Se non è crisi, è comunque un momento difficile per le tre “Big” della Eastern Conference, tanto che una di queste non è nemmeno più presente nei primi tre posti. New York e Miami erano tra le favorite a Est, mentre Atlanta era un po’ a sorpresa riuscita a ritagliarsi un insidioso ruolo da terzo incomodo. E se Knicks e Heat, per distacco, sono ancora ai vertici della Conference, gli Hawks hanno perso la terza piazza, superati dai Pacers (23-14, striscia aperta di 4 vittorie di fila), affiancati dai Nets (21-15, in striscia positiva di 5 vittorie), e insidiati dai Bulls (20-15) e, poco più indietro, da dei Celtics in netta crescita (19-17, striscia aperta di 5 vittorie consecutive).

Il ritorno di Amar'e Stoudemire è coinciso con un record negativo per i Knicks (Foto: bleacherreport.com)

Il ritorno di Amar’e Stoudemire è coinciso con un record negativo per i Knicks (Foto: bleacherreport.com)

Il problema maggiore, per i Knicks (23-13), insieme all’assenza prolungata di Felton e alla scaramucce in campo e fuori di Anthony contro i Celtics, è forse il rientro di Amar’e Stoudemire: oltre al fatto che, comprensibilmente, non è ancora al meglio della forma (9 punti e 3 rimbalzi di media in 20 minuti), il suo rientro ha comunque modificato gli equilibri interni della squadra, e il risultato si vede dal record: dal primo gennaio, la franchigia della Grande Mela ha perso con i Blazers, vinto brillantemente con gli Spurs, vinto con i Kings e poi perso le ultime tre gare giocate con Celtics, Pacers e Bulls, avversari “diretti” dei Knicks in ambito playoffs della Western Conference.
Più delicata la questione per gli Heat (24-11), che non hanno problemi di infortuni o di reintegro di big infortunati, ma si sono semplicemente intoppati dopo Natale e hanno “zoppicato” per tutte le prime due settimane di gennaio, intravedendo la luce in fondo al tunnel solo nella gara di stanotte contro i Kings, squadra tutto sommato modesta seppur in un discreto momento di forma. I problemi per gli Heat sono soprattutto in attacco, che vive e muore con i suoi Big Three, incapace di trovare la minima alternativa: non è un caso che il quasi trentello rifilato ai Kings sia stato opera di ben sei giocatori in doppia cifra, e che il miglior realizzatore, per una volta, sia stato Mario Chalmers, autore di 34 punti con un irreale 10/13 dall’arco. Per il resto, l’altra vittoria convincente è arrivata contro i derelitti Wizards, mentre quelle contro i pur modesti Mavs e Magic sono arrivate solo dopo due overtime. Insomma, nelle ultime 9 gare gli Heat ne hanno perse 5, vinte due a fatica contro squadre non irresistibili e vinte altre due con ampio divario, ma sempre in partite “facili”. La prossima settimana sarà un po’ la prova del nove per capire se la “crisi” è stata superata, dato che l’asticella si alzerà un po’ contro Jazz, Warriors e i comunque insidiosi Lakers.

Louis Williams sta dando un buon contributo agli Hawks (Foto: fan2cbasketball.com)

Louis Williams sta dando un buon contributo agli Hawks (Foto: fan2cbasketball.com)

Passando agli Hawks (21-15), si può dire che sono la squadra più in difficoltà al momento, tra quelle che a Est lottano per i playoffs, con 5 sconfitte nelle ultime 6 gare. L’unica vittoria è arrivata contro i Jazz, seguita dalla sconfitta con i Wizards (alla seconda vittoria consecutiva) questa notte; prima, 4 sconfitte di fila contro Pistons, Celtics, Timberwolves e Cavaliers. Anche in questo caso, come per gli Heat, le sconfitte preoccupano soprattutto perché arrivate quasi tutte con squadre modeste o alla portata. Ora gli Hawks, come detto, sono quarti a pari con i Nets, ma sentono il fiato sul collo dei Bulls e dei Celtics. Più lontani invece i Bucks (18-17), comunque saldamente ottavi, vista la lontananza di Sixers (16-22), tornati alla vittoria stanotte dopo 5 sconfitte consecutive, Raptors (14-22), Pistons (14-24) e Magic (13-23). Già da tempo completamente fuori dai giochi, invece, Bobcats (9-27), Cavaliers (9-29) e Wizards (6-28).

Earl Clark attacca in palleggio Boris Diaw nella sua miglior prestazione stagionale (Foto: lakers.com)

Earl Clark attacca in palleggio Boris Diaw nella sua miglior prestazione stagionale (Foto: lakers.com)

Nella Western Conference, invece, ancora una volta non si può non partire dai Lakers (15-21), sempre più in crisi e a cui, bisogna dirlo, serve ormai un miracolo per poter sperare di entrare nelle migliori 8. Per di più, a tutti i problemi dei gialloviola si sono aggiunti tre infortuni che hanno del tragicomico se si pensa che hanno colpito praticamente in contemporanea Howard, Gasol e Hill, i primi tre lunghi della rotazione. I Lakers si trovano così a dover giocare con lo sventolatore di asciugamani Robert Sacre in quintetto, ripescando Earl Clark dal fondo della panchina (che ha stupito con 12,3 punti, 10,6 rimbalzi e 3 assist di media), reintegrando anche Antawn Jamison e schierando spesso da lungo Metta World Peace. I risultati, però, ovviamente non sono stati positivi: 3 sconfitte di fila contro Rockets, Spurs e Thunder (certo, anche il calendario non ha aiutato), che si sommano alle tre precedenti contro Sixers, Clippers e Nuggets, per una striscia negativa ancora aperta di 6 sconfitte di fila. Considerando che Hill dovrà essere operato e starà fuori presumibilmente per tutta la stagione, e che Howard e Gasol dovranno saltare ancora qualche partita, la scalata dei Lakers verso i playoffs si fa ancora più ardua, per non dire impossibile. Calcolando che nell’agguerrito Ovest servono circa 45 vittorie per arrivare ottavi, i Lakers dovrebbero vincere 30 delle prossime 46 partite per farcela, ovvero tenere un ritmo simile a quello di Thunder e Clippers; al momento è quasi un’utopia.
L’altra notizia a Ovest è lo “stop” dei Rockets (21-17), che dopo 12 vittorie in 15 partite ne hanno perse tre in fila, contro Hornets e Celtics e Sixers. Houston è al momento ottava dietro alle corazzate Thunder (28-8), Clippers (28-9) e Spurs (28-11), alle “contenders” Grizzlies (24-11), Warriors (23-12) e Nuggets (22-16) e a dei sorprendenti Blazers (20-16), una delle squadre più in forma del momento. Alle spalle dei Rockets provano a rientrare i Jazz (20-19), mentre ormai fuori dai giochi paiono i Timberwolves (16-17), i cui problemi di infortuni e acciacchi non fanno ben sperare per il prossimo futuro, i già citati Lakers e i Mavericks (15-23), comunque in leggera ripresa. Sul fondo della classifica, ma non nettamente staccati, rimangono Kings (13-24), Suns (13-26) e Hornets (11-25), che da quando è rientrato Eric Gordon hanno vinto 5 partite su 6.