(THE CANADIAN PRESS/Chris Young)

(THE CANADIAN PRESS/Chris Young)

La stagione: E’ il 9 dicembre dello scorso anno. Toronto ha perso 11 delle prime 17 partite. Coach Casey non riesce a spremere il meglio dai suoi, le cose vanno male, tutto secondo consueta (ahiloro) tradizione. Serve una svolta, anche a costo di sembrare impopolari. La palla passa così nelle mani del nuovo General Manager, Masai Ujiri, l’uomo che ha fatto grandi i Nuggets di Gallinari. E la svolta, finalmente, arriva. E’ il 9 dicembre quando il G.M. di origini nigeriane, con una mossa sorprendente, cede quello che apparentemente viene considerato il migliore giocatore della franchigia, Rudi Gay, per acquisire dai Sacramento Kings Greivis Vasquez, Chuck Hayes, John Salmons e Patrick Petterson, in una blockbuster trade che vede compiere il percorso inverso, oltre al già citato Gay, a Quincy Acy e Aaron Gray. Da quel giorno, i Raptors che erano non saranno più, da squadra perdente si trasformano in una tra le franchigie meglio allenate e divertenti della Eastern Conference.

Guidati da un Lowry in stato di grazia per tutto l’anno, Toronto cambia letteralmente marcia. DeRozan diventa una delle migliori guardie della lega, Ross esplode definitivamente, la coppia di lunghi Valanciunas-Johnson è tra i migliori duo sotto i tabelloni, Vazquez èil cambio ideale in entrambe le metàcampo per il trascinatore Kyle Lowry. Forte di un più che onorevole record di 48 vittorie e 34 sconfitte, Toronto si presenta con piena fiducia al primo turno dei Playoffs contro i ben piùesperti Brooklyn Nets. Proprio la superiore abitudine degli avversari a giocare in post season, è il fattore che si rivela decisivo e che decreta l’onorevole eliminazione di una squadra che, però, ha saputo divertire e coinvolgere l’intera comunità di Toronto, come hanno dimostrato i numerosi tifosi che hanno sostenuto la squadra attraverso un maxi schermo situato per tutta la durata della serie (arrivata fino a gara 7) al di fuori dell’Air Canada Center.

MVP. Kyle Lowry Non può che essere il #7 l’uomo copertina dei Raptors. La mancata convocazione all’All Star Game ha rischiato di provocare una sollevazione popolare da parte di chi lo riteneva meritevole di un posto tra i migliori 12 giocatori della Eastern Conference. Ha giocato da leader, Lowry, una guida ed una continua ispirazione per un gruppo giovane ma dal futuro assicurato. Non è un caso che, grazie alle sue capacità di playmaking, DeRozan sia ormai ad un passo dalla consacrazione definitiva e Ross sia cresciuto tantissimo. I suoi 17.9 punti di media, uniti ai 7.4 assist certificano le qualità del playmaker dei canadesi. Resta da capire se potrà ripetersi o addirittura migliorare dopo una stagione del genere o se il fatto che fosse unrestricted free agent lo abbia spinto a livelli mai raggiunti prima, data la possibilità di lucrare un nuovo e remunerativo contratto con qualsivoglia franchigia della lega.

La sorpresa. In una stagione che, per certi versi, ha fatto venire in mente ad addetti ai lavori e non i gloriosi tempi della vincenity, ovverosia il periodo in cui Vince Carter vestiva la maglia della squadra dell’Ontario, le sorprese sarebbero più di una. La nostra scelta, però, ricade su Terrence Ross. Soffermarsi soltanto sui suoi tanti highlights (uno su tutti quello relativo all’impressionante schiacciata in campo aperto messa a segno ai danni di Faried in una gara in Colorado contro i Nuggets) sarebbe riduttivo, oltreché erroneo. L’ala di Portland, è migliorato non poco. Sta diventando un giocatore completo, non solo un grande atleta. Non realizzi 10 triple in una singola partita (contro i Clippers, lo scorso 25 gennaio) se non hai lavorato a lungo e con dedizione assoluta su quel fondamentale. Nella serie contro Brooklyn, Ross è apparso in difficoltà, la marcatura su Pierce non ha certo aiutato. I margini di crescita, però, ci sono tutti.

La delusione. Ci pare difficile indicare un giocatore che non abbia brillato, data la grande stagione disputata dai Raptors. Forse, ci saremmo aspettati un contributo maggiore da John Salmons, guardia che avrebbe un più che discreto potenziale offensivo per mettere continuativamente in difficoltà le difese avversarie. L’ex Bulls, però, ha inciso poco, in linea comunque con quanto espresso nelle ultime stagioni. Peccato, perché se se ne fa solo una questione di saper giocare a basket, soprattutto con la palla in mano, Salmons ha poco da invidiare a tanti giocatori, in particolare se si considera la capacità di fare la differenza nelle zone intermedie dell’area avversaria, quelle tra l’arco dei tre punti e la zona pitturata.

Prospettive future. Tutto ruota intorno alla decisione che prenderà Kyle Lowry. Come si è già sottolineato nelle righe precedenti, la point-guard numero 7 è unrestricted free-agent. Ha la possibilitàdi accordarsi con chi preferisce, anche se nelle ultime ore pare che Ujiri possa convincerlo a rifirmare per Toronto, nonostante Miami ci stia facendo più di un pensierino. Diversa la situazione di Greivis Vasquez e Patrick Patterson che diventeranno, invece, restricted free agent, condizione che permette ai Raptors di poterli rimettere sotto contratto anche previa accettazione da parte del duo di offerte provenienti da altre squadre, a condizione che il management canadese pareggi le cifre delle potenziali contendenti. Arduo è pensare che il front office della franchigia non eserciti l’opzione di rinnovo su entrambi, anche se l’eventualità contraria non è da escludere. John Salmons e Amir Johnson, invece, entrambi all’ultimo anno di contratto, sono legati alla cosiddetta Team Option, opzione che consente alla franchigia canadese di poterli rimettere a libro paga. Se su Johnson ci sbilanciamo ed affermiamo che la clausola verrà esercitata, su Salmons nutriamo molti dubbi. Infine, pochi margini di manovra sono legati all’imminente Draft. I Raptors chiameranno con la scelta numero 20 al primo giro e con la numero 37 (via Sacramento) e la 59 (via Oklahoma City) al secondo. Difficile ipotizzare pesche fortunose, anche se i neo campioni NBA in carica, i San Antonio Spurs, insegnano che anche al 2°giro si possono prendere giocatori che cambiano il volto di una franchigia. Il futuro, in ogni caso, è roseo. La squadra è giovane e con enormi margini di miglioramento in Ross, DeRozan, Valanciunas, Johnson. La stoppata decisiva di Pierce in gara 7 ha certamente soffocato l’urlo di gioia dei tifosi e chiuso in anticipo la stagione della formazione dell’ottimo Casey, ma non ha fermato un processo di crescita che crediamo permetterà ai Raptors di migliorarsi significativamente nella prossima stagione.