NY- Dopo la maratona di 16 ore iniziata martedì e terminata nella scorsa notte, la NBA e l’Associazione Giocatori sono stati protagonisti ieri di un’altra giornata fitta di colloqui, durati  per più di otto ore e mezza.

In serata il “peacemaker” George Cohen, direttore della Federal Mediation and Conciliation Service mandato dal presidente Obama per risolvere l’intricata questione, ha annunciato che le sedute riprenderanno oggi, giovedì, alle due del pomeriggio ora di NY.

Ed ancora una volta Cohen, avvocato ebreo-neworchese (come Stern e Silver…) con lauree a Cornell e Georgetown (dove è stato anche docente) ha imposto alle due controparti il silenzio stampa. “I colloqui procedono in modo diretto e costruttivo”, ha affermato Cohen, “e si sta cercando di risolvere le questioni più complesse”.

Si è tenuto ieri contemporaneamente anche l’incontro tra i 30 proprietari (il cosiddetto Board of Governors, ovvero il Consiglio direttivo della NBA). La seduta è stata presenziata da David Stern con il suo vice David Silver rimasto a “combattere” con la NBPA (National Basketball Player Association).

Oggetto principale del Board of Governors (che si riunirà di nuovo oggi) la questione spartizione dei ricavi ovvero il cosiddetto “Basketball Related Income”. Voci di corridoio sostengono che le parti dopo gli incontri di ieri si sono ulteriormente avvicinate alla celebre soglia del “50-50”.

L’ultima offerta dei proprietari all’Associazione Giocatori sarebbe stata intorno al 51% (ovvero la somma degli stipendi di tutti i giocatori NBA dovrebbe raggiungere il 51% della somma dei ricavi totali di tutte le squadre NBA), ma il sindacato avrebbe rifiutato, mantenendosi fermo alle richieste delle scorse settimane, che si aggirano intorno al 51.5-52.4-53%.

I proprietari sperano di compensare la riduzione della quotaparte di BRI incrementando (4 volte è la stima necessaria) gli introiti da contratti televisivi e dagli incassi alle partite, in modo da sovvenzionare le franchigie dal minore valore economico (i cosiddetti “small markets”, in forte crisi ed una delle motivazioni principali del lockout). I giocatori tuttavia chiedono una percentuale anche su questa tipologia di ricavi.

La questione BRI è tuttavia apparentemente la  meno delicata, perchè la sensazione è che prima o poi le parti troveranno l’accordo. I maggiori dissidi riguarderebbero invece il cosiddetto “sistema” ovvero le questioni contrattuali e il salary cap.

I proprietari, per venire incontro alla NBPA, avrebbero offerto ieri di ridurre la mid-level exception da un massimo di 5.8 milioni l’anno a soltanto 5 milioni, così come richiesto dai giocatori. Originariamente la Lega aveva proposto una riduzione fino a 3 milioni annui.

Una anonima gola profonda che ha partecipato al meeting ha comunque riferito che, così come martedì, i progressi sono stati minimi e le parti ancora distanti. Ad ogni modo non è stata annunciata alcuna cancellazione ulteriore di gare.

Ricordiamo che la NBA ha cancellato l’intera preseason e annullato le gare di regular season dal primo al 14 novembre. Stern ha dichiarato alcuni giorni fa che nel caso non si trovi l’accordo entro questa  settimana la regular season rischia di slittare a gennaio.

Ieri sera erano presenti a New York tutti i proprietari, eccetto Jerry Buss dei Lakers, sostituito dal figlio Jim, mentre i giocatori erano rappresentati, oltre che dall’executive director Billy Hunter e dal Presidente Derek Fisher, da Theo Ratliff, Cris Paul, James Jones, Matt Bonner, Maurice Evans, Etan Thomas, e Roger Mason Jr.

Ipoteticamente potrebbe essere ancora possibile stilare un calendario da 82 gare a partire da Dicembre. Secondo alcune fonti sarebbe questa la volontà di Stern. I giocatori però ci credono poco e sono pronti ad organizzare un tour che li porterebbe in giro per il mondo tra il 30 ottobre e il 9 novembre. L’ipotesi finora più plausibile finora percepita è che il campionato NBA parta a gennaio.

Nel frattempo i Sindaci di alcune città NBA (Indianapolis, Orlando, Sacramento, Memphis, Washington, Philadelphia, Phoenix, Houston, Dallas, Charlotte, Detroit, Salt Lake City, San Antonio, Denver) tra cui gli ex giocatori Kevin Johnson e Dave Bing, hanno scritto alla Lega chiedendo di far partire subito il campionato, perché altrimenti si prospettano danni economici per le loro amministrazioni. La città di Memphis addirittura avrebbe intenzione di far causa alla NBA. VF