5. GOLPE GIALLOVIOLA

Perché non succede, ma se succede… Ecco, sì, è successo per davvero.

La settimana si è aperta col botto che non ti aspetti: i Lakers, allo Staples, che schiantano i lanciatissimi Warriors. Contro ogni pronostico; con insospettabile autorevolezza.

Golden State spazzata via 112-95 e mai in partita. Curry che spadella, Klay che non fa molto meglio, tanti errori gratuiti, poca intensità e gioco inesistente. Una giornata storta, anzi stortissima. Può capitare. Un po’ come quando sono stati umiliati da Lillard e i Blazers.

Ma nulla bisogna togliere ai gialloviola, quanto mai efficaci, convincenti e vivaci. Con un Kobe quasi assente. Ma con un Clarkson letale, un Russell prepotente e un Huertas (eh sì, proprio Marcelinho) a insegnare pallacanestro. Come se l’MVP fosse lui e il #30 dall’altra parte fosse un signor nessuno.

Divertimento, spettacolo e incredulità: queste le sensazioni provate un po’ da chiunque davanti a questa magica notte losangelina. Quasi si fosse tornati indietro di qualche anno, quando allo Staples era di casa una delle squadre più temibili Lega.

 

4. E’ TUTTO UNO SPLASH

Da una parte gli Splash Brothers, dall’altra il Dynamic Duo Lillard–McCollum. Dobbiamo davvero stupirci che Portland – Golden State sia stata la partita con più triple a segno della storia NBA? Nemmeno troppo direi.

Curry e Thompson sono scesi in campo con l’abito delle grandissime occasioni, determinati, penso proprio di sì, a vendicare la cocente batosta incassata dai Blazers non molto tempo fa. 37 per Klay, 34 per Steph; 8 triple il primo (su 11 tentativi), 8 il secondo (su 14).

Quando hanno questi occhi, non c’è nulla da fare.

Portland ha dovuto alzare bandiera bianca, anche perché stavolta Lillard non ne ha messi 51. Solo 17, con 4 centri dall’arco. Uno in più del compagno di scorribande McCollum, che ne ha segnati 18.

Sommando il contributo, risicato ma fondamentale, degli altri interpreti dello spettacolo, 37 triple. Mai vista una cosa simile prima d’ora. E pure con percentuali eccellenti: 52.8% per Portlad (16/36) e 45% per i campioni in carica (18/40).

Quando si dice che piovono triple…

 

3. CONTEST PERENNE

I signori LaVine e Gordon non si sono accorti che l’All Star Game è finito da tempo. O forse se ne sono accorti e, semplicemente, se ne fregano. Beh, tanto meglio per noi che, belli seduti sul divano, possiamo goderci le magie di questi due portenti della natura.

Come se dovessero ribadire di volta in volta che quello visto allo Slam Dunk Contest non è stato un duello casuale e lì finito, ma solo l’inizio di una lunga ed esaltante rivalità a distanza. A suon di voli sopra il ferro, ovviamente.

Anche questa settimana, perle da una parte e dall’altra. Ecco la migliore di ciascuno.

Cominciamo da LaVine che, lanciato in campo aperto, può beatamente esibirsi in un 360° per lui scolastico:

Per poi passare ad Aaron Gordon, meno elegante e leggiadro, ma pur sempre allucinante con il suo windmill:

Decidete voi la vostra prodezza preferita; io me le godo e basta…

 

2. SAVE THE LAST DANCE

Il Re che dice addio al Mamba. Almeno sul campo. Ma il Mamba non ci sta a fare il vecchio invitato che si gode lo spettacolo in panciolle. E’ protagonista e tale vuole essere, fino in fondo.

L’ultima tra LeBron James e Kobe Bryant, allo Staples, diventa, quindi, una sfida tra leggende a colpi di grandi giocate, canestri e scontri diretti. Con l’intento continuo di superare il diretto avversario, ma con stima, rispetto e sportività.

Kobe si dimentica del dolore alla spalla e piazza lì una delle migliori partite della stagione. Ringiovanito di una decina d’anni, mette in scena i migliori pezzi del repertorio: fade-away, isolamenti, jumper unici, finte ubriacanti. Il più delle volte, proprio contro LBJ, per l’occasione, magari proprio su sua richiesta, accoppiato difensivamente col #24.

Bryant ne mette 26, LeBron risponde con 24. E le sue di giocate: inchiodate, coast-to-coast inarrestabili, penetrazioni da bulldozer ecc…

Alla fine vincono i Cavs, ma, ciò che più conta, si conclude anche una lunga e appassionante battaglia epica tra due dei migliori di sempre. “Avrei voluto giocare contro di lui ogni singola notte”: questo il saluto finale del Prescelto. Respect.

 

1. TIM “THE DREAM”

Ancora e sempre Timmy. Con una gamba sola, senza saltare, con migliaia di partite sulle spalle e quella faccia che non cambia mai. Ed è proprio per questo che lo amiamo.

Tim Duncan aggiunge una mostrina alla sua già scintillante giacca da veterano della Lega: sesto di sempre a superare i 15 mila rimbalzi. Mica noccioline.

In più, come se non bastasse, un altro prestigiosissimo traguardo: almeno 25 mila punti, 15 mila rimbalzi e 3 mila stoppate in carriera. Come lui, solo un certo Kareem Abdul-Jabbar. Che coppia eh.

Vedere il mio nome accanto a quello di certi personaggi è incredibile. E’ pazzesco, mi diverte un sacco questa cosa”: ha dichiarato al termine della partita contro i Bulls, tra l’altro vinta dagli Spurs.

Beh, caro Tim, non sai quanto hai fatto divertire noi. E quanto continui a farlo. E quanto speriamo che tu possa continuare a farlo. Ma, anche se, come dici, questa sarà la tua ultima annata, non potremo che ringraziarti e venerarti. Maestro.