Ancora una volta, la stagione è finita prima del previsto e, ancora una volta, sono stati i San Antonio Spurs a interrompere i sogni di gloria di Durant e compagni che hanno chiuso la cavalcata verso l’anello con un 4-2 in Finale di Conference contro i futuri campioni NBA. La stagione dei Thunder era iniziata nel segno delle riconferme. Allenatore e giocatori più o meno erano gli stessi con l’aggiunta di qualche pepita d’ora scovata dalla dirigenza Thunder. Insomma, l’anno della svolta? No, perché il ginocchio di Russell Westbrook ha permesso al numero 0, sempre più motore di una squadra che senza di lui non sarebbe mai arrivata tanto lontano, di tornare in campo solo a stagione inoltrata. Ovviamente non si può dimenticare l’incredibile stagione di Kevin Durant che gli è valso il primo premio di MVP della sua carriera. Partiamo proprio da KD 35:
MVP
Sarebbe paradossale non dare l’MVP all’MVP. Per cui, ovviamente, scegliamo Kevin Durant che ha chiuso con 32 punti, 7.4 rimbalzi e 5.5 assist. Ma non è tutto. Durant è anche riuscito a giocare 41 partite con almeno 25 punti messi a referto (rompendo il precedente record di MJ). L’emozionante discorso con il quale ha accettato il premio di MVP è solo uno dei momenti splendidi della stagione di Kevin Durant.
La Sorpresa
Steven Adams viene da lontano. Un posto in cui il basket centra il giusto: la Nuova Zelanda. Cresciuto dovendosi confrontare con la mentalità tutta rugbistica e kiwi, Adams è diventato un giocatore durissimo, 7 piedi solidissimi che si sono rivelati fondamentali per la stagione dei Thunder. Pur non essendo dotato di fondamentali naturali, Adams è pessimo cliente quando ci si trova a dover giocare contro di lui in difesa. La palla non è mai persa per lui e più di un giocatore ne ha fatte le spese quest’anno. Adams viene costantemente malmenato sotto canestro ma lui le botte da NBA non le sente neanche, ne ha viste di peggio sui campi da Rugby di Rotorua. Rimane negli annali la sua intervista di commiato alla stagione 2013-2014: “Steven, qual è la cosa che più ti ha impressionato dell’NBA?”, “Sugli aerei ci sono i tavoli! Mai vista una cosa del genere!”. Idolo.
La Delusione
Due sono i giocatori che più hanno deluso in questa stagione targata Thunder. Il primo è Thabo Sofolosha e il secondo è Kendrick Perkins. Se per Perkins, ci ha pensato Steven Adams a coprire gli spazi di Perkins, questo non è stato possibile per Thabo Sofolosha. Sofolosha ha ricoperto un ruolo fondamentale nelle ultime stagioni dei Thunder. La sua capacità di attaccare in contropiede, il suo tiro da 3 dall’angolo e la sua discreta solidità difensiva ne hanno fatto un giocatore determinante. Quest’anno Sofolosha non è stato di nessun aiuto per la squadra chiudendo con 6.3 punti a partita, tanto che Brooks nei playoffs lo ha praticamente fatto uscire dalle rotazioni.
Le prospettive future
Bisogna vincere, e bisogna farlo presto. Kevin Durant ha un altro anno di contratto da 20 milioni di dollari e spiccioli, poi diventerà Free Agents e se si vuole trattenerlo o si vince o si da l’impressione di farlo. Come? Scegliendo con estrema attenzione il supporting cast. Russell Westbrook è imprescindibile. In questa stagione è stato spesso chiaro che il leader in campo è lui, non il 35 che invece deve essere lasciato in pace a fare quello che sa fare meglio: punti, una valanga di punti. Le scelte di quest’estate della dirigenza Thunder saranno fondamentali per capire come si evolverà questa squadra nei prossimi anni.
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