James Harden (fonte foto: www.moxyball.com)

James Harden (fonte foto: www.moxyball.com)

A poche ore dall’All Star Game, momento di svolta di ogni stagione NBA, Daily Basket vi propone il secondo appuntamento con il nostro personalissimo ranking del miglior giocatore dell’anno:

10) JEFF TEAGUE (Atlanta Hawks)
(17.0 p.ti, 7.5 ast, 1.7 stl.)
Numeri alla mano, ci sarebbero altri giocatori più meritevoli di stare in questo elenco, non abbiamo dubbi a riguardo, ma Teague è il leader di una squadra, Atlanta, che a sorpresa domina la Eastern Conference e che è reduce da una striscia di 19 vittorie consecutive, una striscia che in Georgia non avevano mai visto.  Con 17 punti di media a partita e il 46.7% dal campo il buon Jeff sta vivendo la miglior stagione della carriera da un punto di vista realizzativo, ma ad impressionare maggiormente sono i 7.5 assist a fronte di sole 2.7 palle perse, senza contare che, parametrati su 48 minuti, i suoi assist sarebbero 11.4.

9) DEMARCUS COUSINS (Sacramento Kings)
(23.8 p.ti, 12.5 reb, 3.3 ast)
Dal 31 dicembre ad oggi i Kings hanno giocato 21 partite, vincendone solamente 5. Cousins ne ha saltata una (sconfitta casalinga contro i Clippers), nelle altre 20 ha collezionato 17 doppie-doppie e solamente in due occasioni ha messo a referto meno di 15 punti. Numeri a dir poco impressionanti quelli del centro dei Kings, autentico dominatore del pitturato, DeMarcus è al massimo in carriera per punti, rimbalzi, assist e stoppate. Chiuso l’equivoco Corbin i Kings hanno aperto la nuova era targata Karl e oltre alle statistiche devono arrivare anche le “W”, le stesse che fioccavano ad inizio stagione, proprio prima dell’infortunio dell’ex Kentucky.

8) RUSSELL WESTBROOK (Oklahoma City Thunder)
(25.8 p.ti, 6.3 reb, 7.6, ast)
Una vita, cestisticamente parlando, vissuta sempre al limite. Questo è Russell Westbrook, playmaker dei Thunder e anche quest’anno l’ex UCLA non ha fatto nulla per cambiare atteggiamento in campo. I 25.8 punti di media con cui viaggia in questo momento sono il massimo in carriera, così come i 6.3 rimbalzi catturati (statistica quasi irreale per una guardia). I difetti restano i soliti, scelte discutibili, tiro da 3 inaffidabile (28.1%, per la prima volta dopo 4 stagioni siamo di nuovo sotto il 30%) e troppi palloni persi (3.7) eppure quando accelera è inarrestabile, come dimostrano anche le 3 escursioni sopra quota 40 nelle ultime 8 gare.

7) KEVIN DURANT (Oklahoma City Thunder)
(25.9 p.ti, 6.6 reb, 4 ast)
Ha giocato solo 26 partite in stagione, ma non possiamo non metterlo in questa lista anche perché, rispetto al mese scorso, le prestazioni sono individuali sono migliorate, ma soprattutto è migliorata la classifica dei Thunder che ora pagano solo mezza partita dai Suns, ottavi ad ovest. Lunedì, contro i Nuggets, ha firmato il primo quarantello della stagione, anche grazie ad un chirurgico 7/12 da 3 punti.

6) JOHN WALL (Washington Wizards)
(17.4 p.ti, 4.5 reb, 10.1 ast)
Di recente i suoi Wizards hanno perso qualche partita di troppo, ma prima scelta assoluta del draft 2010, resta uno dei migliori giocatori della Lega e Washington resta una delle realtà più solide della NBA. Primo, assieme a Ty Lawson, per assist a partita, Wall è anche secondo per assist su 48 minuti. Oltre al playmaking però c’è anche la grande capacità di andare a canestro, le penetrazioni brucianti, un tiro affidabile e tanti recuperi a partita, quasi due.

5) MARC GASOL (Memphis Grizzlies)
(18.3 p.ti, 8.1 reb, 3.7 ast, 1.7 blk)
Prima nella proibitiva Southeast Division, seconda ad Ovest e terza per record in tutta la Lega, Memphis ultimamente vola, con 8 vittorie nelle ultime 10 partite. Risultati straordinari e che portano il marchio di fabbrica del più giovane dei fratelli Gasol che, mai come quest’anno, dimostra di essere il centro più completo della Lega. Intelligenza tattica, mani morbidissime, gioco in post, visione di gioco e durezza mentale, ecco le caratteristiche di uno dei giocatori più completi di tutta la NBA.

4) ANTHONY DAVIS (New Orleans Pelicans)
(24.5 p.ti, 10.3 reb, 2.7 blk)
I suoi Pelicans stanno dando vita ad una battaglia all’ultimo sangue con Suns e Thunder per agguantare l’ottavo e ultimo posto disponibile per i playoffs e lui ha pensato bene di metterci lo zampino regalando una “W” pesantissima alla squadra nello scontro diretto contro OKC con una prova da 41, 10 rimbalzi e la tripla della vittoria sulla sirena. Tralasciando questo episodio le cifre restano da capogiro, come anche la difesa, vero marchio di fabbrica della casa. Non è un caso che, in sua assenza i Pelicans siano 2-5.

3) LEBRON JAMES (Cleveland Cavaliers)
(25.9 p.ti, 5.6 reb, 7.3 ast)
Ad un mese dal nostro primo ranking le statistiche del “Prescelto” non sono cambiate molto, ma la sua stagione è cambiato completamente. Un Lebron più rilassato, più coinvolto con la squadra e per certi versi “paterno” ha preso in mano la situazione nello spogliatoio e in campo. Morale della favola? Cleveland sta prepotentemente scalando le gerarchie della Conference e dopo aver aperto il 2015 con un pessimo 1-6 (guarda caso Lebron aveva saltato le prime 6) ha vinto 14 delle ultime 16 partite giocate.

2) JAMES HARDEN (Houston Rockets)
(27.4 p.ti, 5.7 reb, 6.8 ast)
Nell’ultimo mese la stella dei Rockets ha inanellato una serie di prestazioni a dir poco impressionanti, per ora non basta per il primo posto, ma la distanza da Curry si è certamente assottigliata. Qualche passaggio a vuoto, per ricordarci che dopotutto è umano anche lui, ogni tanto capita (come i 9 punti con 0/7 da 3 nella sconfitta contro i Clippers), ma Harden è spesso quanto più vicino al concetto di onnipotenza su un campo da basket. Micidiale in penetrazione, pericolosissimo da 3 punti è un fattore a rimbalzo e soprattutto un grandissimo creatore di gioco, adesso manca solo una cosa: la consacrazione in post season.

1) STEPHEN CURRY (Golden state Warriors)
(23.6 p.ti, 4.7 reb, 7.9 ast)
Qualche errore di troppo nelle ultime 2 uscite, chiuso con un brutto 5/22 complessivo, ha riportato la sua percentuale da 3 punti al 39.9%, ma questo non basta di certo per sminuire l’incredibile stagione della stella dei Warriors. Febbraio, dopo la vittoria sui Kings, è proseguito con una prova monstre da 51 punti con 10/16 contro i Mavs. I suoi numeri, poi, diventano ancora più importanti se pensiamo anche allo straordinario lavoro di playmaking, avere Thompson in squadra certamente aiuta, ma se i Warriors sono un meccanismo praticamente perfetto grandissimo merito va al loro straordinario metronomo.


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