Derek Fisher e Phil Jackson si ritroveranno a New York. (foto SI.com)

Derek Fisher e Phil Jackson si ritroveranno a New York. (foto SI.com)

La Stagione. Basterebbe la parola “delusione” per riepilogare la stagione dei New York Knicks. La franchigia della Grande Mela ha infatti fatto quanto di peggio potesse per riuscire a non raggiungere i playoff in una Eastern Conference dal livello più basso degli ultimi anni. Nemmeno il tentato colpo di coda finale, con 8 vittorie di seguito a marzo e un record nelle ultime 21 partite di 16 vittorie e 5 sconfitte, è bastato alla truppa di Mike Woodson per risollevare le sorti di una stagione disastrosa che si è conclusa con l’allontanamento proprio di Woodson e la decisione del sempre discusso proprietario James Dolan di assumere come presidente delle operazioni Phil Jackson. L’ex Coach Zen, ora con compiti decisionali molto più importanti che in passato, ha il compito di risollevare le sorti di una franchigia che da troppi anni vive nell’oblio e non riesce a far fruttare il grande potere mediatico a propria disposizione.

MVP. Non che abbia fatto una stagione sopra le righe, ma nella pochezza tecnica proposta dai Knicks, Carmelo Anthony è sicuramente quello che ha fatto qualcosa in più. Losing effort se ce n’è uno, dati i deludenti risultati di squadra, ma Melo rimane sempre l’uomo più pericoloso della sua squadra e un All-Star dalla facilità offensiva abbagliante. Il nativo di Brooklyn ha chiuso la stagione con 27,4 punti a partita, conditi da 3,1 assist e soprattutto 8,1 rimbalzi, che sono anche il suo massimo in carriera, e tirando oltre il 40% da oltre l’arco dei 7,25. A guardare le statistiche, insomma, il solito Melo. Anche se poi a vederlo sul parquet è apparso più svogliato e individualista del solito.

Carmelo Anthony dovrà decidere cosa fare quest'estate (photo by Brad Penner-USA TODAY Sports)

Carmelo Anthony dovrà decidere cosa fare quest’estate (photo by Brad Penner-USA TODAY Sports)

La sorpresa. In una stagione così complessa e in una piazza difficile come New York, la stagione di un rookie dal nome importante come Tim Hardaway Jr è da considerarsi più che positiva. Il figlio dell’ex playmaker di Golden State e Miami ha infatti dato quello che gli si chiedeva di fare: difendere sopra la media della squadra e prendersi tiri dall’arco. Le percentuali non sono state ottime, ma alla fine è riuscito a chiudere la stagione sopra la doppia cifra di punti a partita.

La delusione. Doveva essere la sua occasione per ripartire da una nuova franchigia che gli dava spazio in quintetto da subito e senza le pressioni di essere il primo violino come a Toronto, invece Andrea Bargnani ha nuovamente fallito, dimostrando a tratti anche poca rabbia agonistica. Gli infortuni lo hanno frenato, vero, però nei momenti in cui era sano ha sempre faticato a dare un contributo importante alla squadra, soprattutto in difesa, dove si è più volte distinto per distrazioni tali da far infuriare i compagni di squadra. Per lui sarà fondamentale ricominciare con il piede giusto la nuova stagione, l’ultima del suo contratto da 50 milioni di dollari firmato ai tempi di Toronto.

Prospettive future. È notizia di qualche giorno fa la firma di Derek Fisher come nuovo capo allenatore. L’ex giocatore di Oklahoma City e pretoriano di Phil Jackson nei pluricampioni Lakers, reduce da una Finale di Conference in cui ha ancora giocato minuti importanti (forse troppi), è la pietra su cui New York intende poggiare il progetto tecnico e soprattutto sarà la “longa manus” proprio di Phil Jackson, che ha fatto sapere che passerà molto tempo in palestra con i ragazzi. Questo sicuramente faciliterà il percorso di crescita di Fisher e garantisce il giusto appeal sui giocatori. Per il resto sarà fondamentale capire cosa intenderà fare Carmelo Anthony, che ha l’opzione per uscire dal contratto e pare volerla utilizzare per monetizzare al meglio l’ultimo contratto. Iman Shumpert è l’unica pedina che potrebbe essere sacrificata in qualche trade per ottenere una prima scelta. La parola d’ordine deve essere rifondazione, anche se con il cap ingolfato che si ritrovano e un gran numero di giocatori dal contratto importante e difficilmente scambiabili (oltre all’avere inopinatamente ceduto la loro prima scelta in un draft importante come quello di quest’anno), fanno pensare a un anno di pura transizione in cui si cercherà di capire su chi puntare per il futuro.