Andrew Nicholson

Legate dalle trattative per Howard, Orlando e Brooklyn curiosamente si ritrovano di fronte anche nella gara di debutto della Summer League in Florida. La spuntano i Magic (92-88) che trovano un Andrew Nicholson subito dominante (“Penso di aver giocato abbastanza bene – ha detto – Ho sfruttato la mia altezza e la mia versatilità”). Doppia-doppia da 24 e 12 rimbalzi per lui (8/16 su azione, 8/12 ai liberi), ma soprattutto il gioco da tre punti decisivo – originato da un buon movimento in post basso – che impedisce ai Magic di sprecare un vantaggio che aveva toccato anche le 17 lunghezze. In buona forma anche il 2° anno Justin Harper (15 con 6/9 dal campo), rimasto però all’asciutto nella ripresa, e la seconda scelta O’Quinn, autore di 16 punti con 8/10 al tiro. I Nets ripropongono all’attenzione dei radar NBA Adam Morrison, capelli lunghi e fascia bianca in testa, che mette 10 punti con 4/7, gli stessi del centro Jeff Foote (5/8 e 6 rimbalzi), il più convincente – anche in virtù dell’esperienza – però è Al Thornton (18 e 7 rimbalzi). Alterna buone giocate a cattive letture invece la prima scelta Tyshawn Taylor che finisce a 17 e 6 rimbalzi ma con 5/13 e 4 perse e sull’ultimo attacco, sotto di 3, anziché cercare uno scarico sul perimetro, va a tentare un’improbabile conclusione nel traffico.

Nel primo scontro diretto tra due attese prime scelte, Jared Sullinger vince il duello a distanza con Perry Jones III e i Celtics battono i Thunder (73-65). Trascurati da diverse squadre per alcuni dubbi sulle loro condizioni fisiche, entrambi mostrano subito lampi di quel talento che potrebbe trasformarli in ottimi affari considerata la posizione di chiamata. Il prodotto da Ohio State confeziona una prova da 20 punti e 6 rimbalzi, con 6/12 al tiro e 7/7 ai liberi, compresa la tripla che a circa 7′ dalla fine ricaccia indietro OKC, prima abile a reagire ad un inizio dominante dei Celtics. E’ lui l’uomo decisivo, consacrato anche dalle dichiarazioni di Tyronn Lue, coach di Boston: “E’ agile, intelligente e sa giocare. Non avremmo vinto senza di lui”. Jones risponde con 16 punti e 8 rimbalzi, i Thunder ne trovano anche 19 da Reggie Jackson e 18 con 9 rimbalzi da Hayward, ma non bastano perché – in una partita offensivamente modesta – sono di impatto i 16 punti (anche se con 16 tiri) dell’ex trevigiano Moore, a lungo in campo da point-guard, e 10 con 10 rimbalzi di Dionte Christmas, ispirato realizzatore visto in Grecia nell’ultima stagione. Non tardano ad arrivare le stoppate di Fab Melo, 2 in 14′, una rifilata nel finale all’ex Casale Garrett Temple (5 con 2/6).

Detroit
supera Utah di misura (76-73) ma più di Drummond (8 punti, 5 rimbalzi, 4 recuperi e 2 stoppate) – che comunque comincia a fare conoscenza con la fisicità di un livello superiore, anche se dovrà ancora lavorare parecchio sui liberi (0/3 nell’occasione) – mette in mostra la seconda scelta Kim English. La guardia da Missouri ha intelligenza cestistica e tiro, si propone subito con 18 punti e 3/4 da tre, integrandosi bene con Brandon Knight (17 e 6 assist). Apprezzabile la tecnica di Singler (14 con 6/8), 12 e 8 rimbalzi per Austin Daye. Ai Jazz, ribaltati con un 32-11 nel 3° quarto dopo un discreto primo tempo, non bastano i 13 in 9′ minuti con 3/3 dall’arco di Deron Washington, 10 di Burks, solo 3 con 1/7 per Kanter.

La grande vivacità della seconda scelta Orlando Johnson (19 punti e 9 rimbalzi) conduce Indiana al successo sui 76ers (69-63). 10 rimbalzi con 9 punti per la prima scelta Plumlee, il secondo anno Lance Stephenson ne mette 13 con 6 assist ma il canestro decisivo lo firma proprio la guardia da UC Santa Barbara con un jumper a 13″ dalla fine. Niente male le escursioni sopra al ferro di Harkless (9 e 5 rimbalzi), ma il top scorer per Philadelphia è l’ex biellese Pullen, autore di 15 punti con 3/6 da tre.