UPS

Boston Celtics – D’accordo, sulla carta a inizio stagione dovevano essere la terza forza ad Est, ma in quanti dopo averli visti con un record di 5-9 si sarebbero aspettati di vedere Boston vincere 9 dei successivi 10 incontri, sei dei quali (tra cui contro Orlando, due volte, e in casa contro i Pacers) senza Rondo e con l’unica sconfitta, contro Cleveland, decisa da un canestro all’ultimo secondo di Irving? Probabilmente nessuno. Dovevano essere una squadra vecchia e piena di acciacchi ed erano dati per spacciati, ma hanno fatto ricredere tutti grazie a una difesa asfissiante, che nelle nove vittorie non ha mai concesso il 50% agli avversari, e a Orlando addirittura un misero 24%. La carica è stata suonata sicuramente da Paul Pierce, che, con l’assenza di Rondo, si è preso la squadra sulle spalle e pare essersi ripreso dopo il deludente inizio di stagione, e dalla panchina, che, nonostante sia corta, ha dato una grossa mano soprattutto con Brandon Bass e Michael Pietrus.

Jeremy Lin, Nikola Pekovic e Derrick Brown – Giocatori che per motivi diversi in questa settimana si sono messi in mostra. Cominciamo con la guardia di New York, che con tre  prestazioni di fila davvero sorprendenti ha guidato i Knicks ad altrettante vittorie. Nel “derby” contro i Nets, l’ex Harvard ha chiuso con 25 punti, 5 rimbalzi e 7 assist, mentre due giorni dopo, promosso in quintetto, ha ripagato D’Antoni della fiducia con 28 punti e 8 assist. Era dai tempi di Isiah Thomas che un giocatore, alla prima in quintetto, non firmava una prestazione del genere. Infine, la partita di ieri notte contro Washington, chiusa con una doppia-doppia da 23 punti e 10 assist. Anche Nikola Pekovic è un giocatore in netta crescita, dopo una stagione da rookie da 5.5 punti in poco più di 13 minuti di media, sembrava che il montenegrino, dopo aver recitato la parte del leone in Europa, fosse destinato a un ruolo marginale dall’altra parte dell’oceano, ma quest’anno la musica è cambiata. Innanzitutto i minuti giocati sono lievitati fino a 20 e le statistiche ci parlano di un giocatore da 10.2 punti e 5.7 rimbalzi di media. Recentemente, però, Pekovic si è superato, prima con la doppia-doppia da 27 punti e 12 rimbalzi nella vittoria contro i Nets, poi si è ripetuto martedì notte contro Kings con una prova da 23 punti e 10 rimbalzi. Chiudiamo con Derrick Brown, ala al terzo anno dei Bobcats, che nella sconfitta contro Boston ha disputato una partita perfetta, chiusa con 20 punti frutto di un 10/10 dal campo quantomeno inusuale per un giocatore dal ruolo tutto sommato marginale come lui.

Kobe Bryant e Paul Pierce – I  giocatori simbolo delle due squadre più titolate della Lega in settimana hanno raggiunto traguardi importantissimi. Kobe Bryant ha superato Shaquille O’Neal nella classifica dei migliori marcatori di ogni epoca. Shaq, che deteneva la quinta piazza, si è ritirato con 28.596 punti segnati in carriera. Ora i prossimi obbiettivi di Kobe sono Wilt Chamberlain e Micheal Jordan, fermi rispettivamente a 31.419 e 32.292 punti. Festeggia anche Paul Pierce, che legittima, come se ce ne fosse bisogno, ancora una volta il suo posto tra i Celtics più grandi di tutti i tempi. “The Captain” infatti ha scavalcato Larry Bird, fermo a 21.791 punti, nella classifica dei Celtics più prolifici di tutti i tempi. Ora Pierce è al secondo posto e davanti a lui svetta solo John Havlicek, arrivato a ben 26.395 punti. Non solo: Pierce si appresta anche a entrare nella top 25 di ogni epoca per punti segnati, dato che al momento la venticinquesima piazza è occupata da Clyde Drexler, ritiratosi dopo aver segnato “solo” 22.195 punti in carriera.

Tony Parker e Monta Ellis – Devono essere i Thunder ad attirare sfuriate offensive da parte delle guardie avversarie, oppure è una semplice coincidenza il fatto che la squadra di Oklahoma abbia subito in due partite la bellezza di 90 punti da due soli giocatori, anche se alla fine il risultato è un po’ diverso nei due casi. Ma andiamo con ordine. 42 sono i punti segnati da Tony Parker (season high), prestazione ancora più da capogiro se si aggiungono i 9 assist smazzati nella vittoria degli Spurs contro Oklahoma City per 107-96, valsa a consolidare il secondo posto a Ovest. Da sottolineare anche il fatto che lo stesso Parker la scorsa notte, ne ha messi 37 (con 8 assist) nella vittoria contro Philadelphia, segno che il francesino è in un buonissimo momento di forma. Sempre contro i Thunder, invece, non è bastato il career high di Monta Ellis, con 48 punti conditi da 7 rimbalzi ed il 62% al tiro; OKC infatti si è impasta per 119-116. Queste due prestazioni danno sempre più la convinzione che uno abbia ancora tanto da dare agli Spurs, e che si possa togliere ancora qualche soddisfazione, mentre l’altro sembrerebbe essere, numeri alla mano, la terza migliore Shooting Guard della Lega e che probabilmente in altri contesti al di fuori dei perdenti (per ora) Warriors potrebbe diventare un cliente fisso dei playoffs.

Detroit Pistons – Presenza quasi fissa nei “Downs” delle scorse settimane, per una volta i Pistons si meritano l’inserimento nella parte “alta” della rubrica, grazie a tre vittorie consecutive (su tre gare giocate) nell’ultima settimana. Certo, gli avversari non erano proprio di cartello (Bucks, Hornets e Nets, in ordine cronologico), ma sempre di vittorie si tratta e, soprattutto, va sottolineato il ruolo da protagonisti di Brandon Knight e Greg Monroe, ovvero il futuro della franchigia. Il primo, autore di una stagione finora piuttosto altalenante, ha messo 26 punti conditi da 7 assist contro i Bucks, mentre il secondo ha tenuto medie di 20,6 punti e 13 rimbalzi (con il 57% dal campo e 2,6 assist) nelle tre vittorie. Sono parsi in crescita anche Rodney Stuckey (13 punti, 4 rimbalzi e 4,3 assist nelle ultime tre) e Jason Maxiell (8+12 contro i Bucks, 10+5 contro gli Hornets), mentre va segnalato il rientro di Ben Gordon la scorsa notte (14 punti con 6/7 al tiro in 21 minuti) dopo 10 partite saltate per infortunio. Forse a Detroit si intravede un lieve bagliore in fondo al tunnel.

 

DOWNS

New Jersey Nets – Dopo la menzione negli “Ups” della scorsa settimana, i Nets hanno ben pensato di smentirci immediatamente, inanellando quattro sconfitte consecutive negli ultimi sette giorni, perdendo sia contro “clienti difficili” come Bulls e T-Wolves, contro i quali non è servita nemmeno la sfuriata di Anthony Morrow (42 punti, career high), sia contro squadre teoricamente più abbordabili, come i Pistons e i derelitti Knicks. Da parte loro, i Nets hanno le scusanti degli infortuni: non hanno ancora potuto schierare Brook Lopez, centro titolare e secondo miglior giocatore della squadra, hanno preso Mehmet Okur per sostituirlo, ma si è rotto anche lui dopo poche, e poco brillanti, partite,e da una decina di gare hanno perso per infortunio anche il brillante rookie Marshon Brooks, uno dei migliori Nets del primo mese di stagione. Oltre a tutto ciò, però, c’è un Deron Williams che predica nel deserto e che spesso è chiamato a fare pentole e coperchi: per intenderci, lo stesso Morrow, dopo i 42 contro Minnesota, ha segnato in totale 17 punti (con 7/24 al tiro) con New York e Detroit, mentre Kris Humphries è giocatore di quantità più che di qualità. Insomma, manca il supporting cast, dato che i panchinari dei Nets, già di qualità non eccelsa, sono costretti a fare i titolari e… alle loro spalle c’è praticamente il nulla.

Denver Nuggets – Anche i Nuggets, dopo essere transitati per gli “Ups” di questa rubrica, entrano ora nei Downs, e anche in questo caso c’entrano non poco gli infortuni, ma quattro sconfitte consecutive sono comunque tante per una squadra nelle prime posizioni a Ovest. I Nuggets, al completo, hanno perso contro i Lakers, poi ne hanno presi 20 da Portland (con Mozgov out ma sostituito alla grande da Koufos) perdendo Nené, hanno perso in casa contro Houston (partita in cui si è infortunato Gallinari, comunque top scorer dei suoi) e, infine, la scorsa notte, sempre in casa, si sono dovuti arrendere ai Mavs. La brutta notizia è che Gallinari potrebbe star fuori per un mesetto buono, quella buona è che Nené è già rientrato (16+10 contro i Mavs), mentre Mozgov dovrebbe tornare in una delle prossime gare.

Memphis Grizzlies – Dopo i playoffs della scorsa stagione, in cui si sono attirati numerose simpatie, ci si aspettava di più da Memphis quest’anno. Complice l’infortunio di Zach Randolph, hanno perso 3 delle ultime 4 gare, e nonostante le sconfitte siano avvenute contro avversari di tutto rispetto come Boston, San Antonio e Oklahoma City ci si aspettava prestazioni migliori anche dal punto di vista del gioco, che è sembrato mancare ogni volta che in campo è sceso Rudy Gay, nonostante quest’ultimo debba essere il leader di questo gruppo giovane. In queste tre sconfitte i Grizzlies hanno concesso in media 96 punti, e le partite sono state perse soprattutto nell’ultimo quarto, quando è mancato un leader che, appunto, dovrebbe essere Gay, ma che negli scorsi playoffs era stato Randolph, ben più a suo agio in questo ruolo. Si attenderà dunque il rientro di quest’ultimo per testare le ambizioni dei Grizzlies.

New Orleans Hornets – Con 4 vittorie all’attivo a fronte di 22 sconfitte gli Hornets sono tristemente ultimi a Ovest e penultimi in tutta la Lega, dietro solo ai disastrosi Charlotte Bobcats. Che il dopo Chris Paul sarebbe stato difficile era scontato e che l’infortunio di Eric Gordon, il principale sostituto di Paul, avrebbe complicato le cose era abbastanza ovvio, ma la squadra della Louisiana sta andando peggio di ogni aspettativa. NOLA, che ha una striscia aperta di ben 7 “L” consecutive, ha il secondo peggior attacco della Lega con solo 87.15 punti di media con la quartultima percentuale al tiro da 3 punti (29.8%). Considerando che in squadra sono presenti giocatori come Marco Belinelli, Greivis Vasquez  e soprattutto Trevor Ariza, questa statistica diventa semplicemente inaccettabile. Sotto canestro poi, saltano subito all’occhio i nomi di Emeka Okafor e Chris Kaman, giocatore in odore di trade, che stanno vivendo la loro peggiore stagione in carriera.

NBA – Chiudiamo con un “Down” dedicato in generale allo staff della NBA che ha deciso di suddividere una stagione di 66 partite in 117 giorni. Infatti è probabilmente questa la causa principale dei tanti infortuni visti finora. Il carico di partite, infatti, è troppo per i giocatori, che non riescono a riposarsi e a recuperare come si deve e rischiano di scoppiare. L’episodio più eclatante è quello di Chauncey Billups, che si è rotto il tendine d’Achille da solo, senza nessun contatto; un infortunio che rischia di fargli finire anticipatamente, oltre la stagione, anche la carriera. Ma Billups è solo uno dei tanti infortunati degli ultimi tempi, la maggior parte dei quali sono nomi illustri come il già menzionato Danilo Gallinari, Dwyane Wade, Rajon Rondo, Chris Paul, Eric Gordon, Zach Randolph, Manu Ginobili (che però si è infortunato in seguito a un contatto) e molti altri. L’NBA doveva pensare che le probabilità di infortunio sono maggiori quando si giocano tutti questi incontri, perché oltretutto ci perde anche lo spettacolo, con partite spesso bruttine sia a causa della stanchezza, sia probabilmente per “timore” di farsi male.

Edoardo Lavezzari, Davide Moroni e Peppe Mura