Jamal Crawford contro Kevin Durant nella partita vinta dai Clippers la scorsa domenica.

Jamal Crawford contro Kevin Durant nella partita vinta dai Clippers la scorsa domenica.

Prime settimane post All-Star game e trend della Pacific Division sempre confermato con i Los Angeles Clippers (40W-20L) ancora al timone seppur con molti punti interrogativi. Infatti la striscia di 3W consecutive aperta poco prima della pausa di New Orleans è stata interrotta bruscamente da due sconfitte brucianti contro dirette rivali alla corsa alla post-season, la prima allo Staples Center contro i San Antonio Spurs nonostante un Blake Griffin da 35 punti e 15 rimbalzi e nonostante la squadra di Popovich fosse priva di Tony Parker, Kawhi Leonard e Tiago Splitter, la seconda a Memphis contro i Grizzlies, un avversario ostico, da sempre duro da digerire per i Clippers, travolti dalla second unit di David Joerger e da un perfetto Zach Randolph. A risollevare morale e situazione le tre partite seguenti, a partire dalla vittoria fondamentale in casa della miglior squadra della Western Conference resistendo ai 42 punti e 10 assist di Kevin Durant anche grazie al prezioso contributo di Jamal Crawford che ha guidato i Clippers con canestri pesanti e ben 36 punti per affossare le resistenze dei Thunder. Il nativo di Seattle è stato fondamentale anche nel back to back a New Orleans con 24 punti, segnando sempre più di 20 punti nelle ultime 8 gare in cui è stato inserito in quintetto dal 5 febbraio, striscia interrotta però nella partita interna contro i Rockets anche per via dell’infortunio subito al polpaccio nel corso del 2°quarto. Proprio contro Houston si sono visti segnali di ripresa da parte di Darren Collison (19 punti e 5 assist) che ha preso il posto di Crawford nella ripresa diventando incandescente anche dal perimetro e grazie anche alla 18° partita consecutiva da almeno 20 punti segnati di Blake Griffin (23 punti e 16 rimbalzi), la squadra di L.A. ha messo in cassaforte la terza vittoria su tre contro la squadra texana, risultato molto importante in termini di corsa ai playoff.

Jermaine O'Neal in marcatura su Dwight Howard (Photo: Ben Margot, AP)

Jermaine O’Neal in marcatura su Dwight Howard (Photo: Ben Margot, AP)

All’inseguimento della squadra di Doc Rivers troviamo i Golden State Warriors (35W-23L), usciti positivamente dalla pausa dell’ASG con 4W consecutive, tutte con margine di meno di 10 punti, prima della pesante battuta d’arresto allo United Center contro i Bulls. Su tutte fondamentale per importanza e in ottica playoff la vittoria interna sugli Houston Rockets, la squadra più calda della lega, reduce da 8 vittorie consecutive. Partita vinta solo all’overtime che ha visto una buona prova di Jermaine O’Neal, partito titolare visto il perdurare dei problemi alla spalla di Andrew Bogut, e anche il debutto di Steve Blake, acquisito solo poche ore prima dai Lakers in cambio di Kent Bazemore e MarShon Brooks. Sempre il 35enne O’Neal è stato poi il principale protagonista anche nella vittoria alla Oracle Arena contro i Nets guidando gli Warriors con 23 punti e 13 rimbalzi (l’ultima volta che guidò la sua squadra in punti e rimbalzi fu nel 2008). La corsa ai playoffs nella Western Conference è molto complicata, infatti al momento la squadra di Mark Jackson ha in mano la settima posizione e con 6 partite ad est in un breve road trip (iniziato con la vittoria a Detroit concedendo solo 13 punti (5/24) ai Pistons nell’ultimo quarto e con 1 persa contro i Bulls con nessuno starter in doppia cifra, cosa che non accadeva dal 1999) si vedrà se il cammino sarà ancora proficuo come nel road trip di gennaio (chiuso con 6W-1L).

Gerald Green (Kim Klement/USA Today Sports Images)

Gerald Green (Kim Klement/USA Today Sports Images)

A breve distanza seguono i Phoenix Suns (33W-24L) reduci da un periodo alquanto altalenante tra vittorie in trasferta nonostante serate storte al tiro, vedi la W al Pepsi Center con appena il 37% al tiro ma con un sontuoso Gerald Green, a vittorie casalinghe contro avversari importanti come la vittoria netta con oltre 20 punti di margine contro i San Antonio Spurs, fino a sconfitte brucianti, vedi L casalinga contro i Rockets in una partita folle decisa solo nell’ultimo minuto, nonostante i Suns fossero volati sul +11 nell’ultimo quarto grazie a Goran Dragic e a Gerald Green mattatori nei primi tre quarti, e a sconfitte inattese, come la L casalinga contro i non irresistibili Timberwolves crollando ancora una volta negli ultimi 8′ di gioco subendo un 24-6 di parziale e la sconfitta di ben 23 lunghezze nel back to back a Salt Lake City contro i Jazz, squadra dal record casalingo negativo. Con queste tre sconfitte consecutive il record della squadra di Jeff Hornacek è paurosamente precipitato all’ottavo posto con Memphis che inizia a far sentire il proprio fiato sul collo, essando ad una sola partita e mezzo di distacco.

DaMarcus Cousins contesta a modo suo una chiamata arbitrale (AP Photo/David Zalubowski)

DaMarcus Cousins contesta a modo suo una chiamata arbitrale (AP Photo/David Zalubowski)

Chiudono la Division e la Conference i Sacramento Kings (20W-37L) e i Los Angeles Lakers (19W-39L) con la squadra di Michael Malone che dopo la vittoria all’overtime contro i Knicks è riuscita ad infilare una serie di buone partite, a partire dalla sconfitta interna contro gli Warriors maturata solo nell’ultima frazione, fino alla vittoria al Pepsi Center di Denver in back to back dopo aver battuto i Celtics la sera prima, grazie ai 33 punti e 6 assist di Isaiah Thomas, affiancato dai 32 e 11 rimbalzi di Rudy Gay e dai 27 punti, 9 rimbalzi e 5 assist di DeMarcus Cousins, un record per un trio dei Kings negli ultimi 35 anni. Purtroppo però dopo queste buone prestazioni ottenute tenendo gli avversari sotto i 100 punti segnati è arrivata la “Caporetto” interna contro i Rockets concedendo ben 42 punti nel solo quarto iniziale (di cui 22 al solo James Harden) con il povero Ben McLemore, ritornato titolare dopo la trade che ha portato Marcus Thornton ai Nets in cambio di Jason Terry e Reggie Evans, incapace di contenere il n°13 dei Rockets.

Kent Bazemore in maglia Lakers.

Kent Bazemore in maglia Lakers.

Situazione ben peggiore in casa gialloviola con la squadra di Mike D’Antoni martoriata dagli infortuni e privata di uno degli elementi più positivi in questa grigia stagione come Steve Blake. Una squadra sempre più in difficoltà e crollata completamente a picco nel ritorno di Dwight Howard allo Staples Center subendo ben 134 punti dai Rockets (peggior sconfitta interna contro Houston nella storia Lakers) e sebbene la W interna contro i Celtics abbia interrotto la striscia di 8L casalinghe consecutive, la più lunga nella storia della franchigia, la vittoria contro una diretta rivale per la Lottery (vero obiettivo attuale per i Lakers) maturata solo con un ultimo quarto da 38-18, in una partita che ha visto il ritorno sul parquet di Pau Gasol dopo 7 partite ai box e un buon debutto di Bazemore e Brooks, non può certo far gioire l’ambiente. Un ambiente in cui morale e serenità sono ai minimi storici, vista anche la grande incertezza futura. Alla buona prova contro i Celtics hanno fatto seguito le sconfitte contro Nets, Pacers e Grizzlies e con un calendario non certo favorevole (Blazers, Clippers, Thunder e Spurs due volte) il record gialloviola continuerà ad essere tra i peggiori della Conference nelle prossime settimane.

HOT – Jamal Crawford prima dell’infortunio contro i Rockets stava viaggiando a 27 punti (51% al tiro e il 47% da 3) e 3.5 assist, inclusi canestri pesanti contro Thunder e Pelicans. Anche Gerald Green ha alzato le proprie cifre nelle ultime settimane toccando i 22 punti (45% al tiro) e 5.2 rimbalzi, con l’high toccato al Pepsi Center con 36 punti e 5 rimbalzi.

NOT – Stenta a decollare Jared Dudley, ormai rimpiazzato in quintetto da Matt Barnes. Per l’ex Suns soli 3.8 punti (35% al tiro, 28% dall’arco) nelle ultime settimane, ma soprattutto enormi difficoltà sui due lati del campo e un utilizzo in calo

LOSING EFFORTGoran Dragic ha tentato in tutti i modi di guidare i Suns alla vittoria contro i Rockets ma a nulla è bastato il career high da 35 punti (14/20 al tiro), con un 2°quarto mostruoso da 7/7 al tiro (5/5 da 3) e 19 punti segnati.

NUMBERS – Markieff Morris ha messo a referto 21 punti, 5 rimbalzi, 5 assist, 3 recuperi e 2 stoppate nella vittoria interna contro gli Spurs in appena 25′ di gioco. Soli 3 giocatori nella storia del gioco hanno messo a referto numeri del genere in appena 25′, Larry Bird (nel 1984), Julius Erving (nel 1985) e Baron Davis (nel 2010).


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