KANSAS – OHIO STATE: big men a confronto

Il clamore mediatico associato alla grande sfida del Kentucky ha messo in secondo piano la seconda semifinale tra Kansas ed Ohio State, che tuttavia mette in campo diversi giocatori di grande talento, due programmi storici e due ottimi allenatori.  Kansas è alla sua quattordicesima final four (3 titoli nazionali all’attivo), la seconda dell’era Self dopo quella vincente del 2008. Ohio State arriva al massimo palcoscenico per l’undicesima volta, seconda alla guida di Matta dopo la stagione 2007, che vedeva in campo Greg Oden e Mike Conley. I Buckeyes sono alla caccia di un  titolo nazionale che manca dal lontano 1960.  Kansas-Ohio St. è però anche la sfida tra Jared Sullinger e Thomas Robinson, due dei migliori big men del panorama collegiale, che lotteranno fianco a fianco per un posto in lottery al prossimo draft.

Thomas Robinson, comandante dei Jayhawks

LE SQUADRE

Kansas (31-6) ha vissuto una stagione sorprendente viste le premesse iniziali, con la perdita di giocatori chiave come i gemelli Morris o Morningstar. Per questo motivo i Jayhawks non partivano con i favori del pronostico in questa stagione, che ha portato in dote l’ennesimo titolo della Big 12 ed una final four, dopo aver battuto al torneo Detroit, Purdue, North Carolina State e la seed #1 North Carolina. Uno dei maggiori meriti di questa stagione oltre le aspettative va sicuramente a Thomas Robinson, PF atletica, potente e dinamica, che ha elevato il proprio rendimento a livelli impensabili un paio d’anni fa, anche alla luce delle tragedie personali che lo hanno colpito. Il ragazzo ha viaggiato su livelli stellari durante tutto l’arco della stagione, conquistandosi la nomination come giocatore dell’anno e un posto assicurato nella top 5 del prossimo draft NBA. Compagno di reparto di Robinson è il junior Jeff Whitey, 7 piedi dalla modesta carriera, che ha saputo migliorarsi in maniera incredibile, fornendo un contributo difensivo fondamentale in termini di presenza sotto i tabelloni ed intimidazione. Croce e delizia di Bill Self la PG senior Tyshawn Taylor, capace di giocate imprevedibili e di un arsenale offensivo completo, ma anche di palle perse e forzature letali. Il suo contributo alle elite 8 è stato fondamentale per battere North Carolina, in una partita giocata a ritmi elevatissimi. A completare il quintetto le guardie Releford e Johnson, perfetti giocatori di sistema in grado di supportare Taylor nei suoi giri a vuoto. Completano le rotazioni l’esperta guardia Teahan ed il lungo Young, a dare fiato a  Taylor e Robinson.

Ohio State (31-7) non ha dominato la stagione regolare della Big 10 come la scorsa stagione, facendo segnare più di un passaggio a vuoto e perdendo la finale del torneo di conference contro Michigan State. Arrivati al tabellone principale la marcia dei Buckeyes è cambiata, usando il tasso tecnico superiore di Sullinger e Craft per venire a capo di Loyola (MD), Gonzaga, Cincinnati e della #1 Syracuse nella finale del regional.  La stella della squadra è appunto l’ala Jared Sullinger, rimasto per un secondo anno a Columbus per crescere e migliorare sul piano tecnico, specie alla voce tiro. Il risultato di un estate di lavoro ha portato in dote un giocatore molto più asciutto e mobile, con un range di tiro decisamente superiore. I limiti in termini di centimetri restano tuttavia un problema delicato per una PF di poco più di 2 metri che voglia competere a livello NBA, anche per un giocatore con la sua intelligenza e abilità come passatore. A fare compagnia a Sullinger sotto i tabelloni abbiamo Deshaun Thomas, cresciuto in maniera esponenziale rispetto alla stagione precedente sotto il piano dell’incisività e del contributo portato. In cabina di regia Aaron Craft è forse il miglior difensore sulla palla di tutto il college basket, oltre che affidabile metronomo nel costruire il gioco. La limitata produzione offensiva è compensata da tali aspetti positivi, in un team comunque dalla marcata connotazione interna. A colpire dal perimetro ci pensano il veterano Buford, spesso però colpevole di un atteggiamento troppo morbido specie nei finali di partita e Smith, esterno dalla buona mano nella media e lunga distanza. Le rotazioni sono completate dal lungo Ravenel e dalla guardia Siebert, anche se specie nell’ultimo scontro si è visto l’exploit di Amir Williams sotto canestro.

Mentre Sullinger è il leader dei Buckeyes

I COACH

Bill Self (475-157) merita il premio di coach of the year visto il risultato ottenuto considerando il materiale umano a disposizione. Self è non a caso uno dei migliori insegnanti del panorama NCAA, con all’attivo 2 final four ed un titolo nazionale (2008). La sua carriera come head coach è iniziata ad Oral Roberts, passando poi per Tulsa ed Illinois, in un crescendo che lo ha portato sulla panchina dei Jayhawks del post Roy Williams. Il suo stile di gioco privilegia il collettivo ed il gioco corale, rendendolo meno dipendente dal talento a disposizione rispetto a colleghi più blasonati.

Thad Matta (323-95), ha iniziato la sua carriera come head coach nella sua alma mater Butler, passando per un triennio a Xavier fino all’arrivo ad Ohio State nel 2004. Durante le stagioni ad Indianapolis e Cincinnati Matta ha raggiunto risultati da record, portando sia i Bulldogs che i Musketeers ad alcune delle migliori stagioni della loro storia. Come allenatore dei Buckeyes ha conquistato le final four nel 2007 con Oden e Mike Conley.  Grande reclutatore ha collezionato spesso e volentieri ottime recruiting class, spesso portando a casa buoni risultati.

 

LA CHIAVE

La sfida tra queste due potenze del college verterà attorno a due potenziali matchup: il primo tra Thomas Robinson e Jared Sullinger, il secondo tra Aaron Craft e Tyshawn Taylor. Sullinger non ha probabilmente la potenza fisico-atletica per reggere l’urto di Robinson a livello difensivo, per cui la marcatura verrà probabilmente assegnata a Thomas. Viceversa a livello tattico i centimetri di Whitey potrebbero mettere maggiore difficoltà a Sullinger, preservando Robinson da problemi di falli.

Sul fronte delle guardie Aaron Craft è il mastino difensivo perfetto per mandare in confusione Taylor, a conferma di ciò le 7 palle perse causate nella sfida precedente tra i due team, avvenuta lo scorso 10 dicembre. Da questo punto di vista il matchup sembra invece essere favorevole ad Ohio State, con Taylor chiamato ad un effettivo salto di qualità in termini di lucidità e controllo.