Il record – Sembra ieri che i Falchi della Georgia stazionavano con regolarità tra i bassifondi della Lega. Giovani, inesperti, allenati con mediocrità, capaci di racimolare 13 misere vittorie su 82 gare. era la stagione 2004/2005, sembra ieri. Sette anni dopo di acqua sotto i ponti ne è passata tanta: gli Hawks sono una delle franchigie con la più lunga striscia di partecipazioni consecutive ai playoff, cinque, ma anche una delle poche a non aver mai raggiunto il platonico le finali di conference. La parabola degli uomini di coach Larry Drew pare già entrata nella sua fase discendente, e l’eliminazione per mano dei Boston Celtics subita al primo turno della post-season 2011/2012 non fa che confermare quello che già era un consistente sospetto. Il record di 40W e 26L ha rappresentato un balzo in avanti rispetto al .537 dello scorso anno, ma è forte la convinzione che l’alta percentuale di vittorie sia drogata, perlomeno in parte, dalla pochezza degli avversari proposti dalla Eastern Conference.

MVP – Eternamente in discussione, nel bene e nel male, Josh Smith è riuscito, per una volta, a mettere tutti d’accordo circa il suo rendimento. La stagione appena conclusa lo ha visto salire sul gradino più alto della catena alimentare dello spogliatoio red and navy, al pari di Joe Johnson, registrando le medie migliori in carriera alle voci punti e rimbalzi: 18.8 e 9.6. Non si sono fatti mancare i passaggi a vuoto, sia chiaro, ma con il prematuro infortunio di Al Horford, tenuto ai box da un guaio muscolare al petto, ha sorpreso più di ogni altra cosa la costanza con cui J-Smoove si è caricato di responsabilità nuove, a cui non aveva abituato pubblico e coaching staff. Le percentuali dal campo non hanno brillato, .458 da due e .257 da oltre l’arco, ma tenendo conto anche dei 3.9 assist, delle 1.7 stoppate e delle 1.4 rubate messe a referto di media, la stagione di Smith non può che essere considerata la migliore degli Hawks, e la migliore delle sue otto ad Atlanta.

La sorpresa – Contro qualsiasi aspettativa, se si accantona la candidatura di Josh Smith, appena eletto MVP stagionale, la palma di breakthrough dell’anno va senza dubbio alla power forward, rookie da Cal State San Bernardino, Ivan Johnson. Il percorso che lo ha portato a vestire l’uniforme degli Atlanta Hawks è lungo e tortuoso, e meriterebbe un’approfondita analisi a parte. In pillole: Cal State è stata la quarta alma mater di Johnson, dopo Cisco, LA Southwest ed Oregon; uscito da CSSB nel 2007, Terrible Ivan ha vissuto con la valigia in mano per quattro anni, rimbalzando tra tre franchigie D-League, due team sud-coreani, uno portoricano ed uno cinese prima di firmare il contratto da pro con i Falchi della Georgia. Quello che, nelle attese di tutti, doveva essere il dodicesimo uomo, il meno utilizzato ed il primo ad essere tagliato in caso di necessità, si è rivelato invece un vero e proprio gladiatore del parquet, meritandosi il rispetto dei compagni ed i minuti del coach. 16.7, per l’esattezza, i giri di lancetta che Larry Drew gli ha concesso a partita, con picchi di oltre 25 minuti. Un’autentica rivelazione, un’arma tattica, e l’ultimo degli avversari che chiunque vorrebbe trovarsi contro quando c’è da lavorare sporco sotto canestro.

Prospettive future – Appurato che gli anni migliori di questo gruppo sembrano già passati, la scelta più intelligente sarebbe quella di programmare una graduale rifondazione. Pur con un elevato numero di contratti in scadenza, infatti, i pesantissimi milioni che Al Horford, Joe Johnson e Josh Smith andranno a riscuotere la prossima stagione rendono impensabile la firma di un free agent di primo livello. Le pedine appetibili da mettere sul mercato sono poche, ma una di queste, Josh Smith, potrebbe essere l’asso nella manica da giocare con sagacia, specie in coda ad una stagione da assoluto protagonista. Piange il cuore a pensare a J-Smoove con una canotta che non sia quella della natia A-Town, ma se gli Hawks intendono tenere alto il loro livello di competitività, la sua cessione è una mossa da cui non possono prescindere. Coach Drew, a dispetto, dei rumors, è stato confermato, ed al draft del prossimo 28 Giugno chiamerà, con la consulenza del GM Rick Sund, il pick n°23. Anche in questo caso, in virtù della rara profondità offerta dalla classe collegiale, scegliere bene sarà uno snodo importantissimo per le sorti presenti e future della franchigia.