Toronto Raptors

La partenza di Andrea Bargnani la scorsa estate e quella di Rudy Gay a dicembre sembravano l’inizio dell’ennesima rivoluzione. Figlia più della disorganizzazione e della scarsa lungimiranza, oltre che della poca voglia dei campioni di stare nel freddo Canada, più che di un piano ben preciso. Ma poi i Raptors hanno trovato la miglior stagione in carriera di DeMar DeRozan (due prove recenti da 40 e 34 punti nelle vittorie contro Dallas e Philadelphia), Kyle Lowry e Jonas Valanciunas e, quella che doveva essere un’annata di transizione, è diventata vincente. Sono in testa alla Division con l’unico record sopra al 50%. Ma è tutto merito loro o del bassissimo livello della Eastern? Probabilmente la seconda visto che, delle ventiquattro vittorie ottenute finora (con ventuno sconfitte) ben diciassette sono arrivate contro avversari della stessa conference.

Brooklyn Nets

Lo sfavillante mercato in off-season (che ha portato gente del calibro di Kevin Garnett, Paul Pierce, Jason Terry e Andrei Kirilenko) a molti aveva fatto parlare di titolo. Ma poi, l’inizio di stagione a dir poco deludente, ha ridimensionato le aspettative. Colpa di un’incredibile serie di infortuni (Williams, Pierce, Kirilenko e Terry hanno perso gran parte delle partite di novembre e dicembre, Brook Lopez rientrerà solo il prossimo anno), ma anche di uno staff tecnico poco stabile (vedesi la riassegnazione a nuove mansioni di Lawrence Frank) o poco esperto (coach Kidd è alla sua prima stagione). Le cose sono sensibilmente cambiate con l’inizio del 2014, trovando probabilmente i migliori equilibri dopo l’infortunio di Lopez con lo spostamento di Garnett in mezzo e l’abbassamento del quintetto, che ha iniziato a muovere meglio la palla e trovare accoppiamenti difensivi più consoni. Con un record di 10-2 (il migliore della lega) la squadra di Mikhail Prokhorov ha lasciato le ultime posizioni nella classifica di Division, avvicinandosi ai Raptors ed entrando (almeno per il momento) in quell’elite eight che da fine aprile si giocherà la postseason.

New York Knicks

Se Carmelo Anthony segnasse 62 punti ogni partita, i Knicks sarebbero una squadra da titolo, anzi, l’avrebbero già vinto. Ma Melo non gioca così ogni sera e soprattutto l’avversario non è sempre Charlotte, per cui la squadra di Woodson si ritrova a inseguire i cugini di Brooklyn ben lontana dalla zona playoffs che è l’obiettivo minimo della stagione. Tanti infortuni anche a Manhattan (è proprio di questi giorni quello del Mago, che potrebbe tenerlo fuori per il resto della stagione), ma soprattutto, a dispetto della buona stagione di Tim Hardaway Jr., un rendimento dei singoli di gran lunga inferiore allo scorso anno. J.R. Smith sembra il fratello scarso di quello che ha vinto il titolo di sesto uomo e Tyson Chandler non è più lo straordinario difensore di un tempo. Anthony pare poi, la maggior parte delle volte, pensare più a cosa farà la stagione prossima che a quella in corso ed anche il feeling con l’allenatore non è più che quello del passato.

Boston Celtics

Se ne sono andati Pierce, Garnett e Terry. Se n’è andato Doc Rivers. E quello attuale doveva essere ed è l’anno zero dei nuovi Celtics di Brad Stevens e di Rajon Rondo. E proprio intorno al play del Kentuky, l’unico rimasto fra i big, si deve ricostruire una squadra che storicamente è abituata a stare in alto. Rondo ha però perso tutta la prima parte della stagione, e la sua assenza si è fatta sentire parecchio. Jeff Green e Avery Bradley stanno portando sulle loro spalle il fardello di questa squadra, mentre poco, molto poco, è arrivato dai nuovi, ovvero dai giocatori coinvolti nella trade con i Nets. Kris Humphries, Gerald Wallace e Keith Bogans viaggiano a medie bassissime. Ed i Celtics, peraltro dopo un inizio incoraggiante, sono precipitati – complici le 15 sconfitte nelle ultime 17 – verso i bassifondi della classifica, che peraltro per quest’anno potrebbe anche rivelarsi un affare.

Philadelphia 76ers

Difficile vedere un progetto a lungo termine per la franchigia della città dell’amore fraterno (da queste parti non vedono un titolo divisionale da tredici anni), ma perché non provarci? Non dimentichiamo che, quest’anno, il draft di giugno sarà incredibilmente ricco tanto da spingere più di una squadra a giocare nella speranza di attingervi e migliorare il proprio roster. E quanto ne avrebbero bisogno i 76ers poiché, oltre a Evan Turner e Michael Carter-Williams, c’è il vuoto. Ed è proprio l’undicesima scelta da Syracuse la piacevole sorpresa di questa squadra, oltre che un serio candidato al titolo di Rookie dell’anno. La matricola è l’unico (insieme a Shaquille O’Neal) ad aver vinto il premio come “Player of the week” nella sua prima settimana fra i pro.