Dal nostro corrispondente

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La Atlantic, negli ultimi anni, non è stata una division di altissimo livello a parte la luminosa eccezione dei Boston Celtics. Considerando che adesso, sulla porta del TD Garden, c’è affisso il cartello “work in progress” dovrebbero essere le newyorkesi a dominarla senza troppa fatica. Ed invece sono proprio le due squadre della grande mela ad avere deluso maggiormente in queste prime settimane di regular season.

In particolare i Brooklyn Nets, che, partiti con velleità di vertici, si ritrovano dopo otto partite in fondo alla classifica con un modesto 3-5. E’ vero, quindici giorni non sono sufficienti per una valutazione accurata, ma l’impressione degli addetti ai lavori è quella di una squadra che forse, in off season, è stata un filo sopravvalutata. Dalla loro hanno la giustificazione di due quinti del quintetto (e molti altri nel roster) al loro primo anno al Barclays e poi, mettere insieme così tanti galli in un pollaio, non è comunque un’operazione facile. Poi ci sono i “vecchi” che non stanno rendendo come in passato: Deron Williams sta viaggiando con numeri decisamente sotto media (argomento che approfondiremo fra poco) e anche Joe Johnson non è all’altezza delle sue annate migliori. Un’altro problema è sicuramente dato dall’allenatore, probabilmente troppo inesperto per una squadra con questo roster e con queste ambizioni.

Spostandoci di qualche miglio o, se volete, semplicemente attraversando l’East River, anche i New York Knicks non stanno rendendo particolarmente felici i loro tifosi. Il record di 3-5 li colloca a pari merito con i concittadini, ma sono soprattutto alcune prestazioni, citiamo le partite con San Antonio e Charlotte, ad aver deluso appassionati e critica. L’impressione è quella di una squadra senza voglia, senza energia e senza gioco. Anche qui le scusanti ci sono tutte: l’infortunio di Tyson Chandler, la sospensione di J.R. Smith per le prime cinque gare, il precario (per essere generosi) stato di salute di Amar’e Stoudemire e Kenyon Martin ed il naturale periodo di apprendistato di Tim Hardaway jr e Andrea Bargnani. Difatti, soprattutto dopo l’imbrazzante prestazione contro gli Spurs, qualcosa sembra essere cambiato. Specie l’approccio alle partite ed in generale il livello delle prestazioni dei singoli (ad Anthony e al Mago dedicheremo qualche riga in più nella sezione “On fire”) sembra essersi alzato.

Rajon Rondo, la sua assenza si sta facendo sentire

Rajon Rondo, la sua assenza si sta facendo sentire

Invece nessuno si aspettava un granché dai Boston Celtics, la perdurante assenza di Rajon Rondo, il tradimento del trio fuggito alla ricerca di un ultimo anello prima della dorata pensione e la partenza del loro condottiero Doc Rivers segna la fine di un ciclo. L’ex Butler Brad Stevens al comando e tantissimi giovani significa anno zero della ricostruzione. Ci vorrà tempo e pazienza prima che i caldi tifosi dei biancoverdi possano di nuovo esultare, a meno che la prossima estate estate non regali loro i miracoli che molte squadre stanno sognando.

Anche i Toronto Raptors non erano dati fra i primissimi, la partenza del Mago li ricolloca nella posizione di dover ricominciare da capo per l’ennesima volta. Situazione non così inconsueta dalle parti del lago Ontario. DeMar Derozan e Rudy Gay (20 punti a partita per entrambi) li stanno tenendo a galla, ma dopo le prime dieci partite il loro record è 4-6.

I Philadelphia 76ers sono la rivelazione di questo inizio di campionato, oltre che l’unica squadra con un record non negativo (5-5) nella division. Il merito è della prematura esplosione del primo anno Michael Carter-Williams, dei 23 punti a serata di Evan Turner e del calendario che li ha portati a giocare ben sette partite su dieci fra le mura amiche del Wells Fargo Center.

Michael Carter-Williams, un esordio da favola

Michael Carter-Williams, rookie di Philadelphia

HOT – Decisamente Michael Carter-Williams. Il rookie-rivelazione (scelta numero 11 da Syracuse) sta veleggiando sui 17 punti, 6 rimbalzi e 8 assist ad allacciata di scarpe, portando i 76ers ad un inaspettato primo posto

NOT – Brutto inizio di stagione per Deron Williams, playmaker-faro dei Nets che sta viaggiando con statistiche troppo basse per uno del suo rango: 11 punti e 7 assist sono pochi per un giocatore che, diciamocela tutta, probabilmente è un gradino sotto i suoi pariruolo Paul, Rose, Rondo e Parker.

INJURIES – Tyson Chandler ha abbandonato la nave per sei/otto settimane complice la frattura composta alla tibia occorsagli durante la partita contro i Bobcats. Infortunio che ha fatto pensare ad un possibile ritorno sul mercato dei Knicks (visto che i lunghi in panchina non sono in perfette condizioni) che potrebbero mettere sul piatto Iman Shumpert. Anche Andrei Kirilenko starà fermo per qualche tempo spingendo i Nets a richiamare Toko Shengelia dagli Springfield Armor.

Andrea Bargnani (Foto da bleacherreport.com)

Andrea Bargnani (Foto da bleacherreport.com)

ON FIRE – Impossibile non citare la partita di Carmelo Anthony contro Houston Rockets di giovedì notte. 45 punti (di cui 26 nel primo tempo) e 10 assist sono nelle sue corde e nelle sue mani, ma è stato il suo complessivo approccio alla partita che è apparso diverso ripetto alle precedenti (per lui) ordinarie prestazioni.

Ma la palma chel giocatore più in forma della Atlantic va (anche con un po’ di sano campanilismo) ad Andrea Bargnani. Un inizio difficile, con una media di poco più di 8 punti nelle prime partite giocate da ala grande, ma poi l’infortunio capitato a Chandler gli ha regalato il ritorno al ruolo di centro oltre a più minuti e maggiori responsabilità. Responsabilità che il Mago sta ripagando alla grande giocando in maniera più decisa ed aggressiva rispetto al suo timido inizio e portando la sua media punti a più di 21 a partita nelle sue ultime, convincenti quattro presenze.