Come un buon antipasto che fa crescere a poco a poco la fame, in vista di un primo piatto squisito e abbondante, il Champions Classic andato in scena la scorsa notte, ha rappresentato uno sguardo su quello che ci ha attende nel corso di questa stagione di college basketball.

Uno dei manifesti del Champions Classic (Credits nationofblue)

Uno dei manifesti del Champions Classic (Credits nationofblue)

Attori di questo evento sono stati a livello di squadra, 4 programmi che legittimamente si possono dare appuntamento per le prossime Final Four Ncaa. A livello di singoli, tutti gli occhi erano puntati sulle tre gemme più belle: Wiggins, Parker e Randle. Ma il Champions Classic, trascende per molti aspetti, l’evento delle singole partite ed i singoli giocatori. A bordo campo, sintetizzati nelle figure dei rispettivi allenatori, ci sono valori che riassumono bene, il college basketball recente, presente e del prossimo futuro. Per quanto riguarda lo spettacolo visto in campo, che possiamo solo tratteggiare in questa sede, sorvolando su altri protagonisti oltre i principali, non sono state per niente disattese le aspettative della vigilia.

Kansas e Duke, hanno dato vita ad una contesa aperta, con un’altissima competitività in campo, tanto che, in qualche momento in campo, le due squadre sembravano giocarsi una finale vera e propria. Hanno prevalso i primi, in termini di punteggio, per 94-83. In termini di pallacanestro, le due squadre non sono affatto lontane come il risultato potrebbe far pensare. Davvero tanto, in quel contesto, hanno pesato le nuove regole sui falli. Duke ne ha risentito più di Kansas e quel 27-35 a favore dei Jayhawks, rapporto tiri liberi realizzati-tiri liberi tentati, ha pesato tanto nell’economia della partita.

I Blue Devils hanno faticato tantissimo nel secondo tempo difensivamente ed il parziale del tempo, 54-41, sintetizza quanto si è visto in campo. Duke è andata sotto a rimbalzo: 39 a 24, a favore dei Jayhawks a fine gara. Duke ancora, non è riuscita a trovare funzionali adeguamenti difensivi nel finale di gara, rispetto ai movimenti avversari, perdendo Wiggins, che ormai sentiva l’odore del sangue e perdendo li la partita. Non ingannino però le loro difficoltà mostrate in quel contesto.

Le due squadre sono lontane dal loro optimum tecnico ed un confronto in questo momento è sbagliato. La Kansas specie del secondo tempo di ieri, è solo una parente di quella mostrata di recente contro Louisiana Monroe. In molti frangenti di quella partita, Kansas ha sofferto molto più difensivamente della scorsa notte. Duke, con il bagaglio tecnico che ha sotto quelle maglie, educando meglio Parker e compagni alle nuove regole sui falli, sarà diversa. Davvero. Anche solo per quel 7 su 18 al tiro da tre di ieri sera che sicuramente migliorerà nella prossime partite. Ci sembra solo più indietro. E la sfida tra le due stelle?

A nostro modesto avviso, in questo contesto, è finita pari. Nel primo tempo Parker ha vinto il confronto sul rivale. Nel secondo tempo, invece a causa del problema di falli che vi abbiamo citato in precedenza, è rimasto in panca nel momento topico della partita, lasciando a Wiggins il proscenio. Nel confronto tra i due ha fatto tanta differenza, la prestazione di Andrew nel secondo tempo: 16 punti dei suoi 22 totali; un’inondazione in pratica per una difesa di Duke, incapace di arginare il suo talento. Parker è solo affondato trascinato dall’intera barca. Al termine di questa contesa, con le due squadre che cresceranno ancora molto, è comunque davvero chiaro fin da ora, quanto la dimensione di pallacanestro di questi due giocatori, Parker e Wiggins, sia davvero unica. Siamo in presenza di due talenti unici.

Nell’altra sfida in programma al Champions, Michigan State e Kentucky hanno dato vita ad una partita più tirata della precedente. Hanno vinto i primi per 78-74, dopo che la gara era iniziata fin dai giorni precedenti alla stessa, con dichiarazioni a distanza tra i due coach. In questa contesa hanno brillato le due rispettive stelle, Julius Randle e Gary Harris. Il primo ha griffato la partita con 27 punti e 13 rimbalzi. Pesano però per lui in una valutazione complessiva, quelle 8 palle perse sul tabellino, sanguinose quando capitano contro Michigan State. Randle ha sentito probabilmente la sfida a distanza con le altre due gemme del proprio pianeta tecnico. I due Harrison, Andrew ed Aaron non hanno brillato particolamente: il primo ha segnato 11 punti ed il secondo 3.

Stona inoltre la gestione dei possessi di Kentucky con Randle, titolare di un 42% dei possessi della squadra contro il 25% di James Young (secondo della squadra dopo Randle per questa statistica). Questo è un aspetto che, pur con sincera ammirazione del talento di Randle, dovrà cambiare per i Wildcats. E anche difensivamente servono adeguamenti rapidi: quei 51 tentativi al tiro da 2 punti di Michigan State, non sono accettabili per una Kentucky con grandi ambizioni. La stessa riflessione vale per le loro 17 palle perse in totale.

Gli Spartans invece, incappati in una brutta serata al tiro, sembrano aver risentito come Duke delle nuove regole sui falli e hanno mandato ben 36 volte in lunetta gli avversari. Un sogno per dei Wildcats che lo scorso anno sono andati veramente poco in lunetta (14esimi nella SEC per FT%). Ci attendiamo sicuramente da parte di Michigan State un migliore lavoro a rimbalzo: hanno perso questa sfida coi rivali per 44 a 32, quando sono notoriamente una squadra che a rimbalzo domina. Gary Harris ha confezionato una prova a tuttotondo: 20 punti e 3 palle rubate. Nell’economia di questa gara, ha probabilmente contato quell’inesperienza assunta quasi da alibi da coach Calipari nelle interviste degli scorsi giorni. Resta il fatto, che di fronte ad un avversario di rango, e con una Michigan State a basso regime, Kentucky ha mostrato alcune evidenti lacune da sistemare con urgenza. L’inesperienza non può essere usata sempre come scusante. Il talento aiuta di certo, ma solo fino ad un certo punto.

Nel contesto di queste due splendide sfide, sono emersi problemi tecnici per ogni squadra, che siamo convinti verranno affrontati fin da subito. Ci dispiace che le nuove regole abbiano influenzato davvero più del previsto due belle partite di pallacanestro. Alla fine comunque, ed è questo che ci premeva, il college basketball ha di nuovo messo in mostra uno spettacolo pirotecnico.