I big three di San Antonio, in corsa per il miglior record assoluto

Ad una decina di partite dal termine della regular season, si fa estremamente accesa la corsa ai primi otto posti di ogni conference che valgono i tanto agognati playoffs. Situazione praticamente simile sia ad est che ad ovest, con due squadre già sicure della qualificazione (Chicago e Miami nella Eastern, San Antonio e Oklahoma City nella Western), e due squadre già sicure di essere eliminate (Washington e Charlotte da una parte, Sacramento e New Orleans dall’altra). In mezzo ci sono ancora virtualmente 12 squadre in lotta per 6 posti, almeno in termini strettamente matematici. Ma nei prossimi giorni anche la matematica si unirà alla pratica, sancendo l’uscita di scena a fine aprile pure di Cleveland (che ha capito quanto può essere buono Kyrie Irving soprattutto nei momenti in cui non lo ha avuto), New Jersey, Toronto e Detroit (pur protagonista di un’eccellente seconda parte di stagione) ad est, di Golden State e probabilmente anche di Minnesota ad ovest, dove la corsa appare ancora più aperta.

Infatti, mentre San Antonio – che ha svoltato la stagione col mercato di febbraio, ora è in serie aperta di 10 vittorie ed è la favorita insieme ai Bulls per il miglior record assoluto – ha scavalcato Oklahoma City (reduce da 3 ko in fila con Memphis, Miami e Indiana) e contenderà fino all’ultimo il primato ai Thunder che lo hanno avuto in mano a lungo, Lakers e Clippers sono le favorite nella corsa al terzo posto (più difficile il calendario dei “Velieri”), potendo contare su un vantaggio minimo ma importante sui Grizzlies e soprattutto su Houston, Dallas e Denver. Le due texane sono state estremamente discontinue, hanno faticato moltissimo in trasferta, hanno avuto e hanno tuttora problemi, complici limiti tecnici, infortuni (Lowry) e acquisti che non hanno funzionato (Odom). Ma sono due formazioni combattive ed a Dallas sono convinti di poter ripetere la corsa al titolo (anche perché solo 14 volte quest’anno hanno avuto l’intero roster a disposizione).

Steve Nash può ancora portare i Suns ai playoffs

I più alterni sono stati certamente i Nuggets di Gallinari, privi di una prima punta riconosciuta ma anche colpiti da una serie lunghissima di problemi fisici che ha spesso ridotto alla normale amministrazione quella che doveva essere un’arma decisiva (ovvero la panchina lunga) e li ha resi totalmente imprevedibili (capaci di battere Chicago come di perdere il giorno dopo contro Toronto): questo tiene ben vive le speranze di Phoenix e Utah, e persino di Portland che pure in chiusura di mercato aveva già iniziato il restyling. I Suns, sulle spalle dell’eterno Nash e dell’ex di turno Shannon Brown, hanno battuto i Lakers – senza Bryant, che non saltava una gara dall’aprile 2010 – riavvicinandosi all’ottavo posto, insidiato anche dai Jazz (che hanno perso il recente scontro con i Soli dell’Arizona) che, curiosamente, arrivando ai playoffs potrebbero passare al prossimo draft da due prime scelte a zero: in caso di qualificazione infatti una passerà automaticamente ai Timberwolves, l’altra invece verrebbe persa se Golden State finirà tra le 7 peggiori della NBA. Ma Utah vuole vincere e vuole provarci, per questo ha anche conquistato senza troppi scrupoli lo scontro con i Warriors.

Dwyane Wade esalta il pubblico della American Airlines Arena

Situazione alquanto ingarbugliata anche ad est. In vetta, i Bulls e gli Heat sono impegnati nel continuo duello per la leadership di conference e nella corsa a quella assoluta: Chicago può contare su un vantaggio importante di 3 partite, nonostante le tante assenze nell’ultimo periodo di Derrick Rose (che si appresta a rientrare questa sera), trattato con la massima precauzione in vista dei playoffs, ma le cui condizioni saranno inevitabilmente da verificare. Alle loro spalle Indiana e Atlanta hanno messo una bella ipoteca sulla loro qualificazione, grazie nel primo caso ad una buona organizzazione in cui svetta Granger ma anche la crescita di Hibbert e George, nel secondo ad un Josh Smith che verrebbe da chiedersi cosa potrebbe fare se fosse anche motivato e non avesse chiesto di essere ceduto.

Carmelo Anthony, i Knicks sono aggrappati a lui

Gli Hawks al momento sono dietro ai Celtics, che prenderebbero la quarta moneta grazie alla leadership dell’Atlantic Division, titolo a cui puntano per raddrizzare una stagione difficile, con tanti problemi di salute e un evidente calo dei leader, tanto da spingere ora coach Rivers a provare ora la carta di Ray Allen da sesto uomo. Se accetta il ruolo, può essere finalmente un modo per avere qualcosa di significativo dalla panchina e difendere il primato divisionale dai Sixers, che sono decisamente meno pericolosi di qualche tempo fa ed hanno iniziato una discesa che può essere molto pericolosa. Davanti a Philadelphia c’è Orlando che, realisticamente, può solo farsi male da sola, come ha già fatto a lungo durante la stagione con la vicenda legata ad Howard, mentre dietro – davvero a ridosso – ci sono gli imprevedibili Knicks ora più che mai (infortunato Stoudemire e svanita la “Linsanity”) aggrappati a Carmelo Anthony e i Bucks che silenziosamente hanno cominciato nelle ultime settimane ad inanellare vittorie, non hanno eliminato tutti i dubbi sul conto di un Monta Ellis comunque capace di incidere ma hanno trovato contributi importanti da vari interpreti per compensare anche i problemi a rimbalzo (in grande crescita Ilyasova). Philadelphia, reduce da 3 sconfitte, rischia grosso perché giocherà fuori casa (dove ha un record negativo, 10-14) 9 delle ultime 11 partite, non ha un leader ed è in condizioni decisamente peggiori sia di New York che di Milwaukee.

Ma con tutto quest’equilibrio, che lascia aperta una grande varietà di scenari e può davvero riservare parecchi colpi di scena, una differenza importante potrebbero farla gli scontri diretti, che saranno la prima discriminante in caso di arrivo a pari merito tra formazioni della stessa conference. Solo per quest’anno, tra i cosiddetti “tiebreaker” non sarà invece considerata la percentuale di vittorie contro squadre della propria division, perché nella stagione accorciata dal lockout non tutte le squadre arriveranno alla fine con lo stesso numero di incontri con le rivali divisionali.

IL FINALE DI STAGIONE NEL DETTAGLIO
Eastern Conference
1. Chicago 43W-13L
partite da giocare: 10 (5 in casa, 5 fuori), avversarie sopra al 50%: 6
2. Miami 39W-15L
partite da giocare: 12 (7 in casa, 5 fuori), avversarie sopra al 50%: 6
3. Indiana 34W-22L
partite da giocare: 10 (7 in casa, 3 fuori), avversarie sopra al 50%: 3
4. Boston 31W-24L
partite da giocare: 11 (5 in casa, 6 fuori), avversarie sopra al 50%: 7
5. Atlanta 34W-23L
partite da giocare: 9 (6 in casa, 3 fuori), avversarie sopra al 50%: 6
6. Orlando 33W-23L
partite da giocare: 10 (4 in casa, 6 fuori), avversarie sopra al 50%: 6
7. Philadelphia 29W-26L
partite da giocare: 11 (2 in casa, 9 fuori), avversarie sopra al 50%: 4
8. New York 28W-27L
partite da giocare: 11 (5 in casa, 6 fuori), avversarie sopra al 50%: 6
9. Milwaukee 28W-28L
partite da giocare: 10 (6 in casa, 4 fuori), avversarie sopra al 50%: 6

Western Conference
1. San Antonio 39W-14L
partite da giocare: 13 (7 in casa, 6 fuori), avversarie sopra al 50%: 8
2. Oklahoma City 40W-15L
partite da giocare: 11 (5 in casa, 6 fuori), avversarie sopra al 50%: 5
3. L.A. Lakers 35W-22L
partite da giocare: 9 (4 in casa, 5 fuori), avversarie sopra al 50%: 6
4. L.A. Clippers 34W-22L
partite da giocare: 10 (3 in casa, 7 fuori), avversarie sopra al 50%: 7
5. Memphis 32W-23L
partite da giocare: 11 (7 in casa, 4 fuori), avversarie sopra al 50%: 5
6. Houston 30W-25L
partite da giocare: 11 (5 in casa, 6 fuori), avversarie sopra al 50%: 6
7. Dallas 31W-27L
partite da giocare: 9 (3 in casa, 6 fuori), avversarie sopra al 50%: 5
8. Denver 30W-26L
partite da giocare: 10 (5 in casa, 5 fuori), avversarie sopra al 50%: 7
9. Phoenix 29W-27L
partite da giocare: 10 (5 in casa, 5 fuori), avversarie sopra al 50%: 8
10. Utah 29W-27L
partite da giocare: 10 (5 in casa, 5 fuori), avversarie sopra al 50%: 7
11. Portland 27W-30L
partite da giocare: 9 (4 in casa, 5 fuori), avversarie sopra al 50%: 7


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