DENVER NUGGETS

Danilo Gallinari
Danilo Gallinari

Arrivi: Darrell Arthur (F), Randy Foye (G), Erick Green (G), Joffrey Lauvergne (F), JJ Hickson (F/C), Timofey Mozgov (C), Nate Robinson (G).
Partenze: Andre Iguodala (G/F), Kosta Koufos (C), Corey Brewer (G/F).
Situazione: L’esonero del Coach of the Year George Karl ha lasciato diverse perplessità e il mercato che ha seguito questa scelta non è certo stato uno dei migliori di sempre. In cabina di regia Lawson e il nuovo arrivo Nate Robinson garantiscono una notevole dose di energia, mentre all’esperto Andre Miller sarà richiesta una gestione più ragionata del pallone. Sotto le plance si attende una maturazione mentale di McGee, che fisicamente ha i mezzi per diventare dominante. I suoi ricambi sono il confermato Mozgov e il neoarrivato JJ Hickson, che rimpiazza il partente Koufos: altra scelta (anche se probabilmente non fondamentale) che ha fatto storcere il naso. Le ali infine, con Gallinari, Faried e Chandler sembrano dare garanzie, infortuni permettendo. Il vuoto lasciato da Iguodala non è facile da colmare e sicuramente Randy Foye non può bastare, e nonostante la grande curiosità di vedere all’opera Brian Shaw l’impressione globale è che rispetto all’anno scorso questa squadra abbia fatto un passo indietro. Ciononostante la franchigia del Colorado resta un’avversaria scomoda per molti clienti, e dovrebbe raggiungere i playoffs senza troppi patemi.

MINNESOTA TIMBERWOLVES

Kevin Martin alla presentazione
Kevin Martin alla presentazione

Arrivi: Kevin Martin (G), Lorenzo Brown (G), Shabazz Muhammad (G), Gorgui Dieng (C), Dublijevic (F/C), Corey Brewer (G), Ronny Turiaf (F/C).
Partenze: Brandon Roy (G/F), Malcolm Lee (G/F), Luke Ridnour (G), Greg Stiemsma (C), Mickael Gelabale (F), Andrei Kirilenko (F).
Situazione: L’affermazione è parecchio rischiosa, considerando i risultati ottenuti dalla franchigia di Minneapolis negli anni recenti, ma questa potrebbe essere la loro stagione. Dove per “loro stagione” s’intende che riescano ad accedere ai playoffs della Western Conference in modo piuttosto tranquillo. Il roster è pieno di talento: aver perso Kirilenko (volato ad est, direzione Brooklyn) è stato un sacrificio sopportabile, considerando che è stato rinnovato il solidissimo Nikola Pekovic. La batteria di lunghi è completata da Kevin Love e Turiaf, gente che se a posto fisicamente garantisce quantità e qualità, in particolar modo il primo dei due. La mente della squadra è Rubio, un altro che se riesce a stare lontano dagli infortuni è in grado di far girare i compagni a mille, e con un cambio come JJ Barea non c’è da preoccuparsi. Martin, prelevato via trade da Oklahoma, seppur discontinuo è un giocatore che rappresenta di sicuro un valore aggiunto (e Shved è più che un ottimo rincalzo), Budinger (che dovrebbe far parte del quintetto titolare) è un elemento affidabile. Se a ciò si aggiungono l’innesto di un atleta come Corey Brewer, in grado di dare un apporto notevole entrando dalla panchina, e del talentuosissimo rookie Muhammad, risulta evidente che questa squadra ha davvero tantissimi punti nelle mani. L’uomo seduto in panchina non si discute (Adelman, uno dei pochi ad aver raggiunto le 1000 vittorie nella Lega), l’unico punto di domanda riguarda la fase difensiva. Ma l’enorme talento di questo giovane roster potrebbe sopperire in modo eccellente a questa mancanza.

OKLAHOMA CITY TUNDERS

Westbrook e Durant, gli artefici della rimonta in gara 4 (Foto: sports.yahoo.com)
Westbrook e Durant

Arrivi: Alex Abrines (G), Steven Adams (F), Grant Jerret (F), Andre Roberson (F), Ryan Gomes (F).
Partenze: Kevin Martin (F), Ronnie Brewer (G/F).
Situazione: Vista la qualità del roster a disposizione di coach Brooks, questo mercato è stato condotto dai dirigenti di Oklahoma col solo intento di limare i dettagli. Dopo aver rinunciato a Kevin Martin, spesso prezioso come sesto uomo, è stato necessario trovare un altro giocatore capace di garantire punti uscendo dalla panchina. Costui è stato individuato in Ryan Gomes, di ritorno dopo una stagione in Germania, ma attenzione anche a Lamb, che, se effettuerà quel salto di qualità che in molti si aspettando, potrebbe assicurarsi il ruolo di sesto uomo togliendosi diverse soddisfazioni. Occhi puntati anche sul rookie Steven Adams: potrebbe essere una sorpresa in grado di rubare diversi minuti all’esperto Perkins. Loro due più Ibaka, ThabeetOrton costituiscono un reparto lunghi abbastanza solido e versatile, seppur poco stellare. Anche se poi gli uomini decisivi, attorno a cui ruoterà tutto, saranno sempre loro: KD e Russell Westbrook. Insomma, il roster è cambiato poco, ma probabilmente è giusto così: questo gruppo è ancora abbastanza giovane ed energico, ma ormai gode di un’amalgama, frutto di anni passati con la stessa divisa addosso, che dovrebbe rappresentare un prezioso punto di forza. Vincere il titolo sarà molto difficile anche quest’anno, ma una finale di conference sembra assolutamente alla portata dei tuoni di Oklahoma.

PORTLAND TRAIL BLAZERS

Dorell Wright, Thomas Robinson, Robin Lopez e Earl Watson presentati alla stampa di Portland (Sam-ForencichNBAEGetty-Images)
Dorell Wright, Thomas Robinson, Robin Lopez e Earl Watson presentati alla stampa di Portland (Sam-ForencichNBAEGetty-Images)

Arrivi: Robin Lopez (C), Terrel Harris (G), Allen Crabbe (G), C.J. McCollum (G), Earl Watson (G), Dorell Wright (G/F), Thomas Robinson (F), Mo Williams (G).
Partenze: JJ Hickson (F/C), Eric Maynor (G).
Situazione: I Blazers, riuscendo a trattenere Aldridge e ad acquisire le prestazioni di Robin Lopez, hanno costruito una frontline di tutto rispetto, in cui l’unica incognita può essere rappresentata dall’apporto della panchina. Se per gli slot di ala Batum dà più di qualche garanzia, e sia Claver sia i nuovi arrivati Wright e Robinson sembrano essere quantomeno all’altezza del compito di rincalzi; la situazione più complessa è quella relativa al backcourt. Il talento immenso di Damien Lillard sarà il punto di riferimento, l’esperienza di Mo Williams garantirà minuti di riposo non troppo dolorosi al Rookie of the Year, per il resto sicurezza ve n’è poca. Tante le possibili soluzioni, poche le certezze: McCollum e Crabbe sono due esordienti ancora tutti da testare a questi livelli, Earl Watson non è mai stato un fulmine di guerra e le 34 primavere alle spalle iniziano a farsi sentire. Difficile, se non impossibile, che Portland possa raggiungere la post season, ma almeno la dirigenza ha dimostrato di voler migliorare quello che l’anno scorso è stato senza dubbio il più grande problema di questa squadra: l’apporto totalmente insufficiente di chi subentrava dalla panchina.

UTAH JAZZ

Favors, Jefferson e Millsap: dei tre è rimasto a Salt Lake city solo il primo
Favors, Jefferson e Millsap: dei tre è rimasto a Salt Lake City solo il primo

Arrivi: Andris Biedrins (C), Richard Jefferson (F), Brandon Rush (F), Trey Burke (G), Rudy Gobert (F/C), Raul Neto (G), John Lucas III (G).
Partenze: Randy Foye (G), Kevin Murphy (G), Al Jefferson (C), Paul Millsap (F), Earl Watson (G), Mo Williams (G).
Situazione: Se le pretese di Utah fossero quelle di vincere nell’immediato il recente mercato sarebbe da bollino rosso, ma ovviamente le premesse sono molto diverse. Si preannuncia un anno di transizione in cui la priorità sarà far crescere i volti nuovi (su tutti il rookie Trey Burke, che probabilmente avrà in mano le chiavi della squadra, senza però dimenticarsi del già noto Favors) senza pressioni eccessive. Ecco che in quest’ottica si spiega il completamento del roster con ingaggi poco qualitativi, come quelli di Richard Jefferson, Brandon Rush e Andris Biedrins in scadenza con Golden State, o di John Lucas III. Quantità più che qualità, insomma, e stagione che inizierà senza alcuna aspirazione e che si concluderà con poche soddisfazioni, ma non si potrebbe pretendere molto di più da una formazione che ha perso in pochi mesi la sua intera spina dorsale: Williams, Millsap, Al Jefferson e Randy Foye. Le parole d’ordine sono valorizzazione dei giovani e ripartire, ma per la seconda bisognerà attendere inevitabilmente la prossima stagione.