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In un’annata di certo non parca di sorprese e incertezze la Big Ten non ha costituito un’ eccezione alla regola, almeno in parte: perché se è vero che, a causa di squadre quali Illinois, Rutgers, Minnesota etc., è stata una delle conference con in assoluto il minor numero di partite considerabili equilibrate (con quattro o meno punti di scarto a fine partita), è altrettanto vero che nessuno avrebbe scommesso su un’Indiana campione della regular season e non sono mancati casi di squadre che col loro andamento altalenante (Ohio St. e Wisconsin) hanno dato alle partite di conference quel grado di imprevedibilità che rende quantomai interessante il torneo della Big Ten al quale ci appropinquiamo. Andiamo a vedere una panoramica della situazione in attesa dell’inizio delle ostilità, che avranno il via la notte di mercoledì 9 marzo.

Come accennato la squadra campione della regular season e che quindi partirà come testa di serie del torneo è la sorprendente Indiana di Tom Crean, rifattosi delle molte critiche giuntegli nel corso delle ultime stagioni con un lavoro che ha messo a zittire anche i più scettici: iniziata la stagione piuttosto male e perso James Blackmon per infortunio gli Hoosiers parevano non più tardi di dicembre una squadra che avrebbe dovuto lottare per un posto al torneo NCAA, ma invece – complice anche un facile inizio di calendario nella Big Ten che ha permesso di guadagnare un po’ di inerzia positiva- durante la regular season Indiana, guidata da una grande stagione di Yogi Ferrell, ha messo a segno un record di 14-3 che le ha dato la testa solitaria della conference. Indiana ha il suo punto forte naturalmente nell’attacco, guidato dal senior di Indianapolis: i ragazzi di Crean sono secondi nella nazione per Effective FG%, quinti per percentuale da tre e noni per Adjusted Offense secondo KenPom.com, tuttavia non manca qualche dubbio con una forse eccessiva dipendenza da Yogi Ferrell e dal suo tiro, nonché dai suoi numerosi viaggi in lunetta che, quando limitati -vedasi contro MSU-, rischiano di portare a disfatte per sé e per la squadra. Dopo lo 0-5 dal campo contro MSU Troy Williams pare aver preso sul serio il ruolo di vice-sceriffo di Ferrell e gli Hoosiers stanno godendo anche dell’ ottimo l’apporto del freshman Thomas Bryant -miglior rimbalzista della partita anche contro il tonnellaggio di Maryland-, centro che però paga spesso l’inesperienza con falli fuori luogo che lasciano gli Hoosiers privi di una degna copertura a rimbalzo: evitare questo nel prossimo mese può vuol dire davvero molto per la squadra.

La squadra che ci sembra più convincente in ottica di vittoria del torneo, nonché tra le favorite per il Torneo NCAA, è però Michigan State: gli Spartans, dopo una striscia di tre sconfitte consecutive a metà gennaio, sembrano essere tornati lo schiacciasassi di inizio stagione, con un Valentine ritrovato e con importantissimi contributi da parte di Bryn Forbes (autore anche di undici triple in singola gara in stagione) in primis, che ci pare poter coprire un ruolo alla Travis Trice per questa MSU, ma anche dai lunghi Matt Costello e Dayonta Davis, freshman che è andato sempre più convincendo nel corso della regular season. A livello statistico gli Spartans sono la prima squadra della nazione per AdjOffense secondo KenPom.com, la 21esima per Adj Defense, nonché tra le prime undici squadre della nazione per percentuale di rimbalzi offensivi (undicesimi) e difensivi (quarti), senza contare che tre delle cinque sconfitte subite sono giunte per un singolo punto, con la sola Iowa in grado di vincere due partite contro MSU ed entrambe con doppia cifra di vantaggio, sebbene una giunta in contumacia Denzel Valentine.

La favorita di inizio stagione sulla carta doveva essere Maryland, ma, se per gli Spartans tutto ci porta a confermare una tesi diffusasi già a novembre (ovvero: MSU è una squadra da Final Four), per i Terrapins il discorso è decisamente più insidioso: il talento della squadra l’ha portata ad essere una delle favoritissime non solo per quanto concerne la Big Ten, ma anche per le Final Four, tuttavia non si può dire che gli uomini di Mark Turgeon abbiano rispettato del tutto le attese,anzi. Il record è comparabile a quello degli Izzo’s, tuttavia quattro sconfitte sono giunte nelle ultime sei partite, compresa la ripassata subita in chiusura di regular season proprio da parte di Indiana, e i Terrapins sostanzialmente non eccellono in nulla se non forse nella protezione del ferro: certo ci sono talenti notevolissimi come Melo Trimble, Jake Layman, Rasheed Sulaimon e il freshman Diamond Stone; tuttavia sono tra le peggiori squadre della nazione per palle perse e allo stesso tempo per recuperi, lo stesso Trimble pare aver perso un po’ di fiducia e efficacia nell’ andare al ferro rispetto allo scorso anno e la squadra ha dimostrato di avere seri problemi nell’ottenere vittorie su parquet avversari (4-6 il record in stagione). Un marzo che si presenta decisamente con più incognite che certezze per i Terrapins, papabili candidati a delusione dell’anno.

Chi è in un grande stato di salute e potrebbe anche puntare ad una vittoria sorprendente nel torneo di conference per assicurarsi un posto migliore al torneo NCAA è senza dubbio Wisconsin: dopo un inizio di stagione pressoché drammatico (otto sconfitte nelle prime diciassette gare) e l’addio di Bo Ryan, i Badgers hanno iniziato a macinare basket sotto la guida dell’ex assistente allenatore di Ryan, Greg Gard, che ora sarà quanto mai grato al grande Bo per l’opportunita concessagli e che probabilmente avrebbe perso a favore di qualche coach più quotato se Ryan avesse lasciato a fine stagione. I Badgers hanno vinto 11 delle ultime 13 partite disputate e ritrovato giocatori cardine per questa squadra come Koenig e Hayes, sebbene quest’ultimo continui ad avere troppi problemi di selezione e percentuali al tiro; allo stesso tempo hanno anche scoperto l’ottimo freshman Ethan Happ nonché il junior Vitto Brown, andandosi a riprendere un posto al Torneo NCAA che pareva a dir poco insperato, ennesimo sintomo di una stagione imprevedibile. Una vittoria al torneo di conference ora non pare una chimera e darebbe un’ ulteriore spinta in ottica Torneo ai Badgers, tuttavia in ogni caso Gard e i suoi possono sorridere, pensando anche alla prossima stagione che verosimilmente non dovrà passare attraverso le intemperie di quest’ultima.

Percorso a tratti simile a quello dei Badgers è quello di Ohio St., sebbene con meno punti alti e maggiori incertezze riguardo ad una partecipazione al torneo NCAA: i Buckeyes sono giovanissimi (solo Marc Loving è al terzo anno, nessun senior in campo), ma hanno la ventitreesima squadra della nazione per Adj Defense e hanno trovato nel sophomore Trevor Thompson un lungo certamente grezzo, ma molto efficace nella difesa del ferro e nella lotta a rimbalzo. La pessima notizia per i Buckeyes è l’infortunio alla spalla di Jae’Sean Tate, terzo per punti in un attacco equilibrato nonché buon rimbalzista, la cui assenza non ha però impedito ai ragazzi di Matta di vincere una buona partita contro Iowa e rimanere in corsa per un seed. Certamente Ohio St. si presenta al torneo di conference come una squadra tra le più motivate, con un organico che però non assicura risultati a sorpresa, sebbene rimanga una delle, a dir la verità poche, mine vaganti del torneo. Concludiamo con due squadre che hanno compiuto il percorso contrario rispetto a quello di Ohio St. e Wisconsin, ovvero Iowa e Purdue: la prima dopo delle prestazioni di inizio stagione altalenanti ha cominciato alla grande il proprio calendario della Big Ten (10-1), salvo poi perdere cinque delle ultime sette partite, mentre i Boilermakers hanno approcciato le gare di conference con una sola sconfitta, ma tra i meandri della Big Ten si sono dimostrati una delle squadre più incostanti della conference, alternando ottime vittorie (contro Maryland ed MSU) a pessime sconfitte (Minnesota; Illinois).

Iowa ha un attacco statisticamente tra i migliori della nazione e un gran realizzatore in Jarrod Uthoff, tuttavia nella striscia negativa appena affrontata ha messo in mostra la completa assenza di panchina, la quale ha prodotto 4 (quattro) punti di media nel corso delle ultime quattro sconfitte. Impossibile andare avanti in qualsiasi torneo con una situazione del genere; a meno di un cambio di rotta repentino Iowa rischia l’ennesimo finale di stagione deludente.

Purdue ha una coppia di lunghi che teme pochi rivali in Hammons e Swanigan, ma è una squadra deficitaria in attacco -dove tira malissimo da tre- con quello che dovrebbe essere il realizzatore di riferimento, Raphael Davis, che alterna ottime partite casalinghe a percentuali disastrose sui campi avversari. Anche qui, come nel caso di Iowa, alcune grosse lacune potrebbero essere fatali fin troppo presto per squadre dotate di talento e caratterizzate da ottime partenze, ma che potrebbero risultare meno pronte e “quadrate” di molte altre al momento decisivo della stagione, durante il quale non sono più ammessi errori.

Qui di seguito riportiamo il tabellone del torneo: difficile immaginare una finale diversa da Indiana-MSU, e sarebbe anche giusto così, tuttavia è marzo e -quantomai in una stagione del genere- fare pronostici è pura velleità.

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