Inarrestabile Stephen Curry nella notte di Denver (foto: sportsnet.ca).

Inarrestabile Stephen Curry nella notte di Denver (foto: sportsnet.ca).

Golden State Warriors @ Denver Nuggets 1-1 

La partita – Difficile stabilire cosa ci sia di più strabiliante nella vittoria esterna degli Warriors sul campo dei Nuggets: la quarta sconfitta interna per Denver in tutta la stagione? I 131 punti realizzati da Golden State? La vittoria ottenuta senza un uomo franchigia come David Lee? Il 64,6% totale dal campo? il 56% da tre punti? I 30 punti di Stephen Curry conditi da 13 assist? Comunque la si voglia prendere un enorme statement dei ragazzi di Mark Jackson, tanto sfortunati, quanto audaci. Denver ha dovuto a lungo inseguire e non vi erano più abituati, visto che non perdevano in casa dal 18 gennaio, interrompendo così una striscia di 24 vittorie casalinghe consecutive. Barnes (24), Jack (26) e Thompson (21) hanno fatto 101 punti in quattro. La partita si è spaccata sul 14-22 di Golden state già nel secondo quarto. Denver ha provato a rientrare sospinta da un Lawson ispirato (19 punti e 12 assist) ma negli ultimi tre quarti gli Warriors hanno incessantemente crivellato la retina dei Nuggets, segnando 35 punti in ogni periodo e mettendo a referto almeno il 50% dei tiri per ogni giocatore.

La serie – Dopo l’epilogo di gara 1 deciso da una “magata” dell’immarcescibile Andre Miller, questo upset nella MileHigh City rende la serie, se possibile ancora più avvincente, dopo che Golden State ha sfatato a sorpresa il tabù del Pepsi Center. Denver ha recuperato Faried e ne avrà un gran bisogno se non vuole andare nuovamente sotto nei rimbalzi totali (36-26). Karl dovrà chiedere ai suoi di ricominciare a correre (solo 8 punti dal contropiede). Jackson inventare alternative in attacco, non potendo sperare di ritrovarsi tra le mani percentuali così anche a Oakland.

Head to head – Nella partita a scacchi tra Karl e Jackson, l’ex Knicks impatta la serie mettendo Jack in ala piccola e Barnes in ala grande. Karl dovrà catechizzare i suoi per convincerli a non tradire la loro natura scimmiottando il tiro perimetrale degli avversari anziché attaccare il ferro e offrire, così,  il destro a tiri aperti a causa della problematica transizione difensiva.

 

New York mostra i muscoli di J.R. Smith nella sfida contro Boston (foto: nbaarena.com).

New York mostra i muscoli di J.R. Smith nella sfida contro Boston (foto: nbaarena.com).

Boston Celtics @ New York Knicks 0-2

La partita – I 23 punti segnati dai Celtics nella seconda metà della gara al Madison spiegano meglio di ogni considerazione lo stato in cui versa la squadra di Doc Rovers, che nello stesso periodo ne ha concessi 45. All’intervallo boston era avanti di 6 (48-42) tirando il 56%. Negli ultimi due quarti la percentuale è scesa al 19%. Nel terzo quarto New York ci ha messo l’intensità richiesat da Woodson ed ha segnato un parziiale di 35-11, di cui 14 solo di Anthony (alla fine 34).

La serie – Rivers deve soprattutto ritrovare l’attenzione difensiva messa in mostra in gara 1 e nella prima metà di gara 2, se non vuole trovarsi già venerdì con un piede in vacanza e in attacco riuscire ad innescare maggiormente Garnett. Per New York potrebbe esserci nel prosiegue della serie anche la carta Stoudemire da giocare. Ammesso che sia davvero un jolly per Woodson.

Head to head – A Boston può cambiare qualcosa per una squadra a tratti sembrata già “groggy” dopo sole due gare. Da entrambe le parti devono ancora entrare nella serie i “Big Men” Garnett e Chandler: il primo limitato dai falli in gara due; il secondo con solo 3 punti in 22 minuti.

Ci ha pensato Chris "Birdman" Andersen a ravvivare la serata degli heat (foto: palmbeachpost.com).

Ci ha pensato Chris “Birdman” Andersen a ravvivare la serata sonnacchiosa degli Heat (foto: palmbeachpost.com).

Milwaukee Bucks @ Miami Heat 0-2

La partita – Il confronto tra la prima e l’ottava testa di serie all’est pareva avere qualcosa di meno scontato delle attese sino all’inizio del quarto quarto, quando Miami ha piazzato un parziale di 12-0 sul 68-65, che le ha permesso di mettere l’overdrive fino alla sirena. Fino ad allora James (19, punti, 6/14, 8 rimbalzi e 6 assist) aveva lasciato i comandi a Dwayne Wade, autore di 21 punti, il quale ha mostrato, così, ai suoi recenti detrattori, di essere a volte nel cono d’ombra dello strapotere di King James, ma di possedere ancora un passo di gara notevole. Per i Bucks il 5-22 combinato di Ellis e Jennings e la seconda serata ectoplasmatica consecutiva di Redick (1 solo tiro tentato), spiegano ampiamente il risultato, della partita e della serie, mai in discussione nonostante un ottimo Elyasova da 21 punti e un Dunleavy da 16 dalla panchina. A tenere desti gli intervenuti alla AA Arena l’ingresso pirotecnico di Chris “Birdman” Andersen che con schiacciate, stoppate e rimbalzi ha trovato sovente modo di spiegare le ali.

La serie – In una serie vocata allo “sweep out” se ve n’è una, Milwaukee può sperare di strappare una vittoria sul campo amico solo con un Ellis ed un Jennings ai loro massimi livelli, nemmeno intravisti in queste prime due negative uscite nei playoffs, nei quali per altro i Bucks non hanno mai ribaltato uno 0-2 nella storia di franchigia.

Head to head – Detto del divario tra i due “dynamic duo” James-Wade e Ellis-Jennings (40 a 15 il divari di punti combinati in gara 2), il frontcourt dei Bucks non può permettersi di concedere 8 rimbalzi offensivi di vantaggio ai campioni in carica. Per il backcourt di Miami, invece, si accende la spia degli assist: solo 17, contro i 21 di Milwaukee.