La Southeast è forse la Division più difficilmente pronosticabile della NBA 2014/15, dato che con il ridimensionamento di Miami le gerarchie sono sostanzialmente cambiate. Vediamo però di descrivere uno scenario quantomeno verosimile.:

wizards_logoIn cima. Molto probabilmente saranno Washington e Atlanta a giocarsi la testa della Division. I Wizards, assai ambiziosi dopo l’ottima scorsa stagione, hanno mantenuto quasi intatta l’ossatura della squadra, aggiungendo un elemento di esperienza, oltre che di qualità, come Paul Pierce, che affiancherà Gortat, Nené, Beal (fuori però fino a fine novembre) e Wall nello starting five. Quantità e qualità anche dalla panchina, soprattutto nel settore lunghi, con il confermato Drew Gooden, Kris Humphries, Kevin Seraphin e DeJuan Blair. Qualche incognita, invece, tra i cambi degli esterni, con l’ondivago Martell Webster e l’esperto Andre Miller tra gli elementi più affidabili, e i vari Glen Rice Jr, Otto Porter (che ha saltato la stagione da rookie quasi per intero) e Garrett Temple a cercare di guadagnarsi minuti sul campo.
hawks_logoA dar del filo da torcere a Washington ci saranno gli Hawks, che vengono da una stagione sostanzialmente discreta e hanno il loro principale “acquisto” estivo nel ritorno di Al Horford dall’infortunio. La coppia di lunghi formata dal nazionale dominicano e da Paul Millsap sarà la chiave di questa squadra, che per il resto vedrà in cabina di regia il sempre più affidabile Jeff Teague, in guardia il tiratore “quasi” nazionale Kyle Korver e il collante DeMarre Carroll. Dalla panchina il neoacquisto Thabo Sefolosha opererà da specialista difensivo sugli esterni; sotto le plance è garantita solidità ed esperienza con Pero Antic ed Elton Brand, mentre Mike Scott e Kent Bazemore dovranno portare punti in tempi rapidi. Ci si aspetta la crescita di Dennis Schroeder e John Jenkins, mentre è per ora un punto di domanda il rookie Adreian Payne.

heat_logoMine vaganti. Gli Heat hanno perso LeBron James, e di sicuro non è una perdita da poco, ma hanno deciso di non smantellare, confermando Chris Bosh e Dwyane Wade (da verificare, però, le sue condizioni fisiche a lungo raggio), oltre che Mario Chalmers, Chris Andersen e Udonis Haslem, e aggiungendo elementi di qualità e in cerca di riscatto, su tutti Luol Deng e Danny Granger, ma anche il sorprendente Josh McRoberts, Shawne Williams e Shannon Brown, oltre ai rookie James Ennis e Shabazz Napier, che si giocherà il ruolo di back-up di Chalmers con Norris Cole (sempre che non parta stabilmente quest’ultimo in quintetto, come accaduto in pre-season). Insomma, la squadra è dignitosa, ma è più che un’incognita: potrebbe sorprendere e giocarsi con Atlanta e Washington il primo posto nella Division così come implodere e lottare per non rimanere sul fondo.
hornets_logoMina vagante più “classica”, invece, è Charlotte, che dopo aver raggiunto i playoffs nella scorsa stagione vuole migliorarsi e provare a inserirsi nella corsa per il primo posto. I Bobcats si baseranno ancora sull’asse Walker-Jefferson, ma sono anche stati protagonisti sul mercato: il “cavallo pazzo” Lance Stephenson costringerà Gerald Henderson a entrare dalla panchina, mentre Marvin Williams, forse all’ultima “possibilità” in carriera, affiancherà Jefferson in quintetto; Brian Roberts cambierà Walker, con Gary Neal a operare da “battitore libero”. Discreta profondità anche tra i cambi dei lunghi, tra i quali ci si aspetta la crescita di Bismack Biyombo e Cody Zeller, a cui sono stati aggiunti il rookie Noah Vonleh e un elemento di esperienza come Jason Maxiell. Non bisogna poi dimenticare un Michael Kidd-Gilchrist parso notevolmente migliorato nella metà campo offensiva e che potrebbe essere davvero l’uomo in più di questi Bobcats, con il rookie PJ Hairston che presumibilmente sarà il suo cambio. Squadra profonda e molto interessante, il cui problema principale sarà forse stabilire delle gerarchie, soprattutto nelle rotazioni.

magic_logoSul fondo. Se c’è una certezza in questa division, è la posizione che occuperanno i Magic ad aprile: sul fondo della classifica. Nessuna stella, qualche buon giocatore in attesa della definitiva consacrazione (Victor Oladipo e Nikola Vucevic su tutti), elementi affidabili ma che ormai difficilmente potranno sorprendere (Ben Gordon, Luke Ridnour, Channing Frye, Willie Green) e tante, tante incognite. Oltre ai promettenti rookie Aaron Gordon ed Elfrid Payton, ci sono giocatori che potrebbero esplodere (Tobias Harris), altri che devono ritrovare la “retta via” dopo una stagione sotto le righe (Mo Harkless e Andrew Nicholson) e altri ancora che hanno finalmente l’occasione di mostrare quanto valgono (Evan Fournier, Kyle O’Quinn). La qualità c’è (in potenza, ma c’è), ma manca tutto il resto: se coach Vaughn riuscirà a sfruttare al meglio la freschezza atletica e l’imprevedibilità di una squadra giovane, facendone una squadra “operaia”, tutto (o quasi) può succedere; altrimenti, meglio guardare già al prossimo draft…