Nigel-Hayes

Nigel Hayes (pixgood.com)

Che Nigel Hayes fosse un giocatore interessante e dall’ottimo potenziale lo si era già intuito durante il suo anno da freshman a Wisconsin, quando diede un ottimo contributo per quella che fu una squadra da Final Four lo scorso aprile. Con alcune ottime prestazioni singole (pensiamo ai 17 punti contro Ohio St.) ed in generale un buon feeling per il gioco che lo ha portato subito al titolo di sesto uomo dell’anno nella Big Ten, Hayes si è presto presentato come il possibile futuro del programma. Nonostante ciò molteplici difetti, come naturale che sia, lo caratterizzavano come un giocatore ancora molto limitato e lontano dall’essere realmente decisivo in un ruolo da leader: ebbene, queste stesse manchevolezze dopo le prime sette partite della sua stagione da sophomore sembrano essere pressoché scomparse, grazie a miglioramenti a dir poco sorprendenti persino per i suoi sostenitori più accaniti e ciò che ci dimostrano anche le statistiche è un salto di qualità davvero impressionante.

Sì, perché Nigel avrebbe potuto accontentarsi del proprio talento naturale migliorando letargicamente nel corso di quattro anni privi di passione, ma il ragazzo non è fatto di quella pasta: per tutta l’estate la sua sveglia è suonata alle 4:52 del mattino e non con una canzone di Miley Cyrus, bensì con un discorso motivazionale di Eric Thomas tenuto al Jordan Brand Classic, che lo ha spronato a svegliarsi ogni giorno e ad andare al campo d’allenamento a lavorare incessantemente sul proprio gioco per divenire, ad ogni goccia di sudore versata sul parquet, un giocatore migliore. E’ lo stesso Hayes a sottolineare come il suo obiettivo nel basket e non solo sia il continuo progresso delle proprie capacità: “Voglio essere il migliore giocatore che mi è concesso di divenire. Il mio orgoglio risiede nel cercare di essere una persona ed un giocatore a tutto tondo: intelligente, generoso e in grado di fare le cose giuste” e si può ben dire che questa volontà sia rispecchiata dai fatti.

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(host.madison.com)

A livello pratico possiamo iniziare parlando di quello che è stato uno dei temi della off-season NCAA, ovvero il migliorato, anzi, il totalmente nuovo, tiro da tre costruito in estate dal nativo di Toledo che, dopo il gran totale di zero triple tentate durante il suo primo anno al college, si è infatti dedicato ad un allenamento “matto e disperatissimo” in questo fondamentale, tanto da rispondere ad un giornalista che gli chiedeva quanti tiri avesse tentato mediamente durante l’estate: “Tu quante volte hai sbattuto le palpebre in questi mesi? Ecco quello è all’incirca il numero di tiri da tre che ho tentato” dimostrando, oltre al proprio istrionismo, un’ etica lavorativa assolutamente invidiabile. I risultati non hanno tardato a farsi vedere: dopo lo 0 su 0 delle sue prime 38 partite Hayes è infatti passato all’attuale 5 su 14 di questo inizio di stagione, compreso il 2-2 nella partita contro Green Bay che ha portato il suo career high a 25 punti. Naturalmente (o quasi) i passi in avanti nel tiro dalla lunga distanza hanno portato ad un positivo sviluppo anche degli altri ambiti riguardanti l’antico fondamentale del tiro: il rivedibile 58% dalla linea della carità è divenuto un rispettabilissimo, ancora di più pensando alle medie nazionali, 70% e Nigel ha reso ancora più naturale e continuo anche il suo già ottimo jump shot dalla media distanza, sia fronte a canestro che lungo la linea di fondo, il tutto elevando la sua percentuale dal campo dal 50% dello scorso anno ad un eccellente 60%, il che ci dimostra come non stia forzando né tanto meno subendo in alcun modo questa maggiore estensione e varietà del proprio gioco offensivo. Proprio i 25 punti contro Green Bay sono perfettamente esplicativi del suo rinnovato repertorio realizzativo: otto i punti giunti in area piccola, sette quelli dai liberi, sei dalle due triple e quattro da jumper fuori dal pitturato. Un ruolo importante sta avendo anche il suo leggero ma fondamentale dimagrimento che gli ha donato maggiore esplosività, rapidità e anche pericolosità dal palleggio, dove ora i suoi cambi di direzione risultano meritevoli di rispetto da parte dei difensori avversari.

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(host.madison.com)

Non solo il tiro è stato ambito di duro lavoro per Hayes e, andando un attimo oltre alle statistiche più basilari, notiamo un’ evoluzione del suo gioco per certi versi (e per questo scorcio di stagione) ancora più impressionante di quella vissuta lo scorso anno dal suo compagno di squadra Frank Kaminsky, il quale travolse il panorama della Division I come uno Tsunami sulle spiagge di Riccione. Lungi dal voler sminuire la straordinaria stagione da junior di “Frank The Tank”, possiamo però notare come le statistiche riguardanti la true shooting percentage, la percentuale di rimbalzi catturati (da 10% a 14%) o il suo offensive rating siano migliorati in realtà non così esponenzialmente come sta avvenendo con Hayes in questo inizio di stagione: a livello di rimbalzi la percentuale di quelli catturati dal sophomore dei Badgers è passata, anche grazie alla sua maggiore esplosività, dal 10% al 17%, avvicinandosi a quello che viene considerato lo standard per i lunghi osservati in ottica NBA, ovvero il 20% (Embiid ad esempio ha tenuto il 21.7% durante il suo anno a Kansas); la tendenza a commettere troppi falli era un altro tallone d’Achille di Hayes che proiettato sui 40 minuti portava a casa la bellezza di sei falli, limitando così il suo impiego e dimostrando una tecnica e delle letture difensive rivedibili: presto detto, il lungo dei Badgers è passato ora a 0.6 falli per 40 minuti (o 1.2 ogni 100 possessi) e il tutto non divenendo un casellante pronto a far depositare agli avversari la palla al ferro come dei maggiordomi con le brioches di Maria Antonietta, bensì reinventandosi probabilmente come il miglior difensore dell’intera squadra.

Con progressi anche nel trattamento di palla, nell’utilizzo del piede perno e con l’aggiunta di un semi gancio al suo arsenale in pitturato, Hayes si è presentato ai nastri di partenza come un giocatore totalmente nuovo, con un salto di qualità dall’anno da freshman a quello da sophomore tutt’altro che scontato. Vicino ormai all’essere un’arma letale a livello collegiale e con il suo nome che, confermando i progressi nel corso degli anni, potrebbe entrare nell’orbita dell’universo NBA, Nigel Hayes è senza dubbio uno dei protagonisti assoluti di queste prime due settimane di NCAA e uno dei motivi principali per cui Wisconsin è una delle più valide candidate al titolo dimostrando, ancora una volta, che il duro lavoro paga dividendi.