Chris Paul e Blake Griffin (Photo by Andrew D. Bernstein/NBAE via Getty Images)

Chris Paul e Blake Griffin (Photo by Andrew D. Bernstein/NBAE via Getty Images)

Situazione invariata per quanto concerne le gerarchie della Pacific division, con i Los Angeles Clippers che stanno cavalcando una striscia aperta di 9 successi consecutivi, striscia più lunga attualmente in corso nella lega che li sta portando via via a risalire la china della Western Conference, iniziando a mettere pressione a Spurs e Thunder. In questo primo scorcio di marzo sono arrivate travolgenti vittorie contro avversari non certo irresistibili come Pelicans e Lakers, ma anche due importanti vittorie contro i Suns e soprattutto un netto successo contro gli Warriors grazie ad una perfetta ripresa. Oltre al solito contributo concreto e sempre più pluridimensionale di Blake Griffin (26 punti, 57% dal campo, 8.3 rimbalzi, 4.2 assist, incluso uno spaventoso 14/16 per 37 punti contro i Suns), si sono visti passi avanti anche da parte di Darren Collison (2°marcatore di squadra con 16.7 punti e il 53% al tiro, con 3.3 assist) e di Matt Barnes (16.7 punti, il 54% dal campo, 6.2 rimbalzi e 3.2 assist e una super partita contro i Suns da 28 punti di cui 18 nel solo 3°quarto), giocatori che si stanno ritagliando minuti importanti nel quintetto di Doc Rivers, viste anche le assenze di JJ Redick e Jamal Crawford. Fondamentale anche il contributo di una panchina che grazie agli innesti di Danny Granger (9.8 punti con il 50% al tiro) e Glen Davis sta vedendo aumentare il proprio fatturato, con l’attacco che resta uno dei meccanismi più prolifici e oliati della intera NBA grazie anche a Chris Paul (16.7 punti e 10.2 assist): 114.3 punti segnati in queste settimane di marzo con il 52% dal campo (unica squadra della lega sopra il 50%), concedendo appena 96.2 punti e appena il 42.8% agli avversari, nettamente la migliore nella lega, forzando gli avversari ad oltre 18 perse a partita.

 

Stephen Curry (Photo by Rocky Widner/NBAE via Getty Images)

Stephen Curry (Photo by Rocky Widner/NBAE via Getty Images)

Ottimo periodo di forma anche per i Golden State Warriors che dopo un fine febbraio altalenante chiuso con la disfatta di Chicago, sembrano aver trovato la giusta armonia in campo anche con il ritorno a pieno regime sia di Andrew Bogut che di David Lee, entrambi fermati da alcuni guai alle spalle nel mese di febbraio. Il tour della costa est è stato molto positivo, nonostante non si sia chiuso come quello precedente (6-1 a gennaio, 4-2 in questa occasione), anche perché oltre alla sconfitta contro i Bulls è arrivata una L anche in casa dei Raptors a causa di un pessimo ultimo quarto, ma la squadra di Mark Jackson ha rialzato prontamente la testa vincendo in casa degli Indiana Pacers, la miglior squadra della Eastern Conference e la migliore della intera lega come record interno. Una vittoria frutto di una grande serata di Klay Thompson, tornato finalmente concreto al tiro dopo un lungo periodo di difficoltà (17.6 punti segnati con il 47% dall’arco) e autore anche del canestro vittoria a 6 decimi dalla sirena. Ultimato agevolmente il road trip con la W sui Celtics, nelle 3 partite seguenti alla Oracle Arena sono arrivate altrettante agevoli successi grazie ad un ritrovato David Lee (17 punti con il 57% al tiro e 8.4 rimbalzi), importanti vittorie contro Suns e Mavericks, dirette rivali per la dura corsa ai playoff della Western Conference, prima del brusco stop allo Staples Center contro i Clippers che ha interrotto la striscia di 5W consecutive. Nel complesso l’attacco di Jackson sta sicuramente tornando a rendere come ad inizio regular season e in questo mese di marzo le cifre si stanno risistemando con 104.9 punti segnati e il 47.7% dal campo nonostante Stephen Curry stia di nuovo riaffrontando un periodo di difficoltà (appena il 30% dall’arco e 6.9 assist, mai così pochi in stagione, anche se nella vittoria contro i Knicks ha messo a referto una tripla doppia in appena 3 quarti), concedendo sempre meno di 100 punti agli avversari (98.3) statistiche che ne fanno ancora una delle 5 migliori difese della NBA.

 

Gerald Green (Kim Klement/USA Today Sports Images)

Gerald Green (Kim Klement/USA Today Sports Images)

In netta flessione i Phoenix Suns che dopo le 3L consecutive di fine febbraio, si sono prima rialzati con buone prove interne ad alto punteggio contro Hawks e Pelicans sfruttando le serate di grazia prima di Goran Dragic (40 punti, 14/21 dal campo, career high contro gli Hawks e primo a toccare i 40 segnati ai Suns dopo Amar’e Stoudemire nel 2010), poi di Gerald Green e dei gemelli Morris (33 punti, 9/14 al tiro per Green, 21 punti e 8 rimbalzi per Markieff, 18 punti e 9 rimbalzi per Marcus contro i Pelicans), prima di capitolare per ben 2 volte contro i Clippers e una volta contro gli Warriors, sconfitte brucianti contro dirette rivali per la corsa alla postseason e che in aggiunta alla pessima prestazione interna contro i Cavaliers, nonostante anche il ritorno di Eric Bledsoe sul parquet (15 punti e 9 assist, ma un pessimo 5/16 dal campo), stanno portando i Suns via via a scivolare fuori dalla zona playoff con Grizzlies e Mavericks momentaneamente più in palla. In queste ultime 7 partite giocate i Suns stanno soffrendo tantissimo nella propria metà campo, concedendo sempre oltre il 50% al tiro agli avversari, difendendo male il perimetro (42.5% concesso, rispetto al 33% di media in stagione) e subendo ben 113.5 punti, quasi 10 punti concessi in più rispetto al mese di febbraio. L’attacco continua ad essere uno dei più prolifici e completi della intera NBA, come testimoniano i 111 punti segnati con il 48% al tiro, il 43.5% dall’arco e come dimostra anche la vittoria allo US Airways Center contro la miglior squadra della NBA, i Thunder, in una folle partita a rincorrere gli ospiti volati anche sul +16, grazie ad un bollente Gerald Green da 25 punti nel solo 3°quarto (41 punti e career high alla fine) e ad un parziale di 48-26 negli ultimi 15′.

 

DeMarcus Cosuins (Jose Luis Villegas/Sacramento Bee/MCT)

DeMarcus Cosuins (Jose Luis Villegas/Sacramento Bee/MCT)

Chiudono come sempre la division e la Western Conference i Sacramento Kings e i Los Angeles Lakers, a braccetto con record perdenti analoghi e reduci da partite alquanto interlocutorie. La squadra di Michael Malone infatti è sì riuscita ad interrompere la striscia di 3 sconfitte, vincendo agevolmente prima contro i Pelicans dell’ex Tyreke Evans grazie alla 36esima doppia doppia stagionale di DeMarcus Cousins (23 punti e 12 rimbalzi), poi espugnando agevolmente il Bradley Center con i 25 punti e 6 assist di Isaiah Thomas (in difficoltà nel tiro da 3 con appena il 16% in questo marzo), ma ha poi proseguito il road trip ad est nel peggiore dei modi, perdendo contro squadre dal record positivo e in lotta per il seed n°3 come Raptors e Nets, ma anche contro team non certo in striscia positiva come i Pistons, crollando completamente nella ripresa con appena il 36% al tiro e l’11% dal perimetro. Nonostante il successo poche ore dopo a Philadelphia, sfruttando il solito contributo del trio Gay-Cousins-Thomas, ma anche la buona prova di Ben McLemore (15 punti, 5/7 al tiro) e di Jason Thompson (14 punti e 7 rimbalzi), in questo inizio marzo la squadra di Malone sta riscontrando un calo produttivo (98.4 punti segnati) con enormi difficoltà dal perimetro (appena il 27%) anche se concede finalmente meno di 100 punti a partita per la prima volta in stagione.

 

Jodie Meeks contro i Thunder (Richard Mackson – USA TODAY Sports)

Jodie Meeks contro i Thunder (Richard Mackson – USA TODAY Sports)

Umore analogo per la squadra di Mike D’Antoni che dopo le 3L consecutive di fine febbraio, ha ritrovato il successo battendo proprio i Kings al termine di un match combattuto e dal punteggio molto alto con Jordan Farmar, MarShon Brooks, Jodie Meeks e Pau Gasol tutti sopra i 20 punti a referto (ultima volta per i gialloviola successe nel 1998). Ma non è tutto e non paghi del successo contro una diretta rivale alla corsa alla Lottery, i Lakers hanno anche espugnato il Moda Center di Portland grazie ad un canestro a 6” dal termine di Wesley Johnson. Successo che non ha segnato alcuna svolta, infatti i gialloviola hanno poi inanellato 3 imbarazzanti prestazioni, subendo nel complesso 408 punti (132 dai Pelicans, 142 dai Clippers e 134 dai Nuggets) e aggiornando ancora il libro dei record negativi: mai i Lakers nella loro storia avevano concesso tanto e solo i Sonics del 2008 nelle ultime 23 stagioni avevano subito tanto in 3 partite consecutive. In particolare nel derby cittadino contro finito a -48, i Clippers si sono spinti fino sul 73-40 a fine primo tempo, massimo svantaggio mai subito dai Lakers dal loro ingresso nella NBA, svantaggio poi dilatato fino al 109-60 ad inizio ultima frazione, altro record storico. Come se non bastasse, a testimonianza della totale imprevedibilità del team di D’Antoni, dopo questa serie di record, i Lakers sono poi riusciti nell’impresa di battere allo Staples Center i Thunder con ben 42 punti di Jodie Meeks.

 

HOT – Gerald Green in questo inizio di marzo sta riscrivendo ogni suo record personale e ha cercato di tenere a galla i Suns vista l’assenza di Eric Bledsoe. Nelle ultime settimane ha passato i 30 punti segnati per ben 4 volte, manetre nelle precedenti 6 stagioni nella NBA era arrivato a segnare tanto solo 3 volte. 26.4 punti, il 48% al tiro, il 56% dall’arco, quasi il 90% dalla lunetta e 5 rimbalzi di media in queste settimane.

NOT – Kendall Marshall, pg titolare dei Lakers, dopo le buone prove nei primi mesi dell’anno, sta sempre più trovando difficoltà a segnare dal campo (27% al tiro, il 28% dall’arco), contribuendo con appena 4 punti di media in 25′ di utilizzo, nonostante la solita mole di assist.

LOSING EFFORT – DeMarcus Cousins contro i Brooklyn Nets ha messo a referto 28 punti (13/19 al tiro) e 20 rimbalzi (10 offensivi), assieme a 3 assist, ma non sono bastati per avere la meglio contro l’ex compagno Thornton.

NUMBERS –  Jodie Meeks con i suoi 42 punti (11/18 dal campo, 6/11 dall’arco e 14/14 ai liberi) ha trainato i Lakers al successo interno contro la miglior squadra della Conference, i Thunder. Meeks diventa il primo Laker in stagione a toccare quota 40 punti segnati e diventa anche il primo Laker che non sia Kobe Bryant, a toccare quel punteggio dal gennaio 2009, quando Andrew Bynum segnò 42 punti.


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