DINO MENEGHIN

Quanto ti dispiace lasciare?

Sicuramente sono stati quattro anni difficili, però anche costruttivi. Dispiace sicuramente un pochino, però è giunto il tempo, non lo dico adesso ma già ad aprile marzo che la mia presidenza sarebbe durata solo quattro anni, proprio perché mi aveva chiesto Gianni Petrucci di fare il Presidente. Io, per spirito di servizio, per amore verso la pallacanestro, ho accettato, però mi sono reso conto che forse è meglio che ritorni Petrucci (risata)”.

 

Come te ne vai? Il bilancio di questi 4 anni?

Come ho detto prima quattro anni difficilissimi, che sono coincisi purtroppo con la situazione economica difficilissima del paese e dell’Europa e quindi quando mancano i soldi, i fondi, diventa tutto molto complicato. Mi riferisco alle società che devono far quadrare i bilanci, di qualsiasi lega , capisco il problema dei giocatori che purtroppo non possono più pensare di vivere grazie alla pallacanestro. Abbiamo cercato di invogliare le società a spingere sui vivai, a costruirsi i campioni in casa in modo che fra qualche anno, perché è un lavoro che richiede tempo, le società non siano più invogliate a cercare giocatori stranieri ma si rivolgano al mercato italiano perché sa offrire buonissimi giocatori. Esempio evidente, Gallinari, Belinelli, Bargnani, che sono la punta di diamante del nostro movimento ma sotto c’è un fermento incredibile. Abbiamo visto l’ultima partita della Sperimentale a Biella dove i nostri ragazzi si sono messi in mostra , hanno fatto vedere che sono dei buoni talenti, che hanno fiducia. Quindi la speranza è che anche gli allenatori abbiano questo sentimento e che i presidenti abbiano la volontà di costruirsi i campioni in casa e questo forse, dico forse, può facilitare i loro bilanci”.

Tutto questo lavoro e sistema che avete creato, sono la cosa che ti ha dato più soddisfazione?

Sì, …però i tifosi sono sempre molto esigenti, la critica è molto severa ma nel campo sportivo ci vuole tempo per costruire qualcosa di solido e di positivo. Anche qui con Pianigiani, Dalmonte, Capobianco, Cuzzolin e tutto lo staff medico , abbiamo costruito un percorso positivo che ci ha portato quest’estate alla qualificazione, sul campo e dimostrando un grande gioco, per i campionati europei della Slovenia. Due anni fa siamo andati agli Europei in Lituania per un’ opera politica internazionale e quindi in modo meno faticoso, però quest’estate sia le ragazze che i ragazzi si sono qualificati. E la cosa che mi ha dato grande soddisfazione è che a livello internazionale, quando ci sono i Board Fiba e Fiba Europe, mi hanno fatto i complimenti, chiaramente da girare alla squadra, perché hanno visto una squadra lottare, che gioca bene ma soprattutto gioca col cuore, con la passione, dimostrando che la squadra c’è, che il gruppo esiste. E questo devo dire che mi ha soddisfatto moltissimo”.

Quando sei arrivato hai trovato dello scetticismo da ex giocatore, o no?

“Si…(ride)….beh sai io sono stato un uomo di campo per tanti anni e quindi non ho mai pensato all’enorme mole di lavoro che c’è dietro a una scrivania. E per di più essere Presidente, che vuol dire averei la responsabilità amministrativa, politica, penale, civile, di tutto il movimento. Più di 380.000 tesserati . Si parte dal minibasket, si va ai professionisti, maschile, femminile, dilettanti, professionisti. E ognuno ha ragione per il proprio settore, ognuno vuole avere ragione. Molti sicuramente hanno storto il naso magari hanno fatto finta di niente perché sono stato un giocatore. Però poi le critiche sono venute fuori, feroci, a volte anche ingiuste, però le ho sempre accettate perché la critica se è costruttiva può far bene a migliorare il proprio lavoro, quindi il mio e anche di tutto il Consiglio Federale. Il grande problema è che poi tutti pensano che io sia quello che decide tutto. Ma questa non è una federazione presidenziale. C’è un Consiglio Federale che è composto da vari componenti che poi ha la decisione finale. Si va a una votazione, qualsiasi decisione viene votata e quindi bocciata o approvata. La difficoltà molto spesso è di aver fatto il parafulmine, aver preso sberle a destra e a sinistra , però come ho detto prima le ho accettate, ne ho fatto tesoro e come mi hanno insegnato i grandi allenatori mi becco il mio cazziatone , ma continuo a lavorare con l’unico scopo di favorire la crescita del nostro movimento”.

Hai dovuto studiare tantissimo, immagino…

“Si abbastanza, però devo dire che c’è un Consiglio Federale dietro dove c’è gente preparatissima , c’è un Segretario Generale come Maurizio Bertea che è una macchina da guerra. E la grande esperienza del Vice Presidente Gaetano Laguardia, se non avessi avuto loro avrei detto subito a Petrucci dopo un mese…grazie, è stato un piacere e me ne sarei andato. Perché senza il loro enorme contributo io non avrei potuto ricoprire questo ruolo”.

Ti senti migliore dopo questi 4 anni? Cosa hai imparato?

“Tutto quello che c’è dietro il campo di gioco. Tu guardi una partita da tifoso sugli spalti oppure a casa tua in televisione e ti godi lo spettacolo che c’è sul campo, però non pensi a tutto il lavoro enorme che c’è dietro. A partire dalla società, il Presidente, il General Manager, chi deve pulire il campo e poi a salire, all’organizzazione provinciale, quella regionale, gli arbitri e poi quella della sede centrale. Quindi me ne vado con un bagaglio enorme dal punto di vista dell’esperienza. Ho conosciuto a fondo questi problemi e molto spesso quando sento certe persone che accusano me o la federazione dicendo che le cose non vanno etc etc, non sanno la fatica che si fa a mettere d’accordo 380.000 persone. Io sono a capo di un’azienda che ha 380.000 dipendenti fra virgolette. Per cui ognuno di loro ha le proprie aspettative, i propri obiettivi, però è molto difficile metterli d’accordo. Come diceva Charlie Recalcati la cosa migliore è forse quando tutti sono scontenti e allora forse quella è la cosa che hai indovinato (ride)”.

Credo che tanti si siano ricreduti nei tuoi confronti, dopo lo scetticismo iniziale.

Alcune volte sono stato preso da scoramento …..e gli attestati di stima che sono venuti proprio dagli addetti ai lavori, mi hanno dato la forza, la benzina necessaria per andare avanti. Qui è difficilissimo, però se alla prima difficoltà tutti si squagliano è finita. Si lavora, ci si rimbocca le maniche, si studiano i problemi e si cerca di trovare la soluzione migliore perché le cose possano andare avanti al meglio”.

Essere Dino Meneghin ti ha aiutato in alcuni momenti? Il tuo passato ti ha aiutato?

A livello internazionale sì, mi sono accorto che i rapporti sono improntati sulla stima personale. Magari anche loro pensano che in certe cose non sia ferrato, in altre sì. Quello che conta è che l’Italia, in questo momento è più considerata non grazie alla mia persona ma soprattutto per quello che stanno facendo le Nazionali giovanili femminile e maschili fino alle Nazionali maggiori. Mi sono accorto che negli ultimi quattro anni la considerazione nei nostri confronti è aumentata grazie ai risultatI. Tu puoi lavorare benissimo però se i risultati non vengono è il fallimento totale”.

Cosa farà la Nazionale agli Europei del 2013?

Andare a medaglia è l’obiettivo, non nascondiamocelo. Non si va a un Europeo per puntare, che ne so, al settimo posto, sarebbe ridicolo, soprattutto con la tradizione, la forza che abbiamo noi, una squadra molto giovane, che ha già comunque grande esperienza e buonissimi allenatori . Io penso che abbiamo tutte le possibilità di andare a giocarci una medaglia. Certo, bisogna vedere anche le altre come ci arriveranno: la Spagna con i fratelli Gasol, Navarro, o senza? La Francia avrà Parker e Turiaf? Noi senza avere paura di nessuno andiamo lì con la consapevolezza di essere una squadra buona, che gioca un buon basket e che ha anche l’esperienza necessaria per dire la propria, per andare a medaglia, perché no”.

Il tuo ruolo dopo

Prima delle elezioni del 12 gennaio devo parlare col Presidente Petrucci per capire quali sono i suoi progetti, per capire se pensa che io possa essere utile a questa Federazione e con che ruolo. sicuramente non sul campo. Penso che magari un ruolo internazionale potrebbe essere la cosa giusta perché sono conosciuto e grazie alle Nazionali, in questi quattro anni abbiamo un po’ più di credibilità, c’è un movimento da crescere, penso che questo mi potrebbe piacere. Sta sempre però a Petrucci.