Terry Stotts e Damian Lillard

Terry Stotts e Damian Lillard

Terry Stotts da giocatore è stato anche in Italia, per 8 partite – da rookie appena uscito da Oklahoma – a Cantù nel 1980-81, prima di tornare in America a giocare nella CBA e quindi attraversare ancora l’Atlantico per trovare spazio tra Spagna e Francia. Ma ha iniziato presto ad allenare. A 33 anni è entrato infatti nello staff di George Karl agli Albany Patroons della CBA, iniziando un percorso al fianco del coach che l’ha portato anche nella NBA a Seattle e poi a Milwaukee. Nel 2002, è arrivata la separazione professionale da Karl per andare ad Atlanta da assistente, salvo diventarne capo-allenatore dopo solo 27 gare al posto dell’esonerato Lon Kruger. Lì è iniziata la sua avventura da head-coach, un ruolo che gli ha dato minori soddisfazioni di quante raccolte da assistente. Al fianco di Rick Carlisle a Dallas infatti ha anche vinto il titolo nel 2011, riscuotendo grande credito per il coordinamento del brillante gioco offensivo espresso dalla squadra campione.

Ma la prima reale stagione positiva alla guida di una squadra è stata quella appena terminata. A Portland infatti ha guidato i suoi giovani terribili ad una regular season da 54 vittorie che, dopo il 33-49 dell’anno passato, ha rappresentato il maggior progresso nella storia della franchigia. I Blazers sono tornati ai playoffs per la prima volta dal 2011, hanno eliminato, ribaltando il fattore campo, in sei gare – con l’ultimo spettacolare buzzer beater di Lillard – gli Houston Rockets al primo turno, salvo poi schiantarsi in cinque partite contro la maggiore solidità ed esperienza dei San Antonio Spurs nelle semifinali di conference. “Non era prevista una regular season di questo livello e non era neanche atteso il nostro superamento del primo turno (la prima serie di playoffs vinta in 14 anni, ndr) – ha detto Stotts subito dopo l’eliminazione – quindi è stato un anno davvero speciale. Le nostre stelle hanno vissuto il miglior campionato della loro carriera, i giovani sono cresciuti e migliorati, abbiamo lottato contro le difficoltà, abbiamo offerto un grande sforzo verso la fine dell’anno. Ci sono tanti aspetti positivi nella nostra stagione”.

La gestione del 56enne originario dell’Iowa ha permesso a LaMarcus Aldridge di consolidarsi come una delle migliori power-forward della lega e a Damian Lillard di salire al livello delle più efficaci point-guard. Ma anche altri elementi della rotazione, pure all’apparenza meno importanti come Barton e Robinson, hanno mostrato segnali di crescita importanti. Tutti i benefici sono stati notati dalla dirigenza, che ha deciso di investire ancora su di lui, rinnovandogli la fiducia (e il contratto) fino al 2017 (anche se sull’ultima stagione ci dovrebbe essere una team option). “Ha fatto un lavoro eccezionale nei primi due anni con la nostra franchigia – ha dichiarato il g.m. Neil Olshey nel comunicato ufficiale – L’estensione dimostra la nostra voglia di continuare a credere in lui per costruire un esempio di continuità e stabilità”. “Portland è un posto unico, poterne essere il coach mi rende orgoglioso – ha detto Stotts – Due anni fa abbiamo avviato un percorso mettendo le basi per il successo, sono ansioso di vedere cosa ci potrà riservare la prossima stagione”.