Griffin e Jordan (Elsa/Getty Images)

Griffin e Jordan (Elsa/Getty Images)

A pochi giorni dalla pausa dell’All Star Game tutto invariato nella Pacific Division che continua ad essere territorio dei Los Angeles Clippers (37W-18L), reduci da un periodo convincente lontano dallo Staples Center senza il proprio leader emotivo Chris Paul, rientrato a pieno servizio solo negli ultimi giorni in occasione del massacro sportivo ai danni dei Philadelphia 76ers. Nonostante un Blake Griffin dominante in questo inizio di febbraio (33.7 punti e 11 rimbalzi di media), coadiuvato dalle solite giocate folli di Jamal Crawford (24 punti, 47% al tiro e 4.3 assist) e un attacco iperproduttivo (115.3 punti con il 51% al tiro), bruciano le sconfitte contro Denver Nuggets e Miami Heat, sconfitte maturate solo nell’ultimo minuto di gara, oltre che alla netta debacle alla Oracle Arena contro i Warriors, diretti rivali della division. Con il ritorno di Paul nello starting five, l’attacco più prolifico dell’ultimo mese in tutta la NBA avrà ulteriori frecce al proprio arco, anche se continua a preoccupare la fase difensiva (103.2 punti concessi nelle ultime settimane), particolarmente al ferro, nonostante un DeAndre Jordan dominante nel pitturato (14.5 punti, 13.5 rimbalzi e 2.3 stoppate).

Goran Dragic, vero mattatore dei Suns

Goran Dragic, vero mattatore dei Suns

Alle spalle dei Clippers la lotta è piuttosto serrata tra i Phoenix Suns e i Golden State Warriors, con la squadra di Jeff Hornacek al momento a 5 partite di distacco dalla squadra losangelina con un record ancora in linea con un posto che conta nella post-season (30W-21L). Dopo un perfetto e breve road trip nella East coast chiuso con la vittoria in casa degli Indiana Pacers (battuti nettamente anche allo US Airway Center), sono arrivate cocenti sconfitte contro Bulls e Rockets, prima della fondamentale vittoria, in termini di corsa ai playoff e scontri divisionali, contro i Warriors grazie ad un Goran Dragic incontenibile (34 punti, 10/13 al tiro e 10 assist ed eletto anche player of the week ad inizio febbraio). L’assenza di un giocatore in grado di produrre e facilitare il gioco dei compagni come Eric Bledsoe inizia gradualmente a farsi sentire, infatti è in calo la produzione offensiva, ma ciò che preoccupa maggiormente è il netto e costante incremento dei punti concessi (106 nelle ultime settimane, a fronte dei 101 di media fino ad allora), concedendo molto dal perimetro e forzando meno palle perse avversarie. Assieme a Dragic ancora importante il contributo di Gerald Green, schierato ormai come sg titolare (14.8 punti con il 43% da 3) e di P.J. Tucker, quest’ultimo sempre più responsabilizzato e autore di un buon inizio di febbraio a 11.2 punti e 7.8 rimbalzi con il 41% da 3.

Stephen Curry (Photo by Noah Graham/NBAE via Getty Images)

Stephen Curry (Photo by Noah Graham/NBAE via Getty Images)

A breve distanza dai Suns, la squadra di Mark Jackson, che continua tra alti e bassi a non convincere pienamente. Infatti dopo le due buone prove nel back to back contro Clippers e Jazz, sono arrivate brutte prestazioni, a partire dalla sfida persa in casa contro i Bobcats, venendo dominati dal primo all’ultimo minuto, chiudendo con soli 75 punti segnati e perdendo la quarta partita alla Oracle Arena nelle ultime 6 disputate. Come se non bastasse si sono aggiunti anche alcuni problemi fisici a due elementi fondamentali della frontline come Andrew Bogut e David Lee (fuori per problemi alle spalle), lasciando un buco in mezzo all’area coperto solo parzialmente dal ritorno di Jermaine O’Neal dopo l’infortunio e seguente operazione al polso di dicembre. In netto miglioramento le cifre di Stephen Curry che dopo lo “slump” al tiro dell’ultimo mese sta tornando ad essere la solita macchina precisa (56% al tiro, 50% dall’arco e 95% ai liberi nelle ultime due settimane) con 26 punti e 9 assist. In flessione il contributo di David Lee e Klay Thompson, ben al di sotto delle medie in stagione, mentre concreto il contributo di Harrison Barnes dalla panchina (13.4 punti, il 57% dall’arco e 5 rimbalzi).

Steve Nash

Steve Nash

In fondo alla Pacific e a tutta la Western Conference continua il duello tra Los Angeles Lakers e Sacramento Kings, con la squadra di Mike D’Antoni reduce da un gennaio da sole 3 vittorie su 15 giocate, uno dei mesi peggiori nella storia della franchigia dal 1964 ad oggi. Infermeria sempre piena con nuovi pazienti a partire da Nick Young (distorsione al ginocchio sinistro), Jodie Meeks (distorsione alla caviglia), Pau Gasol (infortunio all’inguine), mentre recuperati il neo 40enne Steve Nash (19 punti contro Phila), Steve Blake (tripla doppia da 11 punti, 15 assist e 10 rimbalzi contro Cleveland) e Jordan Farmar (rientrato alla grande contro i Cavs con 21 punti e 8 assist ma infortunandosi nuovamente) che hanno contribuito alle due vittorie consecutive tra Cleveland e Philadelphia. Purtroppo venendo a meno i migliori realizzatori della squadra, l’attacco gialloviola è apparso ancor più in difficoltà (appena 99 punti segnati), anche se si sono viste le prime concrete partite di Chris Kaman (18.2 punti, 7.6 rimbalzi e 1.8 stoppate nelle ultime due settimane) e buone prove di Ryan Kelly (26 punti e 6 rimbalzi nella W a Cleveland), non comunque sufficienti a raddrizzare una stagione iniziata nel peggiore dei modi e sempre in linea con i peggiori risultati nella storia della franchigia, vedi anche la nove sconfitte nelle ultime 10 giocate in casa (mai così male dal 1992).

Isaiah Thomas (Foto: fansided.com)

Isaiah Thomas (Foto: fansided.com)

Discorso analogo per i Sacramento Kings (18W-35L), in assoluta difficoltà nonostante siano riusciti ad interrompere la striscia di 7L consecutive con due buone prove contro team da playoff come Bulls e Raptors sfruttando il trio Thomas-Gay-Cousins, salvo poi riaprire una striscia di 3L consecutive nel road trip ad est. Attacco meno produttivo del solito (appena 97 punti con il 42% al tiro), visti anche i problemi alla caviglia di DeMarcus Cousins e difesa che continua ad essere troppo porosa al ferro, ma finalmente in grado di tenere gli avversari sotto i 100 punti segnati nelle ultime due settimane. In difficoltà Rudy Gay che a parte i 35 punti, 12 rimbalzi e 6 assist nella sconfitta a Dallas, sta vedendo scendere vertiginosamente le proprie percentuali dal campo (appena il 40% al tiro col 23% dall’arco). Altalenante anche il contributo dalla panchina di Derrick Williams, sempre in difficoltà Ben McLemore ormai rimpiazzato da Marcus Thornton nello starting five e poco produttivo anche Jimmer Fredette, anche se esploso nell’ultima partita giocata e vinta contro i Knicks con il career high da 24 punti (6/8 da 3).

 

HOTBlake Griffin e Goran Dragic hanno guidato Clippers e Suns in queste settimane con prove dominanti. Per Griffin dai 43 punti, 15 rimbalzi e 6 assist contro gli Heat, fino ai 36 punti e 10 rimbalzi contro i Blazers, mentre Dragic con 34 punti (10/13 al tiro) e 10 assist contro i Warriors è diventato il terzo Suns nella storia a segnare almeno 30 punti con 10 assist e almeno il 75% al tiro dopo Marbury e Nash.

LOSING EFFORT – Isaiah Thomas con 30 punti (11/24 al tiro e 8 assist) è stato l’ultimo ad arrendersi al Verizon Center di Washington. Questa è la terza partita stagionale in cui Thomas segna almeno 30 punti in una sconfitta, il massimo per ogni giocatore nella lega.

NUMBERS – Marreese Speights con 32 punti in appena 26 minuti contro i Philadelphia 76ers è diventato il primo giocatore nella storia degli Warriors ad aver segnato tanto in meno di 27′ dal 1991 quando Chris Mullin ne mise 32.


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