Danilo Gallinari

Danilo Gallinari (AP Photo/David Zalubowski)

Danilo Gallinari (AP Photo/David Zalubowski)

Ancora una settimana trascorsa interamente in Colorado con tre partite e altrettanti successi che allungano così la striscia a quota sei, portando i Nuggets ad una sola partita di distanza dal quarto posto nella Western Conference. Sette giorni ancora da vero protagonista per Danilo Gallinari con 24 punti, il 53% dal campo, il 41% da 3, 5 rimbalzi e 3 assist di media, a partire dalla sfida contro i Pacers, in cui tira fuori un prestazione prolifica ed efficiente nonostante un inizio tutt’altro che stupefacente. Il primo canestro dal campo arriva solo a 4 minuti dalla fine del primo tempo in contropiede su assist di Lawson, ma da lì in poi si scatena e in pochi minuti segna da 3 dall’angolo, ruba la palla andando in contropiede per un difficile lay up tra West e Hibbert. Nella ripresa mette in mostra un repertorio completo fatto non solo di tiri piedi per terra sullo scarico, ma anche di movimenti in post e spin move, di buone letture del mismatch sia contro lunghi con movimenti laterali lenti che contro guardie da attaccare spalle a canestro. Buone anche alcune difese in aiuto, ma non mancano le dormite con errori marchiani in tagliafuori e sui blocchi che, in aggiunta ad un’incredibile sequenza di errori offensivi consecutivi di Iguodala, fanno pericolosamente tornare in corsa i Pacers nell’ultimo minuto. Nella seconda partita settimanale, con avversari i Rockets, Danilo sforna un’altra super prestazione mettendo in mostra tra le altre cose due schiacciate mostruose, la prima a due mani dopo coast to coast battendo Harden dal palleggio e Asik in aiuto, la seconda di potenza ad una mano in faccia a Smith. Pazzesco anche il circus shot segnato nella ripresa allo scadere dei 24 secondi volando fuori dal campo, ma dopo aver concesso due triple consecutive a Parsons, passando pigramente dietro i blocchi, viene sostituito. Nell’ultimo quarto rientra ed infila due triple consecutive, la seconda con arresto, tiro e step back in faccia a Delfino alimentando il parziale di 24-3 che ribalta le sorti del match. Con i 12 punti segnati nell’ultima frazione raggiunge quota 27 per la seconda partita consecutiva, a cui aggiunge anche 4 stoppate (career high eguagliato), ma anche 3 insoliti errori ai liberi. “Non ho problemi a dire che Danilo in molte serate è stato il nostro miglior giocatore, ha fatto enormi passi avanti anche nelle responsabilità che si assume nel corso delle partite, con consistenza, maturità, leadership e comprensione del lavoro di squadra” sottolinea Karl alla fine del match, mentre Danilo stuzzicato dalla stampa riguardo a chi sia il miglior giocatore dei Nuggets scuote le spalle e aggiunge: “Meno bado a queste cose e meglio gioco. Non voglio pensarci, voglio solo pensare a cosa è giusto o meno per la squadra. Il nostro record è importante, non le mie statistiche”. Nell’ultima sfida settimanale contro gli Hornets il Gallo non brilla come nelle precedenti, fallendo molte conclusioni dall’arco (2/7 alla fine), ma mostrando ancora una volta di non essere dipendente solo dal tiro da fuori, leggendo bene i raddoppi e i movimenti senza palla dei compagni (4 assist nei primi 15 minuti di gioco) e trovando la via del canestro mettendo spesso la palla per terra contro Anderson. Nella ripresa trova un difficile canestro dopo un bel movimento sul perno, a cui segue la tripla dal suo angolo preferito e una schiacciata in contropiede su assist di Lawson per l’allungo decisivo dei Nuggets. Anonima l’ultima frazione con più errori dal campo che punti segnati, ma il risultato non è in discussione e Denver raggiunge la tredicesima vittoria nelle ultime sedici. — Matteo Plazzi

 

 

Marco Belinelli

Marco Belinelli (AP Photo/Charles Rex Arbogast)

Marco Belinelli (AP Photo/Charles Rex Arbogast)

Tre vittorie e una sconfitta nell’ultima settimana per Chicago, che continua a vivere, pur tra mille difficoltà, un momento estremamente positivo della sua stagione, caratterizzato dal 75% di successi nelle ultime 12 uscite. Grande merito va doverosamente riconosciuto al lavoro di coach Thibodeau che sta riuscendo a tenere saldamente in mano il timone di una squadra adesso terza ad est. Marco Belinelli nella vittoria su Charlotte non ha entusiasmato, finendo con 2/5 dal campo per 4 punti, una cifra raddoppiata sul campo di Milwaukee, quando, pur portando a 5 la serie di gare consecutive in singola cifra, ha saputo essere protagonista con una buona difesa su Monta Ellis e un paio di canestri che hanno dato il via al parziale di 20-4 che ha spaccato la partita nel 2° quarto e reso una formalità la ripresa, che ha permesso così di vendicare i due k.o. già subiti in casa in questa stagione per mano di Jennings e soci. Sul palcoscenico di Brooklyn, però, è andata in scena la miglior prova settimanale di Belinelli, autore di 18 punti, conditi da 4 assist, 2 rimbalzi e 2 recuperi, con 5/9 dal campo e 8/9 ai liberi. Numeri da miglior realizzatore di una squadra che, pur lottando strenuamente e combattendo al massimo delle proprie possibilità, non riescono ad evitare la sconfitta, arrivata però in condizioni aggravate dalla assenze di Hinrich, Boozer e Noah. Pagando la fatica del back-to-back, non è riuscito a ripetersi sul campo di Atlanta dove il tiro davvero non ha funzionato (1/8 per 5 punti) ma con i 5 assist ha eguagliato il proprio season-high. L’impegno sui due lati del campo gli sta comunque garantendo un minutaggio importante, con l’aiuto di qualche infortunio di troppo che sta colpendo i Bulls che già nella versione originale non possono contare su una rotazione estremamente ampia. Un calo rispetto al mese di dicembre è comunque innegabile, anche perché è cambiato il suo ruolo, la presenza di Hamilton, anche se non lo offusca eccessivamente, infatti lo porta a partire sempre dalla panchina: a gennaio ne ha risentito soprattutto il tiro (37% scarso su azione, 29.7% dall’arco). — Davide Sardi

 

Andrea Bargnani

Andrea Bargnani

Andrea Bargnani

L’arrivo di Rudy Gay da Memphis ha cambiato volto ai Toronto Raptors, ma per averlo, se non sorprende il sacrificio del contratto in scadenza di Jose Calderon, finito a Detroit nel giro a tre squadre con i Grizzlies, è stata decisamente più inattesa la cessione di Ed Davis. L’ala da North Carolina si stava ritagliando spazio e consensi al posto di Andrea, tanto da metterne in dubbio il ritorno in quintetto una volta risolto l’infortunio. Ma l’NBA è anche business e la sua partenza si inserisce in un restyling del roster che vorrebbe non fermarsi qui. La franchigia è interessata a prendere un altro giocatore di primo piano ed ha messo da tempo sul mercato Andrea Bargnani, che viene sempre associato ai Lakers e ad uno scambio, non semplice, riguardante Pau Gasol. Le possibilità di una trade che coinvolga il romano esistono ma sono sempre vincolate ad un interesse non enorme nei suoi confronti in giro per la lega e ad un contratto alto, ulteriormente “appesantito” da una certa tendenza agli infortuni e da un rendimento non convincente in questa stagione. Per questo non è da escludere la sua permanenza fino al termine della stagione a Toronto, dove magari si augurano che l’arrivo di Gay possa avere lo stesso effetto che sta avendo con DeRozan (23.0 punti e 5.0 assist con 15/15 ai liberi nelle ultime 2), anche se in quest’ottica ci sarebbero parecchie incognite nella metà campo difensiva. Nel frattempo, Andrea è rimasto fuori anche dalla partita domenicale contro gli Heat, pur dopo aver partecipato al “walkthrough” mattutino con i compagni. La sua situazione, come si usa dire in questi casi, è classificata come “day to day” e dovrebbe portarlo a rientrare mercoledì contro i Celtics. — Davide Sardi