Kyrie Irving

Kyrie Irving

Il record. In difficoltà a riemergere dagli abissi in cui sono sprofondati dopo la partenza di LeBron James in direzione Miami, i Cavaliers mandano in archivio la terza stagione consecutiva col 5° posto nella Central Division. E – quel che è peggio – faticano a mostrare i progressi auspicati all’inizio della ricostruzione. Si sapeva che i tempi non sarebbero stati brevi, però le sole 3 vittorie in più della deficitaria stagione passata, affiancate da una percentuale inferiore (29.3% contro 31.8%) vista la maggiore lunghezza del campionato partito senza ritardi, costituiscono un dato poco incoraggiante per il percorso della franchigia. E il finale con 4 successi e 20 sconfitte – per il 3° peggior record assoluto (24-58) – negli ultimi due mesi, specchio di un rendimento e di un impegno precipitati davvero verso il basso, è costato il posto a coach Byron Scott. Il due-volte finalista sulla panchina dei Nets non è riuscito a smuovere molto un roster giovane – in cui è cresciuto nella seconda parte Tristan Thompson mentre Dion Waiters, anche per problemi fisici, non ha mai eliminato tutti i dubbi sul proprio conto –, con grossi limiti di qualità e profondità (solo parzialmente compensati con l’inserimento in rotazione di Ellington e Speights arrivati da Memphis a gennaio) ma che ha pagato anche diversi problemi di infortuni. I più pesanti hanno riguardato i due leader, lo sfortunato Varejao – fuori da metà dicembre e fermato per la formazione di un coagulo di sangue, durante l’operazione al quadricipite, che ne ha messo in pericolo l’intera carriera – che solo 3 volte in 9 anni è riuscito a stare lontano dai guai fisici, e Kyrie Irving. Il miglior rookie del 2012 ha saltato 23 partite (infortuni alle dita e ad una spalla), in cui i Cavs sono riusciti a vincere solo 5 volte, mostrandosi troppo spesso smarriti senza la loro guida.

MVP. Scelta obbligata: Kyrie Irving è cresciuto ancora dopo l’entusiasmante stagione di debutto, confermando chiaramente di poter essere determinante in questa lega. Forse la miglior point guard realizzatrice dell’intera NBA, ha prodotto 22.5 punti di media, 4 in più dell’anno passato senza far scendere le percentuali. Ne ha insaccati 40 nella vittoria interna su Boston e ben 41 in una memorabile prova al Garden, persa di un solo punto contro i Knicks. Leadership, capacità di prendersi le responsabilità, talento con la palla in mano per attaccare dal palleggio o tirare da fuori (importante il 39.1% da tre) sono solo alcune delle sue enormi qualità. Qualcuno, non troppo convinto dai “soli” 5.9 assist, lo invita a passare di più la palla, ritenendo troppe le 18 conclusioni di media a partita, ma questo è un discorso che andrà rivalutato quando avrà una squadra più competitiva attorno. Avrà bisogno di irrobustirsi fisicamente, anche per tenere meglio i contatti e allontanarsi dagli infortuni, sempre di natura traumatica, che sfortunatamente lo hanno accompagnato anche quest’anno. Ma, intanto, si avvicina a grandi passi verso la consacrazione ed ha messo in bacheca, con pieno merito, la prima convocazione all’All-Star Game.

Tristan Thompson (Mike Lawrie/Getty Images)

Tristan Thompson (Mike Lawrie/Getty Images)

La sorpresa. L’uscita di scena di Varejao dopo poco più di un mese di stagione ha chiesto uno sforzo supplementare ad un Thompson andato in crescendo col passare delle partite ed ha aperto le porte del quintetto base a Tyler Zeller. Lanciata forse oltre le proprie possibilità, la prima scelta numero 17 da North Carolina ha lavorato bene, dimostrando di essere già abbastanza pronto per essere uomo da rotazione di un frontcourt NBA. Margine di crescita probabilmente non immenso, ma buon atleta, qualche movimento già presente anche se da solidificare in attacco, e un fisico importante da piazzare sotto canestro anche in prospettiva. Buon rimbalzista, sette volte in doppia-doppia, non poche giocando circa 26 minuti di media. Giocatore arrivato nella NBA senza particolari proclami, si è dimostrato più pronto di altri elementi maggiormente pubblicizzati.

La delusione. In attesa di valutare meglio un Dion Waiters alterno, raramente decisivo e chiamato a lavorare sulle scelte di tiro (41% su azione, 31% da tre), la scarsa qualità della panchina è stato uno dei limiti che hanno maggiormente condizionato la stagione di una squadra piazzatasi al 19° posto per efficienza offensiva (104.3 punti segnati ogni 100 possessi) e solo al 27° in quella difensiva (109.4 punti subiti ogni 100 possessi). Virtualmente nullo il contributo di Daniel Gibson, che proprio non riesce a stare in salute, e di Luke Walton, arrivato in Ohio a marzo 2012 di fatto solo per fare il pensionato di lusso. E per loro il cassiere ha sborsato quasi 11 milioni di dollari…

Prospettive future. Per la seconda volta in tre anni, Nick Gilbert, il figlio adesso 16enne del proprietario Dan, ha portato fortuna alla franchigia andando a vincere la Draft Lottery che garantisce la prima scelta assoluta. Ma questo, secondo molti pareri, non è un draft particolarmente ricco. Dunque si pone il primo problema: tenere o cedere la chiamata? Sembra più probabile la prima ipotesi, per le difficoltà a trovare una contropartita adeguata alle richieste di una franchigia che si aspetta in cambio una superstar da mettere in ala (una “scoring forward”), con una scelta in bilico tra Nerlens Noel, Otto Porter, Andrew Wiggins e Ben McLemore (favorito il primo, i dubbi sono legati ai tempi del suo ritorno dall’infortunio). In ogni caso la ricostruzione continuerà passando dal già ufficializzato ritorno in panchina di Mike Brown, che aveva interrotto il proprio rapporto con i Cavs per esigenze superiori ai propri reali demeriti (leggi: il tentativo di trattenere LeBron). L’ex coach dei Lakers torna in un ambiente che ben conosce e con una franchigia che ha portato anche ad una Finale. Ma in una situazione e con una squadra ben diversa. Anche se con lo spazio, vista l’assenza di contratti lunghi e onerosi nel monte salari, per essere grandi protagonisti nel prossimo mercato dei free agent. Con qualche buon rinforzo e una stagione lontana dagli infortuni di Irving e Varejao, il futuro potrebbe tornare a rasserenarsi.