UPS

Kobe Bryant e Andrew Bynum – Per ora il fattore “B&B” sta decidendo, in positivo, la postseason dei Lakers. In gara 1 Andrew Bynum ha dominato la partita al punto tale da entrare nella storia. Innanzitutto ha firmato la prima tripla doppia di Lakers dal 1991 (ultimo a riuscirci fu Magic Johnson) con una prova da 10 punti, 13 rimbalzi e 10 stoppate. In più con 10 stoppate è diventato il terzo giocatore a realizzare una tripla doppia con le stoppate dopo Mark Eaton e Hakeem Olajuwon nei playoffs. In più ha soffiato niente meno che a Kareem Abdul Jabbar il record di franchigia di stoppate. Kobe invece si è “limitato” ad una prova da 31 punti con 11/24 al tiro in gara 1 prima di giocare una strepitosa gara 2 da 38 punti in 39 minuti con 15/29 al tiro. Se il “Mamba” gioca così per gli avversari, anche futuri, arrivare all’anello potrebbe essere molto complicato.

Kevin Durant – Moltissimi addetti ai lavori pensavano che la serie tra Mavs e Thunder sarebbe stata poco più che una passeggiata per i ragazzi dell’Oklahoma, invece Dallas sta facendo di tutto per restare in corsa. Per questo il canestro con cui Durant ha sostanzialmente vinto gara 1 è a dir poco fondamentale. I Mavs sono un avversario agguerrito e perdere il fattore campo avrebbe potuto indirizzare la serie verso il Texas; ora invece OKC si trova a condurre con due partite di vantaggio e potrebbe anche provare il colpo grosso in trasferta.

Paul Pierce – Dopo l’anonima gara 1, chiusa a quota 12 punti ma con un pessimo 5/19 al tiro (anche se con 6 assist), il capitano dei Celtics ha fatto di necessità virtù e, vista l’assenza per squalifica di Rondo, ha guidato i suoi alla vittoria con 36 punti, frutto di percentuali ancora non ottimali (12/26), ma più che compensate dai 14 rimbalzi e dai 4 assist. Se i Celtics vogliono andare avanti nei playoffs, questo è il Pierce di cui hanno bisogno.

Nick Young – Se non l’eroe, è quantomeno il simbolo della pazzesca rimonta dei Clippers in gara 1, rientrati dal -24 negli ultimi 9 minuti di gara (per ulteriori dettagli sul suicidio dei Grizzlies, vedi sotto). In un minuto esatto Young ha infilato tre triple di fila, portando i suoi dal -12 al -3 e rendendo, di fatto, possibile il sogno. Young ha coronato così una buona prova da 19 punti con 6/9 dal campo. E l’ex Wizard ha confermato il suo buon momento di forma in gara 2, chiusa con 11 punti e 4/7 dal campo; nelle due gare il conto dalla linea dei 7,25 è 6/7.

San Antonio Spurs – Dopo aver vinto senza troppi patemi gara 1, gli Spurs annientano i Jazz in gara 2 per 114-83, dopo essere stati in vantaggio anche di 38 punti. Coach Popovich dimostra di essersi pienamente meritato il titolo di Coach of the Year, gestendo alla perfezione i suoi uomini (nessuno oltre i 30 minuti in campo) e concedendo ai Jazz la miseria di 28 punti nei primi 24 minuti. Mattatori della serata, un po’ a sorpresa, il rookie Kawhi Leonard (17 punti, 6/7 al tiro) e Danny Green (13 punti, 4 rimbalzi e 3 stoppate), inarrestabile nel primo tempo. Se le seconde linee continuano a giocare così (anche 11 punti per Neal e 9 per Mills, seppur a partita praticamente conclusa), i “vecchi” Spurs potrebbero arrivare freschi ai turni successivi, specie Ginobili, che è parso prendersi due giornate di “riposo” in queste prime due partite.

DOWNS

Memphis Grizzlies – Ovviamente menzioniamo i Grizzlies non per la vittoria di questa notte, ma per il vero e proprio suicidio messo in atto in gara 1. Dopo aver dominato per oltre tre quarti di gioco, raggiungendo un vantaggio anche di 27 punti, e sul 95-71 a poco più di 9 minuti dalla sirena, Memphis ha letteralmente smesso di giocare, segnando solo 3 punti (di cui 2 a 28 secondi dal termine, con Gay) e concedendo ai Clippers un’incredibile rimonta che ha lasciato basito il pubblico di casa. Come detto, i Grizzlies si sono poi parzialmente rifatti in gara 2, ma è alquanto probabile che gara 1 pesi come un macigno nell’economia di una serie equilibrata come questa.

New York Knicks – Difficile trovare qualcosa di positivo nelle prime due gare di playoffs dei Knicks. Gara 1 è stata una partita addirittura umiliante, i Knicks sono andati sotto anche di 37 lunghezze, e hanno chiuso sotto di 34, in una partita in cui hanno perso ben 27 palloni. Anthony e Stoudemire hanno segnato 20 punti… in due, con un 5/22 complessivo al tiro. Nel secondo episodio della serie le cose sono andate un po’ meglio, soprattutto per Anthony, ma è arrivata comunque una sconfitta. Per ora la difesa di Miami è un ostacolo troppo grande per questi Knicks e l’incompatibilità tecnica tra Melo e Stat è sempre più evidente. Forse a risolvere il problema però potrebbe averci pensato lo stesso Amar’e che si è autoescluso da gara 3 (e forse dal resto dei playoffs) tirando un violento pugno ad una cassa di vetro contente un estintore nel dopo gara 2 per la frustrazione derivante dalla sconfitta. Risultato: una mano piena di tagli che ha avuto bisogno di un piccolo intervento chirurgico. Un gesto quantomeno stupido, che però incredibilmente potrebbe addirittura giovare alla squadra.

Coach Thibodeau – L’infortunio di Rose è stato dettato più dalla sfortuna che da altro e, dopo Rose, probabilmente è l’allenatore dei Bulls il più rammaricato per il lungo stop che aspetta l’ex MVP. Questo però non giustifica la cattiva scelta di “Tibs” che, ben conoscendo i problemi fisici dello stesso Rose, si è comunque ostinato a tenerlo in campo anche quando la partita era abbondantemente chiusa, esponendolo così al rischio di infortunarsi. Rischio che si è poi concretamente realizzato con i tremendi esisti che tutti conoscono.

Orlando Magic – Dopo la vittoria a sorpresa a Indianapolis in gara 1, i Magic sono crollati sia in gara 2 che, soprattutto, in gara 3 sul campo di casa. Naturalmente la mancanza di Dwight Howard, miglior giocatore della squadra seppur in difficoltà nel rapporto con coach e compagni nell’ultimo periodo, è più di una scusante: con la sua assenza i Magic sono praticamente nulli dentro l’area, e tendono a puntare ancora di più sul tiro da tre, che però li sta tradendo (9/24 in gara 1, 8/25 in gara 2, 5/15 in gara 3). “Simbolo” di questo calo è Ryan Anderson, uno dei più seri candidati al titolo di Most Improved Player, che però in queste tre gare segna meno della metà del suo fatturato in regular season, tirando con un pessimo 31% dal campo. È doveroso invece un complimento a Glen Davis, di fatto l’unico lungo puro dei Magic al momento, che sta giocando a un livello altissimo (18,7 punti e 9 rimbalzi di media, 16 punti nel solo secondo quarto in gara 3), pur con uno stile di gioco molto diverso da Howard.

Rajon Rondo – Nonostante la sconfitta, la gara 1 di Rajon Rondo è stata rimarchevole: il play biancoverde ha chiuso con 20 punti e 11 assist, con 10/18 al tiro. Peccato però che la sua partita verrà ricordata per altri motivi. A 41” dalla fine, e con Boston sotto di 4 punti, Rondo ha pensato bene di prendere un doppio tecnico, con conseguente  espulsione, in un episodio che ovviamente ha pesato non poco nel finale di gara. In più il secondo tecnico è arrivato per una spintarella nei confronti dell’arbitro, una mossa pagata a caro prezzo con la squalifica in gara 2. Rondo è un giocatore eccezionale, ma deve crescere ancora molto sotto l’aspetto mentale se vuole tornare a vincere un anello NBA.

Edoardo Lavezzari e Davide Moroni