Dave Joerger

Dave Joerger è il nuovo coach dei Memphis Grizzlies di cui è stato assistente dal 2008

Memphis Grizzlies hanno appena concluso la stagione più vincente della loro storia in 19 anni dal loro ingresso nella lega, quando avevano sede a Vancouver, interrompendo la loro marcia trionfale solo alle Finali di Conference contro i San Antonio Spurs, e si affacciano alla nuova stagione con le solite sicurezze abbinate ad un volto nuovo in panchina a guidarli.

A prendere le redini della squadra come Head Coach per la franchigia del Tennessee è infatti Dave Joerger, assistente allenatore di Memphis dal 2008, un nome relativamente nuovo per i tifosi ma un personaggio conosciuto e stimato per quanto riguarda il mondo delle minors americane, avendo collezionato esperienze in IBA, IBL, CBA e D-League dal 1997.

Il suo palmares recita 1 titolo IBL nel 2001 alla guida dei Dakota Wizards e 3 nella CBA, 2 sempre con i Wizards nel frattempo migrati nella lega che – nata dalle ceneri della vecchia CBA fallita sotto la gestione di Isiah Thomas – aveva assorbito diverse squadre dalla IBL. Dopo una parentesi con i Sioux Falls Skyforce, è tornato ai Dakota Wizards – appena emigrati in D-League – per vincere un nuovo titolo nell’anno che ha preceduto l’approdo nella NBA.

Dave Jorger nel corso degli anni ha bruciato le tappe, facendosi apprezzare e venendo conosciuto come uno dei migliori guru difensivi della lega tanto da ottenere la promozione a capo degli assistenti dei Grizzlies nel 2011. E’ considerato un grande insegnante del gioco ed una mente brillante.

Molti dei meriti relativi all’efficienza difensiva dei Grizzlies, passati in 3 anni dal 24° posto nel 2010 in graduatoria al 2° posto assoluto nel 2013, sono infatti attribuibili al suo lavoro, tale da spingere la dirigenza a cercare in casa il sostituto di Lionel Hollins, che nel corso degli ultimi mesi era entrato in contrasto con la società, si vocifera per l’impronta troppo analitica con cui i piani alti volevano costruire la squadra bypassando i voleri di colui che poi l’avrebbe allenata.

La offseason di Memphis è stata silenzioso ma in fermento, come sempre per una piazza che non attira a se troppa pubblicità, in un mercato piccolo che non attrae free agent di grosso calibro e che pone la necessità di fare la squadra con mosse oculate, mai mainstream.

La situazione salariale è fluida tale da posizionare i Grizzlies all’8° posto per monte salari complessivo, ma circa 3 milioni di dollari sotto la soglia della luxory tax, con la possibilità, la prossima stagione di avere maggiore margine di manovra sul mercato dei free agent per rimpolpare il roster e sostituire coloro che andranno in scadenza.

Alle spalle del quintetto, straconfermato, sono stati aggiunti giocatori che allungano la rotazione sia sotto le plance che sul perimetro, l’ultimo dei quali, Nick Calathes, è appena stato ufficializzato dopo averne acquistato i diritti dai Dallas Mavericks.

Calathes ha giocato gli ultimi 3 anni in Europa vincendo l’Eurolega nel 2011 con il Panathinaikos di Atene prima prima di approdare in Russia nelle fila del Lokomotiv Kuban, sfruttando la cittadinanza greca (è pure membro della squadra nazionale ellenica) ma è un prodotto dell’Università di Florida come anche il suo nuovo compagno di squadra Mike Miller raccolto dal marciapiede dopo che i Miami Heat hanno utilizzando l’amnesty provision su di lui per motivi salariali.

Mike Miller

Quello di Mike Miller è un gradito ritorno a Memphis

Calathes e Miller offrono a Joerger stazza e centimetri per rendere ancora più performante la struttura difensiva del team ma soprattutto permettono spaziature offensive diverse e più opzioni per l’attacco dei Grizzlies che ha mostrato l’enorme limite di essere troppo prevedibile nel corso degli ultimi playoff.

Mike Miller è uno dei tiratori più micidiali della lega, lo ha dimostrato con gli Heat nel corso delle ultime due Finali NBA che ha disputato, ma non offre molte garanzie a livello fisico, data la sua natura a infortunarsi spesso e alcuni fastidi fisici che si porta appresso da anni, in particolare alla schiena e ad una spalla. Per lui è un ritorno a casa dopo aver disputato 6 stagioni dal 2003 al 2009 a Memphis, le sue migliori stagioni a livello quantitativo e qualitativo in carriera.

E’ stato aggiunto a roster anche Kosta Koufos arrivato da Denver in cambio di Darrell Arthur che da quando si infortunò gravemente al ginocchio saltando l’intera stagione 2011/2012 non è mai tornato lo stesso giocatore che si era fatto apprezzare nei primi anni della sua carriera NBA.

Koufos è un centro solido, compagno di squadra nella nazionale greca di Calathes, che lo scorso anno ha maturato un ottima esperienza ai Nuggets disputando tutte e 81 le sue partite stagionali in quintetto base con i massimi in carriera per minuti giocati (22.4), punti segnati (8.0) e rimbalzi catturati (6.9). A Memphis agirà principalmente da cambio di Gasol, colmando una lacuna che i Grizzlies avevano a roster la scorsa stagione per amministrare i minuti del catalano senza cedere terreno in difesa.

Memphis Grizzlies

La vecchia guardia dei Memphis Grizzlies

Inutile dire che i destini della franchigia della città di Elvis saranno ancora una volta sorretti dalle capienti spalle del duo Zach Randolph e Marc Gasol sotto canestro e dalla solidità di Mike Conley in regia. Memphis è una della poche squadre, forse l’unica assieme ai Pacers, a produrre la maggior parte del suo gioco partendo dal post basso sfruttando le caratteristiche complementari dei due lunghi titolari.

Randolph è la prima opzione offensiva ed un giocatore capace, se servito con costanza e se in condizione fisica perfetta, di produrre 20 punti + 10 rimbalzi a sera. Negli ultimi due anni ha giocato spesso sotto i suoi standard a causa di alcuni fastidi fisici che lo hanno tormentato dopo gli exploit della stagione che per lui è valsa la consacrazione NBA dopo una decennale carriera da talento incompreso e problematico.

Gasol è invece il perno con il quale si muove il gioco dei Grizzlies, date le sue doti da playmaker occulto che dal post alto legge e smista il gioco con grande personalità e estro paragonata alla mole e alla sua capacità di giocare alto-basso proprio con Randolph scambiandosi a piacimento le posizioni da occupare.

Attorno a loro ed alle spaziature che creano, si dipana il gioco dei Grizzlies, molto controllato, attento ai dettagli, non sempre fluido ma estremamente efficace nel dirigere il pallone nelle proprie “safe-zone” per sfruttare i benefici di una strutturazione tattica old-style e quasi anacronistica al giorno d’oggi. Il compito di servirli ma anche di improvvisare in attacco a giochi rotti è di Mike Conley, uno dei playmaker più efficaci della lega ma ancora oggi spesso sottovalutato perchè capace di produrre ottimi numeri ma senza stare sotto i riflettori.

Tony Allen e Tayshaun Prince sono due specialisti difensivi che completano il quintetto, utili in attacco con mansioni specifiche differenti nel riempire gli angoli (Prince) o nel trovare canestri di rapina o di energia nei pressi del ferro (Allen). Si alzano dalla panchina i già citati Calathes, Miller e Koufos ma anche Jerryd BaylessQuincy Pondexter e Ed Davis, elementi di complemento con peculiarità differenti che permetteranno al neo coach di giostrare i quintetti senza perdere di vista l’impronta tattica che contraddistingue il gioco dei Grizzlies.

Infine la squadra è completata dal secondo anno Tony Wroten, talento ancora acerbo ma dal potenziale intrigante, dal rookie Jamaal Franklin, un piccolo Tony Allen che deve ancora sgrezzare il suo gioco e farà la spola tra prima squadra e D-League, dal confermato Jon Leuer e da giocatori la cui permanenza a roster non è ancora certa per la natura non garantita dei relativi contratti come Donte Greene, Josh Akognon e Willie Reed.

Il vero punto di forza dei Grizzlies rimane comunque la solidità difensiva. Non sono una squadra che rompe i giochi avversari come Miami, che sfrutta l’atletismo e l’aggressività come i Clippers o vuole ricreare situazioni sfavorevoli all’attacco come quella dei Bulls, ma si pone come obiettivo quello di ingrombrare l’area, controllare i tabelloni e quindi inevitabilmente controllare il ritmo del gioco per mettere a disagio gli avversari e costringerli ad adattarsi al loro gioco. Il frutto di tale tattica è stato ripagato con la nomina di Marc Gasol a difensore dell’anno la scorsa stagione, con lo spagnolo che è stato la trave portante dell’intero sistema difensivo.

Fare meglio dello scorso anno non sarà semplice, perchè equivarrebbe a strappare nuovamente il pass per le Finali di Conference, ma con la compattezza del gruppo i Grizzlies possono confermarsi tra le prime 5 squadre NBA ad ovest, potendo disporre di uno stile di gioco più adatto alla post season che alla stagione regolare, anche se a partire da quest’anno vedremo sicuramente qualche cambiamento importante nel loro modo di gestire il ritmo per valorizzare i nuovi arrivati e sfruttare al meglio alcuni dei giocatori più promettenti che hanno a roster.

La concorrenza ad ovest è sempre agguerrita, ma i Memphis Grizzlies saranno certamente la solita brutta gatta da pelare, specialmente tra le mura amiche del FedEx Forum.


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