Utah Jazz @ San Antonio Spurs

LA PARTITA: Per la prima volta negli ultimi quattro anni gli Spurs vincono la prima partita di una serie playoff. Vittoria che è merito soprattutto dello stato di grazia attraversato da Tony Parker, che non piazzava una prestazione del genere in post-season dal  2009. Il francese mette a referto 28 punti distribuendo 8 assist che valgono il 106-91 finale. Ad aiutare il francese ci pensa il solito Tim Duncan con una doppia-doppia da 17 punti e 11 rimbalzi. Incoraggianti per coach Popovich anche le prestazioni di Diaw e Jackson che mettono in campo molta fisicità e una notevole intelligenza. Un po’ in ombra, invece, Ginobili, nahce se la partita non richiedeva particolari prestazioni all’argentino ex Bologna. Utah, per la prima volta ai playoff senza la presenza in panchina di Jerry Sloan, soffre troppo il pick and roll degli Spurs e, dopo un buon primo tempo, nel terzo quarto subisce 31 punti e dice addio alla partita. Il frontcourt dei Jazz mette insieme 53 punti grazie alla solita prestazione di Millsap (20 punti e 9 rimbalzi), Jefferson (16 punti e 9 rimbalzi) e Haywood (17 punti con 12/12 ai liberi). Ma la mancanza di alternative in attacco non ha permesso di mantenere in partita Utah, che erano stati in vantaggio nel punteggio fino a 5 minuti dalla fine del primo quarto.

LA SERIE: Durante la stagione il bilancio degli scontri diretti fra le due formazioni recitava: 3 vittorie per gli Spurs, una per i Jazz. Se poi consideriamo che l’unico successo di Utah arrivò soprattutto per la scelta di coach Popovich di tenere a riposo nella stessa partita Duncan, Parker e Ginobili, allora i giochi sembrano fatti. Dopo la vittoria nella partita d’esordio della serie San Antonio ha consolidato le proprie certezze (al momento è ad 11 vittorie consecutive) ed è consapevole di poter passare al secondo turno senza troppi patemi. Dall’altra parte Utah spera di trovare qualcosa dal reparto esterni, inesistenza in gara 1, per cercare di riaprire una serie che sembra già chiusa, anche se sarà molto difficile. Già conquistare un paio di partite potrebbe essere un ottimo risultato per i Jazz. Certo è che se gli Spurs riusciranno a mantenere questo livello di gioco la serie potrebbe anche concludersi in sole quattro partite.

 

Denver Nuggets @ Los Angeles Lakers

LA PARTITA: Non c’è storia in gara 1 della serie tra Lakers e Nuggets. Los Angeles domina la partita dal primo all’ultimo secondo, tenendo Denver sempre a distanza di sicurezza e mostrando una solidità difensiva notevole. Merito soprattutto di Andrew Bynum che eguaglia il record nei playoff di 10 stoppate e realizza una tripla doppia aggiungendo 10 punti e 13 rimbalzi. Bryant, dopo i primi due quarti leggermente sottotono piazza un secondo tempo “alla Kobe” finendo con 31 punti, 4 assist e 5 rimbalzi. Ma è la prestazione corale dei Lakers ad impressionare, con sei uomini in doppia cifra e una difesa quasi impenetrabile. Ebanks, in appena 18 minuti di gioco, mette 12 punti (tutti nel primo tempo) con 4/5 dal campo. Eppure i Nuggets, dopo un primo quarto da soli 14 punti,  erano riusciti a rientrare in partita grazie ad un Gallinari formato super e vera star campo. Purtroppo per coach Karl, Lawson produce la peggiore prestazione dell’anno, non riuscendo ad interpretare la partita e schiantandosi più volte contro Bynum. McGee, Mozgov e Koufos sono a tratti irritanti e così, approfittando della buona vena di Bryant, i Lakers scappano nel terzo quarto e chiudono la partita. Per L.A. arrivano molte buone notizie da questa gara 1, mentre per i Nuggets l’imperativo rimane quello di riuscire a leggere la difesa dei Lakers e porre più pressione nella propria metà campo per non concedere troppi tiri facili.

LA SERIE: Probabilmente i Nuggets hanno avuto il peggior accoppiamento che potessero sperare. Durante questa stagione, nonostante i 105 punti di media in regular season, hanno avuto una media di 93.5 punti segnati contro i Lakers e la scorsa notte si sono fermati ad 88. La speranza dei tifosi di Denver è quella che coach Karl possa trovare le giuste contromisure altrimenti questa serie diventerebbe a senso unico. Los Angeles mette in campo la propria versione da playoff ed il risultato è più che soddisfacente. Nonostante la squalifica di World Peace la difesa regge benissimo e l’attacco è molto fluido. A rimbalzo dominano e la serie potrebbe chiudersi senza troppi patemi.

 

Los Angeles Clippers @ Memphis Grizzlies

LA PARTITA: Invertendo l’influenza del fattore campo rispetto alle 3 sfide della regular season i Clippers interrompono con una storica rimonta da -27 la striscia di 11 vittorie casalinghe dei Grizzlies, congelando i 18119 del FedExForum ed eguagliando il record NBA nei playoffs di rimonta alla fine del terzo quarto (85-64). Primi 3 quarti di dominio Grizzlies producono il +27 con 2’:12’’ da giocare nel terzo: Gasol smista, Gay sfrutta gli accoppiamenti vantaggiosi con il backcourt di Los Angeles e Memphis passa dal 32,6% da 3 punti in stagione al 68,8% con Mayo (4/6) e Conley (5/5). Deficitario solo l’apporto di Randolph (3/13) a sorpresa in quintetto. Clippers irretiti e incapaci di innescare il gioco scintillante messo in mostra a Lob City. Alla fine del terzo quarto il massimo svantaggio (85-58) e la tegola della frattura alla mano sinistra per Caron Butler: fuori 4-6 settimane. Ma a questo punto Del Negro decide di non risparmiare Paul e la sua inguine dolorante e, con la produzione della panchina che passa dai 25,3 punti stagionali a 48 (più 24 rimbalzi contro i 12,9 in RS), i Clippers riaprono una partita che sembrava sepolta: grazie a Evans che ci mette 13 rimbalzi e 3/3 dal campo, e Young con le sue 3 triple consecutive nel quarto quarto. Ma nel comeback dei Clippers c’è anche tanto sangue freddo: la seconda peggior squadra ai liberi (68%) tira col 73,9 dalla lunetta ed in particolare Griffin (52,1% in stagione) mette un 2 su 2 con 1’:30’’ da giocare per il -1. I Grizzlies segnano solo un canestro con Gay negli ultimi 9’:13’’. La difesa dei Clippers produce 9 recuperi; quella dei Grizzlies, leader sia nelle palle rubate che nelle palle perse forzate, solo 3: Hollins cambia la marcatura su Paul all’ultimo possesso sul +1 e al posto di Conley si gioca la carta Allen, che però, esagerando, tenta la rubata e manda in lunetta il glaciale play dei Clippers per il 2 su 2 della vittoria. Errore che non commette Martin a 9 decimi dalla sirena, contestando validamente senza fallo il tiro di Gay e forzandone l’errore.

LA SERIE: I Grizzlies nonostante la sconfitta interna restano favoriti nella serie soprattutto in virtù del maggior numero di opzioni mostrate in un attacco dai meccanismi oliati, ma che ha attraversato uno sconcertante blackout, in cui la chiave per andare lontano sarebbe ritrovare in post il Randolph degli scorsi playoffs. I Clippers scoprono di saper soffrire e di avere risorse in panchina e nei playoffs non è davvero poco, ma Del Negro, oltre a cercare nuovamente di sfruttare il fattore Young per cambiare la partita, dovrà ora risolvere anche il rebus della SG per l’infortunio di Butler, per dare all’attacco efficaci alternative all’asse Paul-Griffin.

 

Boston Celtics @ Atlanta Hawks

LA PARTITA: Vittoria wire-to-wire per Atlanta costruita nel primo quarto, mentre per Boston la sconfitta si è decisa nell’ultimo minuto. Una prima frazione in cui Atlanta ha saputo imprimere ritmo all’attacco non concedendo il tempo alla difesa dei Celtics per posizionarsi, e Boston, al contrario, che ha mostrato inquietanti incertezze in un gioco d’attacco affatto fluente in cui solo Rondo ha retto all’inizio con 10 punti e 3 assist l’impatto della maggiore intensità degli Hawks. Josh Smith ha messo nel primo quarto 9 dei sui 22 punti e 5 dei suoi 18 rimbalzi (career high nei playofffs), accentuando ingenerosamente la prestazione di un Garnett da 1 su 9, che porta al 31-18 per gli Hawks alla fine del primo quarto. Nel resto della gara nessuna delle due squadre trova la vena al tiro con Atlanta tenutasi ad un misero 35,1% dal campo negli ultimi 3 quarti: molti tiri aperti sbagliati tra cui i 9 su 10 di un Joe Johnson in pessima serata, per un totale di squadra di 34 punti nella seconda metà. Ottenendo solo 4 punti dalla panchina (contro i 17 di Atlanta) Rivers spreme i suoi Big 3 facendoli giocare tutti oltre i 40 minuti: Garnett ne mette 20 alla fine (10 nell’ultimo quarto), mentre lo 0 su 6 da 3 di Pierce (5 su 19 totale per lui) contribuisce allo 0 nei punti di Boston da oltre l’arco, contro il 7 su 20 totale di Atlanta (2/2 per Teague e 4/6 per Hinrich dalla distanza). Complice l’attacco stagnante degli Hawks (5/18 nel terzo quarto) i Celtics riescono a farsi sotto concedendo solo 6 palle perse fino al  73-68 a 3:39 dalla fine: a questo punto Teague (15 punti finali), lasciato colpevolmente libero, piazza una delle sue 2 triple con un secondo sullo shotclock. A 41’’ dalla fine  sul 78-74 Rondo macchia la sua prestazione da 20 punti e 11 assist facendosi espellere dopo un tecnico per aver urtato l’arbitro Marc Davis, regalando agli Hawks i liberi della sicurezza e mettendo in dubbio la sua presenza in gara 2.

LA SERIE: Certamente in questa fase pesa di più sulla serie l’assenza di Allen (la prima nella sua carriera) che quella di Pachulia, anche perché oggi l’NBA vaglierà se vi siano gli estremi per sospendere Rondo, a causa del contatto con l’arbitro Marc Davis: in caso di doppia defezione in gara 2, specialmente se Bradley è quello da 4/14 dal campo visto ieri notte, per il backcourt di Boston la coperta si fa cortissima. Nella serie tra due squadre che secondo Rivers devono vincere per non essere smembrate (Josh Smith ha ancora un solo anno di contratto e l’anagrafe dei Big di Boston è fin troppo eloquente), sembra che gli Hawks possano mettere più energia: Boston, nonostante un 24 vinte su 34 nel post Allstar, sembra non riuscire più ad esprimere il proprio gioco quando aumenta l’intensità della gara, a meno di non ritrovare orgoglio per la propria difesa ed energia per il proprio talento.

 

Alessio Bonazzi e Marco Mantovani