Indiana Pacers v Miami Heat - Game TwoLa stagione. Il primo giugno del 2004 si erano spente le ultime speranze di titolo degli Indiana Pacers (sconfitti in finale di Conference da Detroit 4-2). Nove anni dopo, il 3 giugno del 2013 si riaccendono improvvisamente. Perché, nonostante la sconfitta in gara 7 di finale ad Est contro Miami, si è ormai consapevoli che, dal prossimo anno, Indiana potrà lottare costantemente per il titolo. Annata favolosa quella dei Pacers, regular season chiusa col terzo posto ad est (49-32 il record, è stata cancellata la penultima gara contro Boston a causa degli attentati durante la maratona), ma che nonostante tutto non era iniziata nel modo migliore. Infatti, la notizia che Danny Granger avrebbe saltato i primi tre mesi (giocherà solo 5 gare in tutto l’anno) aveva scombussolato i piani di Vogel, che ci ha messo qualche gara prima di trovare il degno sostituto del capitano. Il 3-6 di record dopo le prime nove gare non ha però spaventato la squadra che si è ripresa subito grazie ad una gran difesa (la seconda in NBA per punti subiti). Meno efficace l’attacco (23esimo per punti segnati) che spesso è mancato nei momenti chiave della stagione, soprattutto nelle gare in trasferta, dove Indiana ha addirittura un record negativo (19-21, 30-11 quello casalingo). La grande organizzazione difensiva invece è stata la chiave che ha aiutato a fare tanta strada nei playoffs. Spazzata via al primo turno Atlanta (4-2), in quello successivo sono stati battuti i Knicks (sempre 4-2), ma è in finale di conference che gli addetti ai lavori si sono accorti della vera forza dei Pacers. Insomma, la sconfitta per 4-3 contro Miami sembra essere solo l’inizio come ha poi detto coach Vogel.

MVP. Se Indiana ha avuto un cambio di rendimento dopo le prime nove gare lo deve soprattutto a Paul George che ha innalzato il livello del suo gioco. Difensore spaziale, è migliorato tanto anche in attacco, segnando oltre 5 punti di media in più rispetto alla passata stagione (è passato da 12.1 a 17.4 di media). Ma quello che ha colpito di più è stata la leadership mostrata, ha preso sempre la squadra per mano nei momenti di difficoltà, eccellendo in tutte le categorie (ha dimostrato anche di saper mettere in ritmo i compagni: 4.1 assist di media). Un uomo solo al comando. Menzione d’onore per David West che con la sua esperienza e tenacia ha aiutato tutta la squadra a migliorarsi.

La sorpresa. Ricordate quel ragazzo che l’anno scorso dopo la vittoria in gara 3 di semifinali ad Est contro Miami faceva il gesto del941181_10200298471243021_663508756_n “choke” dalla panchina a LeBron? Quello che giocava solo nel garbage time per intenderci. Quest’anno è cresciuto e con 25 punti e 10 rimbalzi in gara 6 di semifinale ad Est ha mandato a casa New York. Lance Stephenson è la ragione per cui non si è puntato sul mercato per sopperire l’assenza di Granger, ed è stato spesso l’ago della bilancia di Indiana. La sua stagione è stata un continuo migliorarsi, ed è culminata con la partita già citata contro i Knicks. Durante i playoffs ha segnato 9.4 punti a partita, raccogliendo 7.6 rimbalzi. Frank Vogel ha dichiarato che l’anno prossimo Granger sarà di nuovo titolare, ma ha anche sfidato Stephenson a far sì che questo non accada. Dopo quanto visto quest’anno siamo sicuri che la sfida è stata accettata e probabilmente sarà vinta dal ragazzo “nato pronto” (Born Ready è infatti il suo soprannome).

La delusione. Difficile trovare qualcuno che abbia deluso particolarmente, quelli che hanno mostrato un rendimento al di sotto delle aspettative sono indubbiamente DJ Augustin e il resto della panchina. Quando in campo c’erano le seconde linee la squadra entrava subito in difficoltà e prendeva spesso un parziale negativo. Non una notizia confortante se si vuole puntare al titolo dalla prossima stagione. L’unica nota positiva viene da Tyler Hansbrough che entrando in campo ha sempre dato un’energia incredibile, ma si fermava li dato che anche lui offensivamente dava un contributo minimo.

Prospettive future. Il futuro, come già detto, sembra essere roseo ma c’è ancora tanto da migliorare. La prima notizia (positiva) importante per i Pacers riguarda l’ambito societario, infatti ieri è stato comunicato che Larry Bird tornerà ad essere il Presidente di Indiana mentre Donnie Walsh diventerà un consulente di franchigia e Kevin Pritchard rimarrà GM. La seconda (negativa) riguarda il coaching staff, Brian Shaw (assistente di Vogel) è infatti diventato (meritatamente) il nuovo head-coach dei Denver Nuggets. Chi BKmjLlKCQAEd4Gdsarà a sostituirlo ancora non si sa, anche se Nate McMillan sembra essere il favorito. Capitolo roster: nel ruolo di playmaker impossibile che DJ Augustin venga riconfermato e per sostituirlo si dovrebbe puntare al draft (Nate Wolters favorito su Isaiah Canaan dato che assicura più playmaking), anche se i Kings avrebbero offerto Jimmer Fredette in cambio della chiamata n. 23 e il contrattone (3.5 mln per lui sono tanti) di Gerald Green. Vista l’intenzione di tutte e due le parti di trovare un accordo, David West dovrebbe firmare ancora per Indiana (si parla di 20 milioni per due anni), e sempre parlando di lunghi, Tyler Hansbrough sarà restricted free-agent e probabilmente verrà pareggiata qualsiasi offerta. Si cerca inoltre un giocatore capace di segnare ripetutamente dall’arco (Korver e Copeland i nomi caldi). Il ruolo di guardia è attualmente occupato da Danny Granger, ma nonostante Vogel abbia affermato che giocherà titolare la prossima stagione potrebbe essere messo sul mercato, visti i già citati miglioramenti di Stephenson e l’idea decisa di puntare su Orlando Johnson. Indiana vuole essere una contender e il mercato è essenziale per diventare tale, Bird dovrà rimboccarsi le maniche.