Se l’incerta corsa alla Casa Bianca tiene sempre più desta l’attenzione degli americani, altrettanto non si può dire per quella inerente al miglior giocatore dell’anno della NBA. Stephen Curry, infatti, non ha rivali. Altro che Hillary Clinton o Ted Cruz!

Gli exit poll non vengono ormai presi neanche in considerazione, tanto è ampio il consenso di fronte ad un individuo che sta riscrivendo il libro dei record.

Se Curry è “solo” la punta dell’iceberg, non si può, però, sottovalutare quanto di strabiliante continuino a fare altri validi colleghi. Tra le conferme del duo di OKC, Durant-Westbrook e quella di Leonard, tanto per fare tre nomi, registriamo l’ingresso nel prestigioso lotto di DeMarcus Cousins, dominante in campo ma allo stesso tempo difficile da gestire.

1) Stephen Curry

Continua a giocare una pallacanestro a parte.

L’ultimo affresco è datato 3 febbraio. Washington, DC. L’avversario gli Washington Wizards.

Il #30 ne mette 36 nel primo tempo, 51 totali con 11 su 16 da tre e la costante sensazione di pensare (e fare) cose che noi umani non possiamo nemmeno immaginare.

Negli Usa cominciano a porsi un interrogativo: “e se fosse il più grande di sempre?”.

Difficile da dire, ma con il suo way of playing sta cambiando il gioco e, soprattutto, sta emozionando milioni di appassionati ed addetti ai lavori.

Basta cosi?

2) Kawhi Leonard

Ok, se se ne fa una questione di puro talento, non è il secondo miglior giocatore della lega.

Se, però, si fa la tara a quanto il prodotto di San Diego State sia in grado di fare in ambedue le metà campo, siamo probabilmente ai massimi livelli possibili.

Il suo modo di stare in campo, ricorda sempre più quello che aveva Scottie Pippen.

La sensazione, però, è che a differenza dell’ex #33 dei Bulls, diventerà un attaccante ancora migliore.

Tira con il 47,8% da tre punti, percentuale sulla quale in pochi avrebbero scommesso al suo ingresso nella lega. Se gli Spurs, al momento sono la squadra più attrezzata per limitare i Warriors, una grossa fetta del merito va attribuito a Kawhi Leonard.

Russell Westbrook

Russell Westbrook

3) Russell Westbrook

L’ennesima tripla doppia messa a referto contro Orlando (24 punti, 19 rimbalzi e 14 assist), è solo l’ultima di una serie di statistiche che certificano la grande stagione che sta vivendo l’ex UCLA.

Se Curry è il più dotato tecnicamente e Leonard è, per certi aspetti, quello più completo, non c’è invece nessuno che regga il confronto con Westbrook a livello di intensità.

Instancabile, inarrestabile, immarcabile, immarcescibile.

4) Kevin Durant

Ormai si parla di Durant solo in chiave futura. Resterà ai Thunder? Propenderà per Washington? Andrà ai Lakers o entrerà a far parte dei Warriors? Tutti questi rumors sono leciti quando si parla di un tale fuoriclasse, ma allo stesso tempo sarebbe meglio se ci si focalizzasse maggiormente l’attenzione su quanto di rilevante sta facendo un giocatore in grado di vincere le partite da solo, letteralmente. Il tiro realizzato allo scadere contro i Magic è la conferma dell’assunto di cui sopra.

5) Draymond Green

In un mondo normale, o meglio, in una squadra normale, il nome di Draymond Green inserito tra quelli dei papabili MVP non dovrebbe mai entrarci. Il nostro, però, continua ad esibirsi in una stagione da giocatore franchigia o quasi. Se non siete d’accordo con questa tesi, date un’occhiata alla voce triple-doppie realizzate: 10 in circa 50 partite. Convinti?

6) Jimmy Butler

Se soltanto un paio di anni fa, vi avessimo detto che in una squadra con Pau Gasol e Derrick Rose il miglior giocatore sarebbe stato Jimmy Butler, probabilmente vi sareste fatti una grossa e giustificata risata.

Il problema, se così vogliamo chiamarlo, è che ad oggi le cose stanno realmente così.

Insieme ad i già citati Leonard e Green, è probabilmente il miglior giocatore per rendimento in entrambe le metà campo. Avrebbe meritato il posto in quintetto al prossimo All Star Game.

7) DeMarcus Cousins

I suoi Kings sono sorprendentemente in corsa per i Playoffs.

Insieme a Rajon Rondo, Cousins forma una coppia tanto disfunzionale quanto, potenzialmente efficace.

Le capacità di segnare e di prendere rimbalzi (4° in entrambe le categorie statistiche) sono aspetti riservati a stelle di prima grandezza. Se oltre al talento, tanto, avesse anche una più sviluppata intelligenza cestistica, parleremmo probabilmente del miglior lungo della lega, Anthony Davis permettendo.

LeBron James

LeBron James

8) LeBron James

Passano le settimane, cambiano gli allenatori (ouch..) ma continuiamo a credere che James sia in gestione prolungata. Gli interessa una ed una sola cosa: vincere il titolo. Che poi riesca a fare tutto, tanto e bene anche gestendosi, è un altro discorso.

9) Andre Drummond

L’area pitturata continua ad essere il suo habitat naturale, almeno fino a quando lo spediscono in lunetta dove continua ad avere difficoltà abnormi. Leggermente meno spumeggiante rispetto alla prima parte di stagione ma i numeri parlano per lui.

Se mettete le monete in un jukebox partono in automatico le canzoni. Se Andre Drummond mette i piedi in campo, altrettanto automatica è la produzione di (tanti) punti ed altrettanti rimbalzi.

10) Kyle Lowry

Tra la sfilza di candidati al 10° posto, Lillard, Thompson, DeRozan, George, Harden, tanto per citarne alcuni, premiamo il playmaker di Toronto, il leader di una squadra che, a parte Cleveland, nell’equilibrata e competitiva Eastern Conference sta avendo maggiore continuità di rendimento.

Partirà playmaker titolare al prossimo All Star Game, scelta obbligata rispetto alla splendida annata che sta vivendo il nostro.