Paul e Griffin, le anime dei Clippers

Natale non ha portato bene ai Los Angeles Clippers, perdenti sia la notte del 25 che del 26 dicembre, anche se ciò non ha compromesso il primo posto nell’agguerrita Pacific Division. La squadra di Chris Paul, 20,2 punti e 11,2 assist nelle ultime 6 gare, continua a guardare dall’alto verso il basso le avversarie di Division, ma non sta brillando per continuità di rendimento. Non ha aiutato il calendario che hanno contrapposto i Clippers a Warriors e Trail Blazers in back to back, tra Natale e Santo Stefano, forse le due squadre più in palla fino a quel momento. Blake Griffin non si è mai tirato indietro, viaggiando ad oltre 27 punti e 11 rimbalzi di media, sia che ci fosse da affondare la palla nel cesto che ci fosse da marcare il territorio in modo virile (come ha dimostrato la sua espulsione nella gara contro i Warriors). L’assenza di JJ Reddick pesa più che mai per i meccanismi e gli equilibri di coach Doc Rivers, che deve spremere Jamal Crawford (uno dei più utilizzati con oltre 36 minuti di media in campo) salvo trovarsi scoperto in panchina, dove – ad eccezione di Darren Collison, 11,0 punti di media – Matt Barnes, Willie Green e il nuovo arrivato Stephen Jackson stanno dando un contributo marginale.

il segreto meglio nascosto attualmente in NBA: Miles Plumlee

Continuano a sorprendere i Phoenix Suns, saldi al secondo posto in division. I “Soli” dell’Arizona nelle ultime due settimane hanno perso una sola partita (contro i Warriors) e non sembrano avere cali di rendimento, nonostante le previsioni di inizio anno lasciassero presupporre ad un anno di transizione e tanking spinto per accaparrarsi chances di scegliere in alto al prossimo draft. A Phoenix ci hanno preso gusto e spinti dall’energia del duo di guardie titolari Eric Bledsoe e Goran Dragic ogni avversario che hanno incontrato sul loro cammino è stato ridotto in polvere (ad eccezione della gara del 20 dicembre vinta di 4 lunghezze sui Nuggets, le ultime 4 vittorie hanno avuto uno scarto medio di 18,75 punti). Il segreto di questi Suns pare essere Miles Plumlee, in doppia doppia di media a 11.2 punti e altrettanti rimbalzi ad allacciata di scarpe nelle ultime due settimane, protagonista di una gara da 17 punti e 20 rimbalzi contro i Lakers lo scorso 23 dicembre. I Suns fanno del gioco corale, della difesa e dalla capacità di alzare il ritmo il loro punto di forza: ben 6 giocatori in doppia cifra di media, il settimo, PJ Tucker che non ci va troppo lontano. Il lavoro che sta svolgendo Jeff Hornacek, all’esordio su una panchina NBA, è sotto gli occhi di tutti ed è un’ottima referenza per concorrere al premio di Coach of the Year.

David Lee ala dei Warriors

I Golden State Warriors sono considerati una squadra a trazione anteriore, grazie alla presenza del duo composto da Stephen Curry e Klay Thompson ma se nelle ultime 7 partite hanno perso solamente una volta, molto lo devono a David Lee, autore in questo lasso di tempo di medie irreali e di un impatto devastante. L’ex Knicks ed il ritorno in lineup di Andre Iguodala dopo aver recuperato dai problemi muscolari che lo hanno tenuto fermo per qualche settimana sono stati il propellente che fa dei Warriors la squadra con la striscia attiva di vittorie più alta – ben 6 – in questo momento. Il contributo di Iguodala esula dalle mere cifre che per lui parlano di 7,7 punti in 29,4 minuti di utilizzo da quando è tornato in campo, perchè la sua capacità di essere il collante ideale tra gli “Splash Brothers” e il reparto lunghi è indispensabili nell’economia di gioco dei Warriors. A corollario di tutto c’è Stephen Curry che continua a entusiasmare per il suo gioco sbarazzino, 18,4 punti di media e 11,1 assist (con la perla del career high, 16, raggiunto nella vittoria contro i Phoenix Suns del 27 dicembre, in cui ha peraltro piazzato la seconda tripla doppia stagionale), ma che sta trovando enormi problemi di continuità al tiro, come dimostra il 37% dal campo nelle ultime due settimane. Ci sarebbero pure da spendere due parole per Dreymond Green – giocatore al secondo anno che nello scacchiere di Mark Jackson ricopre i due ruoli di ala in uscita dalla panchina – che sta viaggiando a 18,1 minuti a gara in cui produce 4,9 punti e prende 5,0 rimbalzi di media, numeri che non dicono della sua capacità e freddezza di mettere triple e canestri importanti nei momenti topici in alcune della ultime vittorie.

Ore contate in maglia giallo-viola per Gasol?

Male, molto male i Lakers, giunti alla loro sesta sconfitta consecutiva – non vincono dal 20 dicembre – e con il morale a terra per i ripetuti infortuni che stanno decimando il roster. Al momento i lacustri devono fare a meno di Kobe Bryant, Steve Nash, Steve Blake a cui negli ultimi giorni si sono aggiunti Xavier Henry e Jordan Farmar. Gli stessi Pau Gasol e Chris Kaman sono convalescenti: il primo fermato per qualche gara a causa di un infezione respiratoria, il secondo a mezzo servizio per un problema alla caviglia. A nulla valgono i punti messi che mette a referto Nick Young, 22,3 di media nelle ultime 7 partite ma tirando il 40% dal campo su oltre 18 tentativi a sera. Le note liete per coach Mike D’Antoni sembrano essere i veterani e gregari Jodie Meeks e Jordan Hill, che stanno tirando su i loro massimi in carriera per quanto riguarda la media punti, nel dettaglio delle ultime due settimane rispettivamente 13,9 e 10,3 punti di media. Questo potrebbe essere lo spartiacque della stagione dei Lakers: il sogno di agganciare i playoff, per quanto lodevole visti gli sforzi profusi dai giocatori, potrebbe essere accantonato con l’obbiettivo di iniziare a pianificare la prossima stagione. Tradotto in parole povere, dedicarsi al tanking e magari cedere entro la deadline il contratto di Pau Gasol per risparmiare qualche soldo. In questo senso vanno interpretati i rumors che vedono i Lakers coinvolti nell’affaire che potrebbe portare in California Andrew Bynum ed il suo contratto non del tutto garantito che i Cleveland Cavaliers stanno in tutti i modi cercando di piazzare altrove.

l’asse portante di Sacramento: Thomas, Gay e Cousins

Rimanendo in California, i Kings sono ultimi in Division e si combattono con gli Utah Jazz l’ultimo posto nella Western Conference. Ad eccezione della campagna indetta da coach Mike Malone e la stampa di Sacramento di portare DeMarcus Cousins all’All Star Game, quella dei Kings rimane l’ennesima stagione priva di senso compiuto. Eppure motivi di interesse continuano a esserci nella capitale dello stato della California. La trade che ha portato Rudy Gay a Sacramento da Toronto, dopo un primo periodo di assestamento, nelle ultime 6 gare ha prodotto 3 vittorie e altrettante sconfitte e dotato coach Mike Malone di un realizzatore capace ma non sempre efficace. Gay assieme a Isaiah Thomas e DeMarcus Cousins viaggia a oltre 20 punti di media, ma la suddetta trade ha sbilanciato gli equilibri di un roster che oggi presenza carenze sul perimetro e sovraffollamento in area. Rimangono una della squadre più divertenti da guardare in singola serata perchè il talento è tanto benchè non sia del tutto omogeneo, ma restano pur sempre la peggior difesa della NBA. Chi sta soffrendo il nuovo corso sono Ben McLemore e Derrick Williams. Il rookie da Kansas ha trovato spianata la porta del quintetto, ma sta giocando un basket non suo e le sue difficoltà sono evidenziate dagli appena 8.7 punti che mette a referto e dal peggior plus/minus di squadra nelle ultime due settimane. Williams, arrivato solamente un mese fa dai Minnesota Timberwolves, dopo un primo periodo positivo sembra in forte involuzione, incapace di trovare i propri riferimenti nelle nuove rotazioni dei Kings.

HOT. Un David Lee formato extralarge, da 22.9 punti e 9.4 rimbalzi ad allacciata di scarpe nel momento in cui i Golden State stanno risalendo la china nella Division puntando al secondo posto che appartiene ai Phoenix Suns.

NOT. Derrick Williams nelle ultime 6 partite sta viaggiando 3,3 punti di media in oltre 20 minuti di utilizzo tirando appena il 40% dal campo. L’arrivo di Rudy Gay gli ha tolto spazio e sicurezza. Non meno di 20 giorni fa era un giocatore da 12 punti di media, in oltre 27 minuti con quasi il 50% dal campo da quando, il 29 novembre, esordì in maglia Kings.

LOSING EFFORT. Non sono bastati i 35 punti e gli 11 rimbalzi di Blake Griffin e i 34 punti con 16 assist di Chris Paul ad evitare la sconfitta dei Clippers sul parquet del Moda Center contro i Portland Trail Blazers il 26 dicembre in una partita che si è protratta fino all’overtime.

NUMBERS. Gerald Green in queste ultime 6 partite sta tirando con il 47,2% da tre punti su 8,8 tentativi a sera. Una percentuale che sale al 60% (12/20) prendendo in considerazione esclusivamente i corner threes, ovvero i canestri da tre punti dagli angoli, che ne fanno il miglior giocatore NBA in questo fondamentale.


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