Lance Stephenson  (Photo by Ron Hoskins/NBAE via Getty Images)

Lance Stephenson (Photo by Ron Hoskins/NBAE via Getty Images)

Continua senza sosta la corsa ai vertici della Central Division da parte degli Indiana Pacers. 23 vittorie in 28 partite costituiscono uno splendido biglietto da visita per la squadra di Vogel, che ha perso l’imbattibilità in casa contro Detroit e in rimonta anche il secondo attesissimo scontro diretto stagionale contro Miami, ma non ne ha risentito ed ha subito ripreso una marcia quasi inarrestabile, grazie a tre vittorie ottenute con uno scarto medio di 25.7 punti. Le sonore lezioni impartite a Houston, Boston e Brooklyn hanno evidenziato la consueta efficacia di Paul George, la preziosa duttilità di Lance Stephenson (in testa alla classifica delle triple-doppie stagionali, a quota 3) e la clamorosa solidità difensiva che tende a soffocare chiunque nel 2° tempo, marchio di fabbrica di una squadra che ha reagito ad un inusuale doppio passo falso con la forza e la cattiveria degna di un gruppo che vuole e sa di poter arrivare fino in fondo. Ora poi il roster è tornato davvero al completo, perché contro i Rockets si è finalmente rivisto sul parquet anche Danny Granger.

Solo 5 presenze nella passata stagione e un infortunio in preseason che ne ha ritardato il reinserimento in una squadra ormai totalmente nelle mani di Paul George, il nativo di New Orleans ha ritrovato il campo partendo dalla panchina e mostrato di poter essere un’addizione potenzialmente micidiale, se inserito in maniera razionale per colmare le lacune di un gruppo che ha già consolidato molti equilibri. Per il momento, la condizione fisica è tutt’altro che perfetta e il ritmo partita ancora da ritrovare (a parte le 4 triple contro Boston, ha tirato 1/14), ma la sua presenza dovrà essere modulata sulle reali necessità del roster, oppure potrebbe anche diventare superflua. Larry Bird ha negato di volerlo cedere (“Danny ha dato in questi anni ai Pacers più di quanto molti pensano. Ora la squadra è completa, col suo tiro da fuori e la capacità di giocare lontano dalla palla. Deve difendere e quello determinerà il suo minutaggio”), ma ha tenuto aperta una porticina in presenza di offerte davvero vantaggiose che possano rinforzare la squadra: Granger ha il contratto in scadenza a fine stagione, difficilmente resterà l’anno prossimo, e per primo sa di poter essere appetibile sul mercato entro febbraio.

E’ difficile parlare di reale concorrenza per i Pacers all’interno della division. Ma la classifica sta cominciando a premiare la crescita di Detroit, che si conferma squadra da trasferta, dove ha un record di 8-6 che sovrasta il modesto 6-10 del Palace of Auburn Hills. Lontano da casa, i ragazzi di coach Cheeks nelle ultime 8 hanno perso solo a New Orleans, ma soprattutto hanno sbancato sia Miami che Indianapolis e la notte scorsa hanno dominato il derby divisionale contro Cleveland, grazie ad un Brandon Jennings nella versione più convincente. La consistenza della frontline è la costante di una squadra che pare però non aver trovato ancora una sua conformazione definitiva, avrebbe bisogno di più tiro da tre punti e probabilmente – a rischio di apparire eccessivamente patriottici – farebbe bene a dare maggiore spazio a Gigi Datome, che nelle ultime occasioni sta ben figurando e potrebbe essere un eccellente equilibratore dell’attacco.

La fragilità mostrata contro i Pistons non riesce ad abbandonare una Cleveland davvero deludente, che non riesce ad esprimere, se non per qualche sprazzo, le potenzialità di cui dispone. A parte un Anthony Bennett sempre più oggetto misterioso, ma che andrà inevitabilmente rivalutato tra qualche tempo (e non esattamente giorni…), Kyrie Irving pare aver ritrovato la miglior brillantezza ad inizio del mese con due sontuosi trentelli nell’arco delle 5 vittorie in 6 partite – agevolate anche da un positivo Bynum – che potevano essere il preludio alla ripartenza di una squadra che però pare essersi nuovamente fermata, avendo perso 4 delle ultime 5, vincendo in casa solo contro i negativi Bucks. Peraltro, contro Milwaukee è servito un supplementare che ha incorniciato un fantastico monologo di Irving, autore di 39 punti, 6 assist e persino il career-high di 4 stoppate, che, esausto, ha detto parole significative nel post-partita: “Abbiamo giocato con grande cuore e mettendo sul campo gli attributi. E’ quello che dobbiamo fare ogni sera”.

Evidente dunque che sia l’approccio il principale problema dei Cavaliers, caduti anche a Chicago contro i Bulls privi di Rose, Deng, Butler e Hinrich, ma trascinati da D.J. Augustin, firmato da solo un paio di settimane, dopo essere stato tagliato dai Raptors, per colmare le lacune in regia. Dall’Illinois non arrivano segnali di cedimento “volontario”, di fronte ad una stagione che si è messa davvero in salita, le smentite legate alla possibile cessione di Deng mostrano l’intenzione di continuare a giocarsela, anche perché l’est – almeno per entrare tra le prime otto – può essere terra di conquista per molti.

Ma non per tutti. Ben difficilmente ci potranno entrare i Bucks, che vedono un triste 6-22 alla voce del bilancio complessivo e al momento hanno perso 6 delle ultime 7, peraltro anche con un po’ di sfortuna, dato che tre di questi stop sono arrivati al supplementare, l’ultima a Charlotte con un -1 sancito dagli arbitri con l’aiuto del video che ha stabilito che il tiro finale di Middleton, discreto in questa fase, è avvenuto con un piede sull’arco.

HOT – Lance Stephenson nelle ultime sette partite ha segnato la bellezza di 17.4 punti di media. Una dote davvero consistente per uno non esattamente conosciuto come attaccante all’inizio della carriera, ma “Born Ready” ha lavorato tanto sul proprio gioco, la sua efficacia e la sua importanza all’interno dei Pacers sono lampanti: nel suo recente fatturato anche 8.0 rimbalzi e 5.9 assist, col 53% dal campo e il 42.3% da tre e il possesso del ruolo di guardia titolare sempre più saldo, indipendentemente dal rientro di Granger. La parola chiave è completezza.

NOT – Carlos Boozer non è un realizzatore naturale e in una squadra priva delle principali bocche da fuoco certamente ne risente. Nelle ultime 7 uscite, i 9.7 rimbalzi sono materiale di routine per lui, molto più preoccupante il 39% scarso dal campo per 12.3 punti, quando ai cortissimi Bulls ne sarebbero serviti molti di più, e -2.9 di plus/minus.

Josh Smith

Josh Smith

ON FIRE – Josh Smith in stagione è un soffio sotto ai 16 punti di media, ma nelle ultime 6 ne ha messi 23.8 avvicinandosi al 50%, condendoli con 6.3 rimbalzi, 2.8 assist, 2.0 recuperi e 1.7 stoppate. Se avesse anche il tiro da tre, Detroit avrebbe trovato la quadratura.

THE UNEXPECTED – Segnali di riscossa per Gigi Datome che, cominciando ad intravedere un po’ di minuti in più delle settimane passate, ha segnato 9 punti con 4/5 in 13’ contro Houston e sul campo di Cleveland è andato per la seconda volta in doppia cifra, infilandone 13 con 6/13 in 17’.

INJURIES – Chicago potrebbe ritrovare Butler, Deng e Hinrich per la partita di Natale a Brooklyn, il giorno dopo potrebbe essere il turno di Dion Waiters, fermo per la tendinite al polso, per riunirsi ai Cavs impegnati contro Atlanta. Questione di giorni, a Milwaukee, per rivedere Gary Neal, non rientrerà prima di metà gennaio invece Pachulia, mentre Ilyasova è fuori a tempo indeterminato per l’infortunio alla caviglia. E’ dato in via di recupero Larry Sanders, che però non ha ancora ripreso ad allenarsi con la squadra.