(fonte cinemavolta.it)

(fonte cinemavolta.it)

Dopo l’abbuffata di gare 7 del primo turno, nessuno “spareggio” nelle semifinali di conference. Ma non sono di certo mancate le emozioni. Ne ha generate molte la sfida tra OKC e Clippers: rimonte incredibili, chiamate arbitrali discusse, con l’alone della vicenda (mai sopita) di Sterling che aleggiava attorno ai losangelini. E’ successo un po’ di tutto con Chris Paul, da sempre uno dei giocatori con maggiore ball handling della lega, che getta alle ortiche due possessi fondamentali in gara 5. Un Paul che, nonostante non abbia avuto lacune di coraggio e personalità, ha però a volte lasciato il proscenio per i possessi decisivi a Jamal Crawford quando ci si sarebbe aspettati, specie nella suddetta gara 5 una maggiore aggressività e leadership. E che dire invece di Russell Westebrook, per la prima volta più sotto controllo rispetto al passato ma capace ancora delle giocate folli (in senso positivo) che hanno spostato gli equilibri nelle partite chiave. Abbiamo visto anche scelte importanti come il Durant da 4 in ampi brani di diverse partite. Scelta, spesso obbligata visto l’infortunio di Ibaka, che rivedremo nelle gare contro gli Spurs. I Clippers hanno pagato la frustrazione, in parte anche in gara 6, cedendo sotto una pressione enorme che a volte anche i Thunder hanno dimostrato di reggere il giusto.

Combattuta a sorpresa anche la battaglia tra Wizards e Pacers con Beal e compagni che escono con l’onore delle armi dalla contesa. Indiana è riuscita a ritrovare in parte qualche momento di buon basket offensivo con un protagonista a turno che è emerso per traghettare gli uomini di Vogel alla finale di conference: l’esplosione di George a quota 39, il solido West di gara 6 ma, soprattutto, un ritrovato Hibbert che ha fornito finalmente un contributo importante su entrambi i lati del campo, proteggendo il ferro come nelle giornate migliori ma anche proponendosi come terminale offensivo di qualità. Ha sofferto anche l’altra finalista ad Est, Miami: il 4-1 finale contro i Nets è ingannevole e nasconde le difficoltà affrontate dai campioni in carica. LeBron ha tirato fuori dalle secche gli Heat con una strepitosa gara 4, ed anche nella partita che ha deciso la qualificazione dei campioni in carica Brooklyn ha gettato la vittoria nel finale. Gli accoppiamenti difensivi spesso infatti erano a favore degli uomini di Jason Kidd che sono mancati però troppe volte nei finali di partita, frutto forse anche della fatica patita dai propri veterani.

Fatica è una parola totalmente sconosciuta agli Spurs che hanno letteralmente dominato Portland. I giovani Blazers, dotati di un ottimo quintetto ma una panchina spesso con poche risorse, hanno pagato le classiche difficoltà da esame di maturità. E contro cattedratici del gioco come i vari Duncan, Parker, Ginobili e compagnia le lezioni si fanno spesso molto dure. Il tempo, il talento e la futuribilità di un gruppo molto interessante sono però dalla parte dei ragazzi di Stotts.

HISTORY REPEATING
Quattro semifinaliste che forse da qualche parte abbiamo già visto. Ad Est si ripete la sfida gladiatoria tra Heat e Pacers che promette ancora una volta scintille. Le chiavi saranno ancora una volta le solite: Indiana proverà a mettere tanta difesa, fisicità, provare a dominare in area colorata. Miami proverà a rispondere con il suo basket: ottime spaziature, provare a giocare spesso in campo aperto allargando l’attacco, tanta transizione per rendere il ritmo difficilmente gestibile ai Pacers. Indiana sembra meno efficace in area colorata rispetto alla macchina da rimbalzo che tanto male aveva fatto lo scorso anno agli uomini di Spoelstra. Mi aspetto che il coach degli Heat provi quintetti più tonici e muscolari, con Andersen, Bosh ma anche molti minuti per Haslem.

Il veterano dei campioni in carica potrebbe essere l’uomo preposto anche per limitare alcune ricezioni ad Hibbert attraverso la sua esperienza e capacità di reggere anche contro avversari di ben altro tonnellaggio. Indiana possiede, a differenza delle altre rivali, un difensore molto speciale come Paul George per provare a rendere la vita un po’ più difficile a King James: per taglia e doti atletiche, forse il migliore nella NBA per provare a limitare la superstella di Miami. LeBron però appare sempre più forte, consapevole della propria superiorità che sembra aumentare ad ogni successo ed ad ogni difficoltà superata. E’ in forma strepitosa e ha sempre più voglia di vincere: tira, difende ed ha una grande aggressività in ogni gara, con un fisico pazzesco che sembra quello del prototipo dell’uomo del futuro. Vogel spera di trovare magari l’antidoto a sorpresa dalla panchina, un contributo importante in attacco di Scola, Watson o Turner potrebbe rappresentare il fattore che cambia l’inerzia della finale ad Est. La mia preferenza resta però per Miami: oltre a James penso che possano salire di livello gli altri grandi protagonisti, Wade e Bosh su tutti, oltre ad Allen già decisivo peraltro contro i Nets. Penso ad una serie comunque combattuta, ma ad una vittoria finale per gli Heat, 4-2.

Combattimento puro, e se possibile anche più equilibrio, anche ad Ovest dove gli Spurs ritrovano OKC dopo la delusione cocente della finale di conference del 2012. I Thunder sembrano fatti apposta per mettere in difficoltà i meccanismi che accarezzano la perfezione dei neroargento. Le mani veloci, l’atletismo pazzesco, la grande fisicità ed il ritmo altissimo sono armi che possono far molto male alla Popovich band. In tutto questo però si inserisce la tegola subita da Scott Brooks che dovrà rinunciare a Serge Ibaka. Sarà un’assenza pesante, e forse decisiva, quella del lungo di passaporto spagnolo. Ibaka, con i suoi aiuti e le sue doti di intimidatore strepitoso avrebbe consentito agli esterni di OKC di poter stare sui tiratori avversari concedendo al massimo penetrazioni dove lui stesso avrebbe fatto buona guardia. Per questo mi attendo ancora quintetti piccoli da parte di OKC che terrà spesso Durant da 4, ma che necessariamente dovrà chiedere gli straordinari ai vari Collison, Perkins ed Adams. Attenzione al neozelandese, uomo di grande durezza ed in crescita che ha dimostrato di poter dare minuti di ottima qualità alla rotazione di Brooks che avrà bisogno di un Reggie Jackson in gran forma per attaccare gli esterni di San Antonio.

Il vero fattore che può rompere ogni equilibrio credo però sia Russell Westbrook. Se il play dei Thunder sarà quello sempre dirompente in attacco, ma anche capace di maggiore controllo e disciplina tecnica, allora per Popovich i danni collaterali alle scorribande del prodotto da UCLA saranno difficili da arginare. Gli Spurs dalla loro avranno il vantaggio di un meccanismo offensivo collaudatissimo: la capacità di allargare il campo, di trovare la soluzione offensiva giusta, le spaziature perfette rendono San Antonio una macchina letale, soprattutto se gli si lascia condurre la danza come gli inesperti Blazers hanno fatto. Se rincorri Parker, che dovrebbe essere della partita in gara 1 nonostante il leggero stiramento, e soci poi diventa davvero difficile riprenderli. Sarà battaglia vera e penso si andrà fino in fondo con gli Spurs che potrebbero spuntarla alla settima.

IL TRIANGOLO, O NO?
Tempo di playoffs ed immediatamente è iniziato il solito valzer degli allenatori. Stan Van Gundy si accomoda a Detroit ma soprattutto è il corteggiatissimo Steve Kerr che trova posto sulla panchina di Golden State. Esito un po’ a sorpresa visto che il lungo corteggiamento dei Knicks, e dell’antico mentore Phil Jackson, sembrava portare l’ex analista della ESPN nella grande Mela. Resta quindi la grande incognita su chi prenderà il posto, tanto ambito ma soprattutto assai scottante, di Mike Woodson a New York. Per il Maestro Zen Jackson diverse alternative e forse qualche scelta a sorpresa ma, soprattutto, c’è da chiedersi se sarà un discepolo del famoso attacco “triangolo” oppure no. “Triangolo no”, decisamente, se il prescelto sarà l’ex coach degli Warriors Mark Jackson i cui metodi ed improvvisazioni sullo spartito mal si abbinano alla “disciplina” del celebre attacco di Jackson. Oppure “triangolo sì”, se la cabina di regia sarà affidata al venerando Derek Fisher, prossimo al ritiro, magari affiancato da altri due veteranissimi come Kurt Rambis e Bill Cartwright, discepoli perfetti per garantire la filosofia applicata al campo da parte del nuovo presidente operativo dei Knicks.

RIHANNA CERCA CASA
Avvistata allo Staples Center o Barclays Center? Clippers, ma anche Lakers e – perché no – Nets? Rihanna appare con disinvoltura nelle sfide playoffs ma sembra non aver ancora scelto la squadra per cui tifare. Non ci meraviglieremmo di rivederla a Miami, e magari ad Indianapolis. In attesa di nuove apparizioni siamo pronti ad altrettante sorprese per provare a svelare l’arcano.