Chris Wright con la maglia degli Iowa Energy (Photo by David Liam Kyle/NBAE via Getty Images)

Chris Wright con la maglia degli Iowa Energy (Photo by David Liam Kyle/NBAE via Getty Images)

Un messaggio di positività che può essere d’esempio e di stimolo per tante persone. E’ quello lanciato da Chris Wright, che nella giornata di ieri ha firmato un contratto di 10 giorni e si è subito allenato con i Dallas Mavericks, interessati a colmare il vuoto nel roster generato col rilascio del mai totalmente convincente Dominique Jones. A prima vista potrebbe essere solo uno dei tanti contratti decadali che le squadre siglano con giocatori giovani da testare in prospettiva o meno giovani presi per colmare lacune causate dagli infortuni di una stagione lunghissima. Invece è soprattutto la notizia dell’approdo nella NBA del primo giocatore affetto da sclerosi multipla.

Una persona dotata di una forza morale fuori dal comune che, solo un anno fa, quando gli fu diagnosticata la malattia, aveva persino grosse difficoltà a camminare. Era in Turchia, stava giocando all’Olin Edirne, quando durante un allenamento nel mese di marzo si ritrovò a perdere il controllo di un piede durante gli scatti. Seguirono, durante la notte, la perdita di sensibilità e l’inizio di dolori e intorpidimento alla mano e alla gamba destra. Non ci fu tempo da perdere, iniziò urgentemente la consultazione di una lunga serie di dottori e specialisti, alla ricerca di una risposta sulle sue condizioni, che non arrivò subito.

Ma, quando arrivò, fu una delle peggiori possibili: sclerosi multipla. Una malattia molto grave, un disturbo del sistema nervoso centrale che nei casi peggiori può anche portare alla paralisi, che sembrava non lasciare scampo. Il responso dei medici turchi era piuttosto chiaro, non c’era più speranza di rivederlo in campo.

E invece Chris li ha voluti smentire. “Mi dissero che non avrei mai più giocato, ma non l’ho mai pensata così. Sapevo solo che ci sarebbe stato da fare un percorso. Ma alla fine sarebbe stata una bella storia” ha detto il 23enne di Bowie, Maryland, che non fa mistero delle proprie condizioni. “E’ una cosa di cui vado fiero, essere il volto di questa malattia ed essere una fonte di ispirazione e motivazione per le persone che continuano a lottare come me. Con questa chiamata dalla NBA ho fatto la storia” ha aggiunto, dopo aver registrato 15.5 punti, 7.0 assist, 4.3 rimbalzi e 1.6 recuperi con gli Iowa Energy nella D-League.

Una carriera che ha mostrato i primi lampi di talento a livello di high-school alla St.John’s College nella capitale (30 punti di media nel 2007) e cresciuta negli anni di Georgetown. Ha finito il quadriennio al college con un’annata da senior nei primi 20 della Big East per punti, assist, recuperi, percentuale da tre e ai liberi. Ma non abbastanza per essere scelto dalla NBA nel 2011, forse non convinta dalle caratteristiche di playmaker non purissimo in un corpo di 1 metro e 85.

Ora la situazione è diversa, tante cose sono cambiate, ma non la voglia di Chris di giocare a basket. Dopo il problema emerso in Turchia, ha ripreso ad allenarsi lo scorso luglio, non ha fatto in tempo dunque a partecipare alle Summer League NBA ma è riuscito a farsi trovare pronto per l’inizio della stagione nella D-League. Ad Iowa stava giocando bene (“E’ stata la strada per affinare le mie qualità”). E Dallas l’ha premiato con questa occasione.

Chris Wright, ai tempi del college a Georgetown

Chris Wright, ai tempi del college a Georgetown

“Chris è stato con continuità una delle migliori point-guard dell’anno in D-League – ha detto il presidente Donnie NelsonHa grande carattere, è molto competitivo, come dimostra la sua capacità di fronteggiare i problemi personali per arrivare fino qui”.

Wright ha raccontato che la malattia ha fortunatamente avuto una regressione, dopo la Turchia non ha più avuto episodi significativi, ma si sottopone a regolari terapie farmacologiche e visita uno specialista per un controllo ogni sei mesi perché ha ben chiara la situazione: “Non ci sono cure che facciano guarire del tutto. Possono esserci recidive. Ma con i miglioramenti fatti e le condizioni del mio fisico – aiutato dal fatto di essere un atleta – si riducono i rischi di ripetere certe situazioni. Parto da qui e vado avanti, vedremo quello che accadrà”.

Non è possibile prevedere se, con Dallas ancora in corsa per uno degli ultimi posti playoffs ad ovest, e quando Chris avrà spazio anche sul parquet ma intanto sarà a disposizione già per la gara di questa notte con San Antonio e comunque può e deve godersi il momento, una grande soddisfazione, arrivata solo poche settimane dopo la nascita del primo figlio, Chris Jr.: “E’ tutto una benedizione”.

Una bella storia, che può essere di ispirazione per tanti nelle sue stesse condizioni e ci fa apprezzare anche il lato più umano dello sport. E che speriamo possa durare più di dieci giorni.