Vander Blue, AP Photo

Vander Blue, AP Photo

Le Sweet 16 chiamavano Indiana e Miami, rispettivamente numero 1 e 2 del tabellone, a due test finalmente probanti contro due squadre solide e organizzate come Syracuse e Marquette. Se almeno una sorpresa era preventivabile, che cadessero entrambe le super favorite, secondo molti con una strada spianata verso le Final Four, era qualcosa di difficile previsione. E invece la March Madness si è riconfermata per l’ennesima volta, regalandoci due partite dal risultato inaspettato.

Iniziamo da Marquette-Miami, gara conclusasi con la vittoria delle Golden Eagles 71-61, risultato che non restituisce esattamente il dominio totale della squadra di coach Williams, totalmente padrona del match in tutte le sue fasi. Nella cornice formato NBA del Verizon Center di Washington Marquette ha iniziato da subito ad imporre il proprio ritmo, trovando conclusioni agevoli a pochi centimetri dal canestro oppure sfruttando lo stato di grazia in cui versa Vander Blue, che chiuderà a quota 14 punti ma che aiuterà i suoi a scavare un solco importante con un jumper dalla media distanza sulla sirena di un primo tempo che Miami chiude con soli 16 punti segnati, il loro minimo stagionale. Gli Hurricanes vivono e muoiono dall’arco dei tre punti, e l’1-8 con il quale iniziano la partita non è certo incoraggiante, così anche le cose più facili diventano semi impossibili e appaiono forzate; emblematico in questo senso è un triplo tentativo di Durand Scott nell’arco di cinque secondi, che prima viene stoppato e successivamente si stampa due volte sul serio. Larkin è il più ispirato, ma la differenza si sente soprattutto sotto le plance, dove Kadji e Gamble sembrano spaesati dall’assenza del leader emotivo Reggie Johnson, fuori per infortunio, e vengono totalmente spazzati via dalla dirompenza di Davante Gardner, Jamil Wilson (16+8) e Trent Lockett (8+11), i quali sembrano avere il doppio dell’atletismo e arrivano sulla maggioranza dei rimbalzi. Larranaga prova anche a buttare in campo due corpi dal grande impatto fisico come Akpejori e Jekiri, ma la loro povertà tecnica si fa sentire e l’esperimento durerà 12 minuti complessivi per 0 punti (0-2 al tiro) e soli 3 rimbalzi: un vero fallimento. Nel secondo tempo il vantaggio di Marquette si estenderà anche al +21 (51-30), ma un parziale di 7-0 per gli Hurricanes tenderà a ridimensionare i fatti di un match che non ha praticamente mai avuto storia. Coach Larranaga aveva portato il miracolo George Mason alla Final Four sette anni fa proprio in questo stesso palazzo a Washington, ma evidentemente il ritorno sul luogo di così tanti bei ricordi non ha portato fortuna e ha invece avvantaggiato Vander Blue e compagni, che tornano alle Elite 8 dopo il 2003, e potranno sfruttare una grande chance per tornare alla Final Four, assente a Milwaukee dai tempi di un certo Dwyane Wade.

TABELLINO

MARQUETTE 71 (Blue 14, Lockett 8, Cadougan 8, Otule 11, Anderson, J.Wilson 16, Gardner 14, D.Wilson, Taylor, Ferguson)

MIAMI 61 (Larkin 14, Scott 10, McKinney-Jones 9, Kadji 11, Gamble 6, Brown 5, Jekiri, Swoope 6, Akpejori,)

Michael Carter-Williams, AP Photo

Michael Carter-Williams, AP Photo

La stessa sfortunata sorte degli Hurricanes è toccata agli Hoosiers, cancellati dalla superba prova difensiva di Syracuse, che si è imposta 61-50 limitando i favoriti alla loro peggior prova offensiva della stagione, forse alla loro peggior gara stagionale in generale. Gli Orange non hanno solo messo in campo la loro famosa zona 2-3, ma hanno forzato 19 palle perse e hanno stoppato 10 tiri, dato che restituisce alla perfezione l’intensità e la forza di volontà dei ragazzi di coach Boeheim. L’ultima partita tra queste due squadre al Torneo NCAA aveva in palio il titolo nazionale del 1987, e la gara fu risolta dal tiro allo scadere dell’attuale coach dei Sacramento Kings Keith Smart, il quale passò alla storia trascinando in questi modo i suoi Hoosiers al trionfo finale. Ieri notte il coach si è preso parzialmente la sua rivincita, e dovrà ringraziare il suo playmaker Michael Carter-Williams, autore di 24 punti conditi da 6 rimbalzi e finalmente vero trascinatore dei suoi. Nonostante gli Hoosiers fossero ben consapevoli di ciò a cui stavano andando incontro con la difesa degli Orange e pensassero di poter avere la meglio col tiro da tre dei propri frombolieri sono entrati in campo sorpresi dalla maggiore intensità degli avversari, che li hanno assaliti su ogni possesso, forzandoli a tirare col 34 percento dal campo, a fronte del 48 percento dei ragazzi di coach Crean su base stagionale. Oladipo a parte (16 punti con 5-6) tutti gli uomini chiave, da Zeller (10 punti, 3-10), a Watford (13, 4-12) a Jordan Hulls (0, 0-5) hanno clamorosamente sparato a salve, lasciando dall’altra parte spazio alle scorribande offensive di Carter-Williams e compagni, che hanno trovato punti facili in contropiede e tirato meglio, coinvolgendo alla perfezione gli uomini giusti nei loro spazi preferiti.

TABELLINO

SYRACUSE 61 (Fair 11, Carter-Williams 24, Triche 14, Southerland 5, Christmas, Keita 3, Grant 4, Cooney, Hoffman)

INDIANA 50 (Zeller 10, Oladipo 16, Watford 13, Hulls, Ferrell, Sheehey 9, Abell 2, Hollowell, Perea, Creek, Elston)

Syracuse affronterà Marquette dunque nella finale di questo regional in una sfida tutta made in Big East prima di lasciare la Conference per trasferirsi in ACC il prossimo anno e vincere sarebbe il miglior modo per congedarsi e accogliere nuove sfide. L’ultima volta che gli Orange approdarono alle Final Four era il 2003 e a dominare in campo c’era Carmelo Anthony, dunque entrambe le squadre sono legate da fasti passati con un attuale fenomeno NBA. Nei roster attuali non sono presenti futuri campioni a livello professionistico, ma ci sono tanti ottimi interpreti di due sistemi molto ben organizzati e messi in campo da allenatori esperti e preparati. Dovrebbe essere una partita giocata a ritmi piuttosto blandi, visto che entrambe le squadre originano gran parte del loro attacco dalla difesa e giocano per recuperare palla e partire in contropiede: chi controllerà meglio il tempo dovrebbe riuscire a staccare un biglietto per Atlanta.