Brandon Jennings. I "mal di pancia" non condizionano il suo rendimento. Ancora MVP.

Il record: (31W-35L) con il 47% delle vittorie: 365 giorni dopo il nono posto del 2011, i Bucks chiudono la stagione regolare con un risultato fotocopia. Alla fine dei giochi il nono posto, in Wisconsin, ha un sapore amaro e per il secondo anno consecutivo, Milwaukee è la squadra in cima alla classifica delle deluse della Eastern Conference. Per lunghi tratti di questa “atipica” stagione post lockout, Milwaukee è stata in grado di poter conquistare l’ottavo posto e regalarsi la possibilità dei playoffs, ma poi da inizio marzo la truppa di Skiles ha iniziato a perdere qualche colpo e, soprattutto, non è riuscita più a contrastare la crescita esponenziale dei Celtics (arrivati poi fino alla finale di conference). In linea con la stagione 2011, anche in questa stagione i Bucks hanno dovuto fronteggiare i cari e vecchi problemi: la questione infortuni, su tutti quello del suo centro Andrew Bogut (ora a Golden State) e i continui mal di pancia “sportivi” di Jennings, che vorrebbe una piazza più prestigiosa (ma comunque uno dei migliori). Gli arrivi a marzo sulla deadline del mercato di Ellis, Brown e Udoh da Golden State e l’addio di Jackson (rientrato nella trattativa Bogut) hanno provocato un leggero miglioramento alla squadra, ma questi innesti sanno già di lavori per la prossima stagione.

MVP: Brandon Jennings, nonostante l’inizio di stagione fosse stato costellato da mille dubbi legati più alla voglia che a problemi tecnici o tattici, ha dimostrato anche alla fine di questa regular season di essere il migliore dei suoi. Il prodotto di Oak Hill e capitano è la stella della squadra. Quest’anno non è stato intaccato da problemi fisici di nessun tipo e infatti ha giocato tutte e 66 le partite in programma di questa stagione, partendo sempre in quintetto. La guardia ventiduenne ex Virtus Roma, ha viaggiato con 19,1 punti di media con il 41% dal campo e 5,5 assist a partita. Il suo rendimento sul parquet condiziona fortemente anche gli altri. Quando lui è in serata, girano anche i suoi compagni, che gli fanno da contorno e basano il loro gioco sulle sue azioni e coach Skiles avrà fortemente bisogno di lui anche l’anno prossimo. Non ai livelli di Jennings, ma una nota di riferimento la merita anche Drew Gooden. Adattato da centro, il prodotto dell’università del Kansas, ha sostituito Bogut alla grande viaggiando con 26,2 punti di media con il 43% e 6,5 rimbalzi a partita, salvando in molte occasioni la barca Bucks.

Erson Ilyasova. Il turco è definitivamente esploso ed è la sorpresa della stagione Bucks.

La sorpresa: Ersan Ilyasova. Il turco scelto nel draft 2005 e rientrato in NBA dopo l’esperienza turca all’EFES Pilsen nel periodo del lockout, partiva, nelle gerarchie iniziali, da comprimario e riserva di Luc Mbah a Moute e invece, si è trasformato nel giocatore che non ti aspetti, il fattore in più in grado anche di decidere in certe situazione la partita. L’esplosione avvenuta in casa Bucks ha fatto molto contento Skiles che ha “pescato” in panchina il jolly, ora titolare inamovibile. Le cifre di questa bellissima stagione (13 punti di media con il 49,2% dal campo e 8,8 rimbalzi a partita) segnano il definitivo salto di qualità per il 25enne. La partita da incorniciare del turco è da collocare in data 7 marzo 2012, anche se coincide con la sconfitta interna contro i Bulls, dove Ilyasova mise a segno 32 punti con un magnifico 14/18 dal campo e il 77% dal campo più 10 rimbalzi).

La delusione: molte delusioni in casa bucks, ma loro 2 più di chiunque altro: Luc Mbah a Moute e Stephen Jackson. Il primo, prodotto di UCLA, partiva come titolare del quintetto base di coach skiles ad inizio stagione, ma le sue prestazione non proprio convincenti hanno portato alla progressiva riduzione di minutaggio del camerunense in favore del già citato ilyasova e anche le cifre di questa stagione (7,7 punti di media anche e con il 51%) sono il simbolo del passaggio di consegne nelle gerarchie in casa Bucks . La seconda delusione, e forse anche la più grande visto il valore del giocatore, è Sthepen Jackson. La veterana ala piccola poteva e doveva essere il concentrato di esperienza che mista alla freschezza di Jennings poteva rappresentare un binomio scintillante ed invece Jackson non si è mai ambientato al clima e alla realtà del Wisconsin e nonostante le cifre, tutto sommato discrete (10,5 punti di media in 26 partite con il 35%) non è mai risultato un fattore. A marzo infatti è stato tagliato e inserito nel maxi scambio con i Warriors che poi lo hanno girato agli Spurs, realtà forse più congeniale alla condizione attuale del giocatore, che ormai è un comprimario di lusso e non può essere più protagonista, come a Milwaukee speravano.

Monta Ellis e Ekpe Udoh alla conferenza stampa di presentazione. Le ambizioni dei Bucks per l'anno prossimo passano anche da loro.

Prospettive future: l’ottima stagione 2010 conclusasi con il sesto posto e dove coach Skiles trovò un incredibile chimica di squadra, sembra molto lontana e anche questa stagione è stata deludente. Per la stagione 2012/2013 però coach Skiles ha delle basi per poter migliorare il nono posto ed arrivare alla postseason. Innanzitutto la prerogativa numero 1 è tenere a bada Brandon Jennings è fare di tutto per convincerlo a rimanere almeno un’altra stagione. Milwaukee per provare ad essere competitiva ha bisogno di lui. Punto numero 2, le altre certezze nel roster: Ilyasova sembra essersi definitivamente consacrato ed essere un giocatore importante per una realtà come Milwaukee. Gooden in un ruolo non propriamente suo ha messo insieme una stagione più che buona, poi c’è sempre il vecchio Delfino che è ancora lontano dall’essere un ex-giocatore e dalla panchina Mbah a Moute e Dunleavy possono dare una mano. Punto numero 3, gli arrivi nella fase finale di regular season da Golden State. Brown e Udoh potranno dare la prossima stagione un contributo importante dalla panchina, che diventa così abbastanza fornita. Il terzo arrivo, Monta Ellis può essere la vera sorpresa per il 2012/2013, l’ex Warriors (17,6 punti di media con il 43% nelle 21 partite a Milwaukee) è un giocatore importante e per una realtà come Milwaukee è una superstar. I tifosi si aspettano da lui e da Jennings scintille, ora che ha anche messo a posto i problemi extra-parquet. Punto numero 4: le mosse estive. I Bucks hanno una scelta nel prossimo draft in zona medio-alta (la numero 12) che potrebbe permettere di pescare dalla lista degli eleggibili un giocatore non già “affermato”, ma probabilmente di ottime prospettive. Il mercato estivo post draft sarà la chiave delle reali ambizioni dei Bucks. Con una panchina già abbastanza coperta, la franchigia del Wisconsin avrà bisogno di un centro “vero” cosi da far rifiatare anche Gooden che non potrà fare 82 partite da centro con la stessa incisività di quest’anno. Insomma Milwaukee l’anno prossimo non sarà probabilmente una squadra top della Eastern Conference ma se tutto gira nel verso giusto, una stagione da scheggia impazzita come quella fatta da Indiana quest’anno può non essere considerata una follia.