Durant ha stravinto la sfida con Tayshaun Prince nel primo atto della serie (Photo: Mark D. Smith, USA TODAY Sports)

Durant ha stravinto la sfida con Tayshaun Prince nel primo atto della serie (Photo: Mark D. Smith, USA TODAY Sports)

MEMPHIS GRIZZLIES @ OKLAHOMA CITY THUNDER 0-1

LA PARTITA: Memphis si fa sfuggire una ghiotta occasione di mettere subito spalle al muro i vice-campioni in carica, e dopo essere riuscita, non senza faticare, a conquistare un buonissimo vantaggio (+12 nel terzo periodo, ancora a +7 a 6 minuti dal termine della partita) si è lasciata scippare la partita dai ben più cinici Thunder. Merito di ciò va a Derek Fisher, ormai sulla soglia dei 39 anni ma ancora capace di realizzare triple di fondamentale importanza (come quella dell’84-82 a 4 minuti dal termine), Kevin Martin, il quale sta alzando notevolmente il proprio livello offensivo (nelle ultime due partite ha realizzato 50 punti con 15/27 dal campo), e soprattutto Kevin Durant, vero assassino della squadra di Hollins in questa gara 1. Il talento nativo del Texas ha sbagliato praticamente solo i primi minuti di gioco (è partito con un preoccupante 1/6 dal campo), per poi colpire con una frequenza spaventosa il canestro avversario e concludere con la ciliegina sulla torta del canestro del definitivo vantaggio a 11 secondi dal termine. Memphis ha dimostrato di poter reggere benissimo anche alla Chesapeake Energy Arena e che il passaggio del turno è perfettamente alla sua portata, ma conferma nuovamente come l’addio di Rudy Gay abbia lasciato un vuoto nel ruolo di clutcher (problema già evidenziato in gara 2 con i Clippers): i Grizzlies odierni hanno tantissime qualità, ma una di queste non sembra essere quella di gestire i finali punto a punto (i due possessi decisivi degli ultimi 30 secondi si sono risolti con due palle perse).

Lionel Hollins dovrà cercare contromosse efficaci per arginare il talento di Kevin Durant (AP Photo/Sue Ogrocki)

Lionel Hollins dovrà cercare contromosse efficaci per arginare il talento di Kevin Durant (AP Photo/Sue Ogrocki)

LA SERIE: L’equilibrio di gara 1 dimostra come questa possa essere una sfida lunga, risolvibile in non meno di cinque gare. Memphis ha mostrato come la propria coppia di lunghi sia incontenibile anche per due difensori arcigni come Ibaka e Perkins (senza contare il prezioso Collison che esce dalla panchina) e che quando Conley cambia marcia il livello della squadra si alza esponenzialmente (basti vedere il terzo quarto giocato dal playmaker). La sensazione è però che i Grizzlies in un prossimo futuro si potrebbero pentire amaramente di questa sconfitta, anche perché a questo punto una vittoria in gara 2 diventerà fondamentale per il proseguo della propria serie. Trovarsi sotto 2-0 infatti significherebbe avere le spalle al muro e l’obbligo di non sbagliare più praticamente niente. E’ anche vero che gli uomini di Hollins hanno già dimostrato contro i Clippers di non soffrire particolarmente una pressione simile, ma ripetere nuovamente un recupero dallo 0-2 avrebbe a dir poco dell’incredibile.

HEAD TO HEAD: tolto Westbrook il pericolo numero 1 e forse l’unico (benché Martin sembri in forte ascesa) dell’attacco dei Thunder è rappresentato da Kevin Durant. Memphis sembrava poter avere una batteria di esterni difensivi in grado di mettergli i bastoni tra le ruote: su tutti l’espertissimo Tayshaun Prince, un difensore che un certo Kobe Bryant si ricorda ancora dalle Finals 2004. La prima sfida tra le due ali ha però mostrato che l’efficacia di Prince è assai limitata contro un giocatore dalle lunghe leve come Durant. Hollins ora si trova quindi davanti ad un dilemma non da poco: continuare a provare con l’ex Detroit, virare su un giocatore più piccolo ma anche più fisico come Tony Allen, oppure chiudere ancora di più la propria difesa sul supporting cast di Durant lasciando così la stella dei Thunder il più solo possibile in attacco? La cosa che c’appare più probabile è che, nonostante il fallimento di gara 1, Prince verrà riconfermato nella sfida diretta contro il numero 35 di Oklahoma per provare nuovamente ad annullare il suo strapotere offensivo.