STEVE KERR – Sembrava essere solo una formalità, eppure l’accordo con i Knicks non è arrivato e Steve Kerr si è deciso ad accettare l’offerta di Golden State. Se in un primo momento i Warriors sembravano aver gettato la spugna, ritenendo il matrimonio tra Kerr e New York cosa fatta, i continui rinvii tra le parti hanno alimentato le speranze del proprietario Joe Lacob e del g.m. Bob Myers, intenzionati a portare nella Baia un nome di primo piano, anche per rispondere ai malumori che si erano levati dai giocatori (Curry in testa) in seguito al siluramento di Mark Jackson. Perso Stan Van Gundy, che si è accasato a Detroit, le attenzioni sono virate con decisione su Kerr, un obiettivo all’apparenza molto distante ma poi diventato realtà. L’ex g.m. dei Suns, che possiede una casa a San Diego, ha accettato un quinquennale da 25 milioni con i Warriors, preferendolo alla proposta dei Knicks che si erano fermati ad un triennale e, solo dopo qualche incertezza, avevano aggiunto anche una quarta stagione garantita. 48 anni, il cinque volte campione NBA da giocatore con le maglie di Chicago e San Antonio sostituisce Mark Jackson, esonerato il 6 maggio, e come lui arriva a Golden State senza precedenti esperienze da capo-allenatore, ma reduce da un incarico come analyst televisivo.

INCREDIBILE STERLING – Chi pensava che la squalifica a vita inflittagli dalla NBA in seguito alle sue deprecabili affermazioni avrebbe chiuso la bocca a Donald Sterling, si sbagliava di grosso. L’ex proprietario dei Clippers è infatti tornato a farsi sentire, rilasciando un’intervista alla CNN in cui, dopo un apparente dietrofront di riconciliazione con tanto di scuse e abiura, ha inaspettatamente attaccato la leggenda gialloviola Magic Johnson, che non aveva tardato a commentare la registrazione che ha poi portato alla defenestrazione dello stesso Sterling. Dopo essersi scusato, affermando di non essere razzista e di aver commesso un terribile errore (il primo, a detta sua, in 35 anni di gestione), Sterling si è scagliato contro Johnson, tirando più in volte in ballo la sua sieropositività e ritenendolo un pessimo esempio per i bambini. “Credo che Magic Johnson dovrebbe vergognarsi” – ha affermato Sterling – “che tipo di persona è una che va in giro in ogni città, fa sesso con ogni ragazza che incontra e si prende l’HIV?”. Dichiarazioni che hanno costretto Adam Silver a rilasciare una dichiarazione in cui si è pubblicamente scusato, a nome della Lega, nei confronti di Johnson. Le dichiarazioni di Sterling non portano però in dote solo polemiche, attacchi e discussioni. La macchina legale dell’NBA si è infatti messa in moto per cercare di costringere Sterling a vendere i Clippers; a mettersi di traverso è però la moglie, Shelley Sterling, che detiene il 50% dei Clippers e non è intenzionata a rinunciare alla sua quota, indipendentemente da chi sarà il nuovo proprietario o dalla vendita della franchigia. Posizione a cui si oppongono sia Doc Rivers (“sarebbe difficile andare avanti se Shelley Sterling continuasse a far parte della società”) che LeBron James, parlando a nome dei giocatori. L’NBA sarebbe pronta a dare battaglia. Se e quando la franchigia verrà messa in vendita, diversi personaggi noti sarebbero interessati all’acquisto, tra cui Oprah Winfrey, il pugile Floyd Mayweather e lo stesso Magic Johnson.

BUCKS – La vendita dei Milwaukee Bucks è imminente. A rilevare la franchigia del Wisconsin saranno i miliardari newyorkesi Marc Lasry e Wesley Edens. A metà del mese scorso il commissioner Adam Silver aveva comunicato che per l’approvazione formale da parte della Lega ci sarebbero voluti all’incirca 30 giorni; tempi rispettati dunque, e così, dopo 29 anni di gestione, l’ex senatore democratico Herb Kohl passerà il testimone ai sopracitati investitori, che sborseranno 550 milioni di dollari, utili anche a ripianare i debiti della società. Il duo, inoltre, si impegnerà a costruire una nuova arena, cercando un accordo di finanziamento che preveda fondi pubblici e privati, sul modello di Sacramento. I cervi sono destinati quindi a rimanere a Milwaukee, condizione sine qua non, tra l’altro, posta da Kohl al momento della vendita. Qualora il Bradley Center non fosse sostituito entro il 2017, l’NBA avrà il diritto di riacquistare la franchigia al prezzo concordato di 575 milioni di dollari.

PANCHINA JAZZ: PIACE ETTORE MESSINA – Ci sarebbe anche John Stockton tra i candidati alla panchina dei Jazz. Il club ha infatti l’intenzione di sondare la disponibilità del dieci volte All-Star a ricoprire il ruolo di capo allenatore, mossa non proprio semplice, vista la riservatezza dell’uomo di Spokane, che nei 19 anni trascorsi in NBA ha sempre rifuggito le luci dei riflettori. Assieme a lui, ci sarebbero altri venti nomi sul taccuino dei Jazz, che cominceranno ora a muoversi per trovare il sostituto di Tyrone Corbin, a cui, il mese, scorso, è stato comunicato che non sarebbe rimasto alla guida della squadra. Il favorito sembra essere Jim Boylen, assistente di Popovich agli Spurs, assieme ad Adrian Griffin, assistente di Thibodeau a Chicago, ma l’ipotesi più suggestiva è sicuramente quella che riguarda Ettore Messina, impegnato questo fine settimana a dare l’assalto alla sua quinta Eurolega. Sia il GM dei Jazz, Dennis Lindsey, che il suo assistente, Justin Zanik, non hanno mai nascosto di apprezzare il lavoro dell’attuale allenatore del CSKA, che potrebbe quindi scrivere la storia, diventando il primo non-americano a ricoprire il ruolo di capo-allenatore di una squadra NBA.

FUTURO NUGGETSBig things are coming, per rifarsi ad una serie di spot della stessa NBA. È quello che si evince dalle parole di Tim Connelly, GM dei Denver Nuggets, che prevede una offseason movimentata per la squadra della Mile-High City. “Le aspettative erano alte ma non siamo riusciti a raggiungere gli obiettivi che ci eravamo prefissati” – ha affermato Connelly – “ma questa estate faremo di tutto per aumentare il livello del roster”, sottolineando poi come i Nuggets dispongano di una certa flessibilità. L’obiettivo è quindi quello di tornare competitivi dopo una stagione al di sotto delle aspettative in cui i Nuggets, orfani di Danilo Gallinari, non sono riusciti a centrare i playoffs in una Western Conference iper-competitiva. Per l’invocato upgrade, Connelly dovrà però fare i conti con uno spazio salariale limitato e contratti pesanti di cui potenzialmente disfarsi, come quello di JaVale McGee, solo 5 presenze in questa stagione causa infortunio. A fare le valigie potrebbero essere anche altri, non ritenuti adatti al sistema di gioco di Shaw, come Ty Lawson o Timofey Mozgov. Due giocatori, intanto, hanno deciso di restare nel contratto e non saranno quindi free agent nel corso dell’estate. Si tratta di Nate Robinson, fuori da gennaio per una lesione al crociato anteriore, e Darrell Arthur, sicuramente migliorato in entrambe le fasi di gioco, ma spesso chiuso da Kenneth Faried e J.J. Hickson.

Manfredi Poratti