risveglio per tutto il primo tempo. Si scuote, da fuoriclasse, nel 3° quarto di gioco, nel quale mette insieme 11 punti dando fondate speranze di rimonta ai suoi. Torna ad eclissarsi nel 4° periodo. Soffre continuativamente Danny Green. Se Wade va a strappi, i propositi di three-peat di Miami rimarranno una chimera. Voto 5,5

Cris Bosh: la continuità di rendimento  non è mai stata il suo forte. Chi si aspettava un Bosh decisivo come in gara 2 è rimasto deluso. Dopo un discreto inizio, non trova mai il giusto ritmo. Finisce con solo 9 punti a referto e la sensazione che, a questi livelli, possa stupire in positivo per un paio di partite, non di più. Voto 5

Rashard Lewis: questa si che è una (vera) sorpresa. L’ex Sonics gioca l’ennesima ottima partita di queste NBA Finals. Bravo nel trovare canestri in serie in un primo tempo da dimenticare per i suoi Heat. Patisce non poco Diaw nella propria metà campo ma non si può pretendere troppo da un giocatore che per tutta la stagione ha recitato da (costosa) comparsa. Voto 6,5

Mario Chalmers: il talento è quello che è, i problemi di falli non fanno che acuire le difficoltà del #15. Incapace di incidere in positivo nei quasi 22 minuti in cui sta in campo, col passare delle gare sta diventando un grosso problema per Spoelstra. Voto 4

Lebron James: il suo primo quarto è da antologia. Mostra una superiorità tecnica e fisica sulla gara che, francamente, ha pochi eguali nella storia della lega. Leonard, però, lo fa soffrire come raramente si è visto in passato. Non è un caso, così, che cali vistosamente nei quarti centrali della gara anche se regala sempre virtuosismi riservati solo ai grandissimi del gioco. Chiude comunque con  7 palle perse e 22 punti con 9/14 dal campo. Ma non basta, non per uno come lui. E le bevande energetiche, stavolta, non c’entrano nulla. Voto 6

Ray Allen: come il suo compagno con la maglia #6, mette in mostra alcune giocate di pregio assoluto. Da cineteca sono un paio di triple, la prima uscendo magistralmente dai blocchi, la seconda fintando prima e tirando poi su un close out disperato di Green. Ieri sera, però, più bello da vedere che decisivo. Citando l’Avvocato Agnelli, più divertente che utile. Voto 6

Chris Andersen: impegno e voglia di andare oltre i propri limiti non mancano mai. La sensazione, però, è che Miami giochi meglio quando sfrutta i 4 piccoli, con James a fare da tuttofare e Bosh – barra -Lewis ad aprire il campo. Voto 5

Norris Cole: insieme a Ray Allen è il solo a dare un concreto contributo in uscita dalla panchina. Mette tre canestri importanti, uno in bello stile in entrata nel 3° periodo, quello della risalita Heat. Chiude con 8 punti e 3/9 al tiro ma, nel complesso, non sfigura. Voto 6

James Jones, Tony Douglas, Shane Battier, Udonis Haslem e Greg Oden: fanno il loro rispettivo cammeo quando la gran parte dei “tifosi” Heat ha già lasciato la triple A. Voto n.g.

SAN ANTONIO SPURS

leonardKawhi Leonard: una prestazione for the ages, direbbero gli americani. Il suo primo tempo è Lebroniano, la sua capacità di crescere nel 4° quarto nel momento di maggiore pressione è roba che in pochi si possono permettere. Impressionanti i 29 punti messi a referto con 10/13 al tiro se si considera anche l’enorme lavoro fatto su James in difesa e la costante mobilità e lucidità con la quale ha guidato la truppa di Pop. Predestinato. Voto 9,5

Tim Duncan: come in gara 2, parte forte per calare complessivamente alla distanza. Quanto ci tenga a vincere le Finals lo dimostrano, per i suoi standard, le tante ed inusuali proteste con le quali contorna la sua partita, che, ovviamente, è sempre un bel vedere. Voto 6,5

Boris Diaw: la fotografia della sua sapienza cestistica ce la regala nel 3° quarto, quando prende uno sfondamento da Lebron su un giro e tiro che, nelle sfide in Texas avevano creato grossi grattacapi alla difesa Spurs. Limitare il magistero tecnico del francese soltanto a quella pur importante giocata difensiva è, però, fuorviante. Una delizia, al di là dei 9 punti messi a referto. Voto 7

Danny Green: menomale che fuoricasa tende a rendere poco. Insieme a Leonard, è la chiave del primo tempo dei nero argento, quello che consegnerà la franchigia texana nella storia delle Finals, a prescindere dal fatto che si vincerà o meno il titolo. La guardia #4 emerge non solo per le sue conosciute doti da tiratore dalla distanza, ma anche come pedina in grado di attaccare con costrutto il ferro e smistare con lucidità la palla ai compagni. Chiude con 15 punti e 7 su 8 dal campo. Parafrasando Parker, Chapeau. Voto 8

Tony Parker: “great leadership”! A risultato ormai acquisito, Popovich lo prende da parte e con queste parole ne enfatizza la sua performance, fatta di punti (15), assist (4) e tanta tanta razionalità. Bravo, soprattutto, nel lasciare il proscenio a Leonard e Green nella prima frazione, limitandosi “solo” a mettere tre canestri in ogni caso molto importanti. Voto 6,5

Manu Ginobili: la carambolesca tripla sulla sirena in chiusura di primo tempo è il segnale che per San Antonio sarà one of those nights. Meno appariscente rispetto al solito, Manu si esibisce in una partita da leader, senza forzare praticamente mai. Voto 6,5

Patty Mills: gioca 15 minuti, ma li gioca alla grande. Sia nel primo che nel secondo tempo non fa mai mancare la propria voglia di imporsi a questo livello. Visto il reparto avversario in cabina di regia, l’australiano che parte dalla panchina è sempre più un vero e proprio lusso per gli Spurs. Voto 7

Thiago Splitter: lontano parente di quello intra-visto lo scorso anno. Sta in campo con autorità. 4 rimbalzi in 15 minuti non sono pochi. Voto 6

Marco Belinelli: chi lo dice che in 6 minuti di utilizzo non si possa incidere? Il nostro recita un ruolo fondamentale nella vittoria texana, mandando a referto una tripla importantissima, quella del provvisorio 81-71, proprio nel momento di maggiore difficoltà. Voto 6,5

Matt Bonner: si nota per un cambio difensivo che lo vede coinvolto nel tentativo di contrastare James. Il finale dell’azione dice 2 punti per Lebron ma una dignitosa figura per l’ex messinese. Stoico. Voto 5,5

Aaron Baynes, Jeff Ayres e Corey Joseph: come i dirimpettai di Miami, entrano a dado ormai tratto. Voto n.g.