Dal nostro corrispondente

NEW YORK, NY – Tre settimane di brutta pallacanestro (e di tante sconfitte) nella Atlantic Division e, quando mancano meno di trenta partita alla fine, si può iniziare a fare qualche proiezione nella post-season.

In testa rimangono i Toronto Raptors, gli unici sopra quota 50% e sempre la terza forza dell’intera eastern conference, che oggi significherebbe un bel Raptors-Nets come primo turno playoff. La franchigia canadese è l’inattesa protagonista di questa stagione, grazie alle sue stelle (DeRozan e Ross su tutti), ma anche e soprattutto al pietoso livello della conference di appartenenza. Infatti il suo record, portato ad ovest, le varrebbe solamente il decimo posto.

Joe Johnson, ottima la sua stagione (Photo by Veronika Mironova WP)

Joe Johnson, ottima la sua stagione (Photo by Veronika Mironova WP)

Quattro partite sotto ci sono i Brooklyn Nets che, pur vivendo una stagione mediocre, con tutta probabilità riusciranno ad arrivare alla post-season. Erano partiti come il terzo incomodo nel duello Miami-Indiana ed invece non hanno mai dimostrato di poter reggere il confronto. L’unico da segnalare è l’All Star Joe Johnson, mentre Deron Williams va fin qui inserito nella lista delle delusioni (seppure con tutte le attenuanti del caso).

E passiamo ai punti dolenti.

I New York Knicks. L’altra squadra della Grande Mela passa dalla semifinale di conference dello scorso anno (che avrebbe meritato di superare) ad avere il ventiquattresimo record dell’intera lega! Nulla funziona in questa squadra, dal proprietario, allo staff medico (basti vedere come è stato gestito l’infortunio di Bargnani). Nell’ultima partita al Garden (contro i Golden State Warriors), i giocatori sono apparsi frustrati e, nello sguardo di Anthony, si è potuto leggere che molto probabilmente il suo prossimo inverno non lo passerà al freddo di New York. Nel frattempo, tanto per gradire, si sono liberati di World Peace e Udrich, due giocatori non molto utilizzati. Per i Knickerbockers i playoff sono e saranno un miraggio.

Male i Boston Celtics, i quali, nonostante il rientro di Rajon Rondo, non hanno fatto quel cambio di marcia che ci si poteva aspettare. Sembra che già giochino pensando alla prossima stagione (o al draft di fine giugno?).

Di male in peggio, ovvero i Philadelphia 76ers reduci da 12 sconfitte consecutive (in striscia aperta) e dopo aver ceduto, nelle ultime ore di mercato Evan Turner in cambio di… nessuno. Già, dato che la controparte della trade con Indiana (Danny Granger) ha pensato bene di fermarsi a Philly giusto il tempo di una cheesesteak, prima di volare a Los Angeles, sponda Clippers ovviamente.

 

Metta World Peace, breve e sfortunata la sua esperienza ai Knicks (Photo by Veronika Mironova WP)

Metta World Peace, breve e sfortunata la sua esperienza ai Knicks (Photo by Veronika Mironova WP)

HOT – Diciamo Evan Turner. Il quale, reduce da un’ottima prima parte di stagione a Philadelphia, ha avuto la (enorme) fortuna di essere scambiato, di abbandonare questa triste division e di finire in una squadra che a giugno potrebbe giocarsi il titolo. In bocca al lupo Evan.

NOTMetta World Peace. Il motto latino Nemo propheta in patria vale sicuramente per l’ex Ron Artest. Tornato a casa (lui che è nato a Queenbridge e al college ha giocato per St. John’s) pieno di speraze, non è praticamente mai stato utilizzato da Mike Woodson e cacciato quasi fosse lui il problema dei Knicks… mah.

INJURIES – Andrea Bargnani. Non perché il suo infortunio sia recente (infatti sono passate quasi sei settimane), ma perché ancora non si hanno notizie. Un problema simile, lo scorso anno a Toronto, lo tenne fuori proprio un mese e mezzo. Lo rivedremo presto in campo quindi?

ON FIRE – Ancora la giovane stella Michael Carter-Williams. Il più serio candidato al titolo di Rookie of the year, ora che Turner ha lasciato la nave, ha ancora più tiri a disposizione. Ancora più spazio per convincere chi, fra qualche mese, dovrà votare.