Doveva essere una sfida tra i Los Angeles Clippers, campioni in carica della division, e i giovani e rampanti Golden State Warriors, così è stato e probabilmente così sarà fino ad aprile. Nella competitiva Western Conference in cui ben 9 squadre su 15 sono oltre il 50% di vittorie, le due franchigie leader della Pacific division stanno brillando, rispettando il trend della passata stagione.

 Chris Paul (Photo by Andrew D. Bernstein/NBAE via Getty Images)

Chris Paul (Photo by Andrew D. Bernstein/NBAE via Getty Images)

I Los Angeles Clippers seppur tra alti e bassi continuano il percorso di maturazione e adattamento ai dettami del nuovo head coach Doc Rivers. Interlocutorie le sconfitte contro i cugini nel derby che ha aperto la stagione e contro gli Orlando Magic, due squadre non certo irresistibili, mentre molto significative le battaglie vinte sia contro gli Oklahoma City Thunder di Westbrook e Durant, che contro i nuovi Houston Rockets (battuti sia in casa che in trasferta). Offensivamente i Clippers sono una macchina da canestro, tra i migliori attacchi della lega con 108.7 punti segnati e tra le top5 in ogni rating offensivo. Merito di Chris Paul autore di un inizio stagione incredibile (19.5 punti e 12.5 assist) che continua ad essere il faro principale, affiancato da una guardia dalla buona mano e dall’ottimo IQ come JJ Redick (16.5 punti e il 45.3% dal campo, entrambi massimi in carriera) e dal solito duo volante, Blake Griffin e DeAndre Jordan. L’ex Sooner viaggia in doppia doppia con 22.7 punti, il 57% dal campo (entrambi career high) e 10.8 rimbalzi, mentre il nativo di Houston nonostante le enormi difficoltà a convertire i liberi (46%) ha incrementato il fatturato diventando ancor più concreto vicino al ferro (10.6 punti, 13.3 rimbalzi e 2.1 stoppate). Gli aspetti più preoccupanti per coach Rivers al momento sono la disorganizzazione difensiva, troppi blackout, subiscono troppo (105.1 punti a partita, quarta peggior difesa della lega) sia entro che fuori dall’arco, e la produzione della second unit dove a parte le sfuriate di Jamal Crawford pochi altri sono costanti. Matt Barnes colleziona più multe che punti, Darren Collison è la controfigura del giocatore visto agli Hornets al fianco di Paul e i due cambi dei lunghi Byron Mullens e Ryan Hollins sono inadeguati al ruolo.

Stephen Curry (Photo by Noah Graham/NBAE via Getty Images)

Stephen Curry (Photo by Noah Graham/NBAE via Getty Images)

Al fianco dei Clippers, con lo stesso record 8W-4L, ci sono i Golden State Warriors che hanno iniziato la regular season nel migliore dei modi travolgendo i Lakers con ben 31 punti di scarto (record nella storia della franchigia come scarto inflitto nell’opener) e hanno perso solo una partita (per di più all’overtime e senza Curry) tra le mura amiche della Oracle Arena anche grazie ai due “splash brothers”, Klay Thompson e Stephen Curry, due giocatori meravigliosi sia dal punto di vista stilistico che di concretezza. Per Thompson si tratta di un inizio ai limiti della perfezione al tiro (56% da 2 e 49% da 3) con ogni voce riguardante il rating offensivo ai massimi in carriera, ma anche di una maggiore e sorprendente solidità nella propria metà campo, mentre Curry, nonostante un impiego maggiormente centellinato per preservarlo integro a lungo termine (vedi il piccolo problema riscontrato alla caviglia contro Minnesota che lo ha costretto anche a saltare la sfida contro gli Spurs), sta comunque segnando tanto (19.9 a partita con il 46% al tiro) e sono aumentati sensibilmente gli assist (8.7), caratteristiche che lo rendono ormai una delle point guard più difficili da marcare nella lega. Da non sottovalutare nemmeno l’impatto e l’importanza del nuovo acquisto Andre Iguodala, autore anche del canestro vittoria allo scadere contro i Thunder dopo aver contenuto per tutta la partita Kevin Durant, che è alle migliori percentuali in carriera dal campo (62% da 2 e 48% da 3) e assieme al solido contributo di un sano Andrew Bogut sta portando una franchigia solita a subire troppo a diventare concreta anche nella propria metà campo: 95.6 punti concessi (da quando Mark Jackson è al timone non hanno mai subito meno di 100 punti di media a stagione), 42% dal campo e 31.4% dall’arco, tra le top3 per percentuali concesse nella lega.

Eric Bledsoe (Mark J. Rebilas-USA TODAY Sports)

Eric Bledsoe (Mark J. Rebilas-USA TODAY Sports)

Se Warriors e Clippers stanno procedendo come da previsione, lo stesso non può dirsi dei Phoenix Suns, la vera sorpresa di queste prime settimane nonostante le recenti 4L in fila. Un team indicato dagli addetti ai lavori come squadra da lottery, che al momento ha perso solo due partite in casa e una di queste all’overtime con il buzzer beater di Joe Johnson, mentre in trasferta ha perso sul filo di lana contro i Thunder, contro gli Spurs e contro i Blazers con una gestione rivedibile degli ultimi possessi. Risultati a dir poco stupefacenti per la squadra del debuttante Jeff Hornacek, una squadra versatile che anche grazie a lunghi dalla dimensione perimetrale (vedi Chaninng Frye, Markieff e Marcus Morris) allarga bene il campo essendo pericolosa anche dagli angoli (46.8% da 3 dagli angoli). Sul proscenio è salito Eric Bledsoe, esploso in questo avvio con 20.4 punti, 4.6 rimbalzi e 6.8 assist, anche autore della tripla della vittoria contro i Jazz, e Markieff Morris (eletto player of the week della Western Conference con 22.8 punti, 8 rimbalzi, 2 recuoperi e il 69% al tiro) che esce dalla panchina portando punti e atletismo attaccando costantemente il ferro. Positivo l’innesto di Miles Plumlee come centro titolare (visto anche l’infortunio della quinta scelta assoluta all’ultimo draft Alex Len), autore di un super debutto da 18 punti e 15 rimbalzi contro i Blazers, dopo una stagione da rookie passata come pura comparsa ai Pacers. Questa squadra sta stupendo anche nella propria metà campo, proteggendo bene il ferro (meglio di loro solo i Pacers e i Bulls) e gli angoli, concedendo 98.4 punti (tra le migliori 10 della lega), in netta controtendenza rispetto alla passata tragica stagione.

Jordan Hill (Foto: efabula.com)

Jordan Hill (Foto: efabula.com)

Discorso differente per i Los Angeles Lakers, un cantiere aperto in cui Mike D’Antoni sta ancora cercando la quadratura del cerchio, avendo schierato diversi quintetti iniziali fino ad ora. La squadra ha un andamento ondivago, alternando prestazioni incredibili, vedi la vittoria nel season opener contro i  Clippers (dopo aver perso tutte le 4 sfide lo scorso anno) grazie anche ai 76 punti segnati dal supporting cast (mai così tanti dal 1988) e la vittoria con una tripla di Steve Blake al Toyota Center contro i Rockets, a prestazioni imbarazzanti, vedi il disastro casalingo contro i Minnesota Timberwolves subendo ben 47 punti in un primo tragico quarto. Il record parla di 5 vittorie a fronte di 7 sconfitte, con una manovra offensiva che stenta spesso a decollare anche per via delle difficoltà riscontrate da Steve Nash, un giocatore attualmente fermo ai box per diversi acciacchi e che a 39 anni sembra ormai prossimo al ritiro. Nel grigiore di una stagione di transizione spicca la buona vena realizzativa di Jodie Meeks, attualmente miglior marcatore gialloviola con 13.7 punti in 27′ di utilizzo (53% dal campo e 49% dall’arco), l’impatto sempre più importante sotto i tabelloni di Jordan Hill (18.8 punti e 12 rimbalzi nelle 4 giocate da starter) e un Steve Blake decisivo non solo per il tiro allo scadere a Houston ma anche per gli 11.8 assist a partita da quando Nash è fermo. L’unica notizia che sembra poter rallegrare l’ambiente per il futuro riguarda i progressi nel recupero di Kobe Bryant che proprio in questi giorni ha ripreso a pieno regime gli allenamenti con la squadra e pare prossimo al rientro.

DeMarcus Cousins (Photo by Rocky Widner/NBAE via Getty

DeMarcus Cousins (Photo by Rocky Widner/NBAE via Getty

Infine il fanalino di coda della division, i Sacramento Kings che nonostante l’entusiasmo dopo la scelta di rimanere nella capitale californiana non riescono ad ingranare le marce alte. Le due vittorie consecutive contro i Phoenix Suns hanno rialzato il morale della squadra, anche se fino ad ora Michael Malone sta tentando ogni genere di esperimento in campo senza trovare il bandolo della matassa, con una squadra che continua a soffrire patendo i bassi ritmi e segnando poco (96.1 punti segnati, tra i peggiori 10 attacchi della lega), giocando meglio nella propria metà campo, aspetto dove la passata stagione era statisticamente la peggior squadra della NBA. I punti fissi della squadra sono DeMarcus Cousins che sta dimostrando tutto il suo pazzo talento producendo 21.5 punti e 9.9 rimbalzi in nemmeno 30′ di gioco, e Greivis Vasquez che, pur non giocando la stessa mole di palloni a cui era abituato agli Hornets, sta comunque ben figurando in cabina di regia. Fondamentale fino ad ora anche l’impatto di Isaiah Thomas che dalla panchina porta punti (18.4 a partita) grazie alle tante scorribande e assist (4.6). La strada per essere definitivamente competitivi e completi è lunga, ma l’aver lanciato il rookie Ben McLemore e Luc Mbah a Moute in quintetto nelle ultime sfide sembra aver portato una maggiore armonia, chissà che non sia un buon punto di partenza per il futuro, quando anche Carl Landry sarà pienamente recuperato.

HOTChris Paul e Stephen Curry sono i due giocatori simbolo delle squadre che stanno guidando la division e nella sfida allo Staples Center hanno deliziato il pubblico con due prove monstre. 42 punti, 12/20 al tiro, 15 assist e 6 recuperi per Paul a cui ha risposto Curry con 38 punti 9/14 da 3 e 9 assist.

NOT – Nonostante i risultati di squadra Darren Collison stenta a trovare continuità, toccando le cifre più basse in carriera al tiro. Discorso analogo per Steve Nash che nelle 6 giocate è apparso solo come l’ombra del giocatore che era fino a qualche anno fa (6.7 punti e il 26% dal campo), venendo limitato dai tanti problemi fisici.

ON FIREKlay Thompson oltre alla super prova da 38 punti (15/19 al tiro) nell’opener contro i Los Angeles Lakers, si è ripetuto segnando 19 dei suoi 30 finali nel 4°quarto a Minneapolis quando la squadra era priva di Curry per il colpo subito alla caviglia.

NUMBERS – Questo inizio di stagione ha messo ancora più in mostra come Chris Paul sia uno dei migliori in circolazione, diventando il primo dopo Magic Johnson nel 1990 ad iniziare una stagione con almeno 11 doppie doppie consecutive punti/assist. Dal canto suo Stephen Curry ha realizzato una tripla doppia da 18 punti, 12 assist e 10 rimbalzi contro i 76ers in soli 29′. Ha anche recuperato 5 palloni diventando il secondo giocatore nella storia del gioco ad avere queste cifre con meno di 30′ in campo dopo Fat Lever nel 1987.


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