Tom Izzo, vero e proprio killer quando si parla di partite ad eliminazione diretta (al.com)

Tom Izzo, vero e proprio killer quando si parla di partite ad eliminazione diretta (al.com)

Poco da fare, quando arriva marzo ed ogni partita è decisiva non c’è un allenatore più pericoloso di Tom Izzo che anche quest’anno, dopo una regular season mediocre e con un gruppo non tremendamente talentuoso, con l’arrivo dei tornei è riuscito a dare un volto completamente nuovo ai suoi Spartans, portandoli alle Sweet Sixteen per la tredicesima volta nelle ultime diciotto stagioni

Michigan State-Virginia: 60-54

La partita inizia sotto i migliori auspici per Michigan State che apre con un parziale di 15-4 propugnato in particolar modo da Travis Trice e i suoi tredici punti consecutivi nell’arco dei primi 5’30”, con gli Spartans che esprimono al meglio il loro repertorio di contropiedi e gioco di squadra. Virginia non è però certo un collettivo che si lascia impressionare o abbattere da un parziale e, dopo un opportuno timeout, i Cavaliers riportano il duello sul campo che ci si attendeva alla vigilia, ovvero quello della strenua difesa del proprio fortino, della lotta a rimbalzo e della fisicità: non è un caso che ad inaugurare questa nuova versione della partita siano un paio di giocate dell’ “operaio”, nonché difensore dell’anno nella ACC, Darion Atkins ed in particolare la sua stoppata su Ellis III. Michigan State non ha problemi a sporcarsi le mani, ma inevitabilmente il punteggio ne risente e dopo i quindici punti dei primi 5 minuti e mezzo gli Spartans ne segnano otto nel resto della frazione e così, costringendo gli Izzos a diverse palle perse e lavorando ottimamente a rimbalzo offensivo, Virginia riesce a chiudere il primo tempo sul -5 nonostante percentuali al tiro a dir poco oscene (8 su 30). Nel secondo tempo si ripropone un po’ lo stesso canovaccio, con MSU che parte a mille traghettata da un Dawson che, con le dovute proporzioni, fa la sua miglior interpretazione di Lebron James e Michigan State che tocca il +12. Virginia ritrova però l’aggressività che sembrava andata dispersa, per gli Spartans continuano i problemi di falli che limitano due giocatori diversamente fondamentali come Nairn e Valentine e, unendo a ciò le qualche errore di troppo ai liberi per gli Izzos, i Cavaliers riportano la partita in equilibrio. La differenza principale è però che MSU riesce sempre a trovare il contributo di qualcuno dei suoi singoli nel momento del bisogno, che sia una tripla di Forbes o il lavoro sporco in area di Schilling e Costello, mentre per i Cavaliers pesa la mancanza di un go-to-guy capace di una fiammata che riporti ad un possesso di distanza la propria squadra, che si ritrova costanemente a 4-5-6 punti di svantaggio, ma mai più vicina, anche a causa di un Brogdon sotto tono e poco aggressivo. La partita tra moltissimi tiri liberi scivola così via dalle mani di Virginia per andare ad accomodarsi meritatamente tra le braccia di MSU che, dopo la versione più “frizzante” vista contro Georgia, dimostra di essere ancora la squadra capace di lottare in partite brutte e fisiche che abbiamo imparato a conoscere ed amare negli ultimi anni.